08 Settembre 2024 - 02:44

La sinergia retail-online è fondamentale per il presidio territoriale della legalità

L’incontro con Riccardo Sozzi – AD di Romagna Giochi – è l’occasione per esaminare la situazione del mercato italiano a tutto tondo in un momento in cui, sul fronte retail,

06 Giugno 2024

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L’incontro con Riccardo Sozzi – AD di Romagna Giochi – è l’occasione per esaminare la situazione del mercato italiano a tutto tondo in un momento in cui, sul fronte retail, l’incertezza continua a essere sovrana, mentre su quello online il decreto di ‘riordino’ è cosa fatta, ma con tante perplessità da parte degli addetti ai lavori.

“Effettivamente – afferma Sozzi nell’intervista pubblicata su PressGiochi MAG – il famoso riordino globale del settore sembra essere già un’occasione persa. Purtroppo, nonostante l’impegno dell’industria e delle associazioni, nella politica si riscontrano sempre una base di pregiudizio e l’incapacità di comprendere la nostra realtà fino in fondo, e questo porta a soluzioni fuori dalla logica. Adesso, non possiamo fare altro che guardare il presente e attrezzarci. Il decreto sull’online non riordina un bel niente ed anzi costringe sia i piccoli che i grandi operatori a rivedere le proprie strategie. Ho sentito che qualcuno lo ha addirittura applaudito, evidentemente avrà le sue convinzioni… Ma è innegabile che esso sia tagliato su alcuni operatori di grandi dimensioni, e che dia vantaggi di posizione a quelli esistenti, tanto che abbiamo sentito lamentele da parte di aziende estere perché le condizioni di accesso sono eccessivamente onerose e anche poco chiare”.

Come azienda vi sentite tagliati fuori?

“Tagliati fuori mai di principio, perché il Gruppo da sempre crede e investe nel gioco legale e cerca di sfruttare ogni opportunità. Ma è chiaro che le condizioni di accesso comportano una revisione totale sul piano strutturale, in quanto i 7 milioni di canone di accesso, il 3% di canone annuale e tutti gli altri vincoli che sono ancora da sviscerare costituiscono barriere di accesso pesantissime. Noi affronteremo questa sfida, stiamo valutando come. Molti piccoli e medi operatori stanno pensando a forme di aggregazione, così come i grandi gruppi stanno pensando di portarli a bordo e coniugare le loro competenze e il loro know how. Non dimentichiamo, infatti, che sono stati proprio i piccoli e i medi ad aver creato la rete del mercato online attraverso i PVR”.

Almeno su questo il decreto cerca di fare chiarezza, considerando che quello dei PVR è sempre stato visto come un mercato grigio.

“Il modello PVR ha destato grande attenzione da parte dei big, che ora sono molto interessati ad entrare in questo segmento. Il grande rischio è che le severe restrizioni imposte ai PVR diano luogo alla fuga degli utenti verso offerta illegale, sia perché possono non accettare certi vincoli, sia perché non capiscono quale sia offerta l’offerta legale e quella illegale. La comunicazione è fondamentale; ci vuole una pubblicità corretta, moderata nei temi e nei contenuti, ma che comunque aiuti il giocatore a fare la scelta giusta”.

Si può dunque dire che il PVR, nella sua forma corretta, è il punto di contatto ideale fra mercato retail e online?

“Senza alcun dubbio. Come dicevo, i grandi player ora puntano sui PVR, uscendo dai canali tradizionali, agenzie e sale per entrare sul fronte generalista. Al tempo stesso, si assiste ad investimenti in tecnologia per avvicinare il giocatore retail all’online, che è anche un modo per non perderlo, visto quanto è vasta l’offerta. A mio avviso, consentire l’online in ambienti di gioco fisico permetterebbe all’operatore di fidelizzare il cliente, perché poi comunque il giocatore di sala prima o poi andrà ad intercettarlo il gaming in rete. C’è un’evoluzione sociale, accelerata fortemente dalla pandemia, che ha dato modo al mercato online di esplodere per poi riassestarsi, grazie alla riapertura del gioco fisico. Questo significa che le due offerte possono coesistere, ed anche sovrapporsi a livello di clienti”.

In questo però la normativa non vi aiuta…

“La normativa non ci aiuta soprattutto per quanto riguarda la questione territoriale. Le regolamentazioni regionali e comunali continuano a minare il retail, rendendo sempre più difficile l’apertura di punti gioco lecito e provocando frequenti chiusure di sale. E questo è grave. Come ho detto all’inizio, il decreto online ha alzato l’asticella in tutti i sensi. Ora l’intento del legislatore è di concentrare l’offerta in macrooperatori: da una parte impedisce l’ingresso dall’estero, dall’altro penalizza chi ha contribuito a creare questo mercato, facendolo crescere anche sul piano tecnologico”.

Ancor di più preoccupa il fatto che non si vede ancora luce nel dibattito fra Stato e Regioni sulla distribuzione dei luoghi fisici di gioco.

“Le discussioni che sentiamo fare in ambito politico sono preoccupanti. Ad esempio, si sente dire che va bene ridurre le distanze, ma allo stesso tempo bisognerebbe aumentare i punti sensibili. Il tutto, senza una base scientifica e senza dati chiari le cui fonti siano accertate. Un esempio tipico è quello dell’Emilia Romagna, che ha cantato vittoria per aver ottenuto una riduzione dei giocatori, sebbene ciò che effettivamente è stato ridotto è soltanto la raccolta degli apparecchi, mentre è aumentato l’accesso dei giocatori ai servizi sanitari di supporto. In sostanza, questi provvedimenti hanno fatto solo danni; solo tanta propaganda, che ha fatto chiudere aziende e ha fatto perdere posti di lavoro. Le Awp sono il prodotto meno aggressivo ma al tempo stesso il più penalizzato, mentre su tutto il resto si chiude gli occhi. Come del resto è assurdo imporre ai PVR il limite di ricarica a 100 euro a settimana, nel momento in cui tutti i flussi sono tracciati. Manca un criterio, manca una coerenza quando si predispongono le norme: da un lato si pretende giustamente sempre più specializzazione e professionalità da parte delle aziende, e dall’altro le si penalizza con provvedimenti senza senso”.

A questo punto, la morsa attorno al retail sembra stringersi sempre di più.

“Ci sono sperequazioni normative e fiscali che penalizzano fortemente il retail. Ma eliminare progressivamente il gioco fisico pensando che la raccolta online possa sopperire le minori entrate erariali è pura utopia, a meno di non aumentare in maniera esponenziale le aliquote. Però abbiamo visto quali problemi sono sorti nel retail, quando hanno diminuito la percentuale di vincita sugli apparecchi e introdotto la tassa della fortuna: l’appeal è diminuito e tanti giocatori hanno cercato altri canali, compresi quelli illegali”.

Di certo, chi come voi ha intessi sui due comparti, è più penalizzato rispetto a chi si occupa solo di online.

“Qui più che la distinzione fra online e retail contano le quote di mercato, il portafoglio giocatori, la raccolta prodotta, il GGR. Ci sono grandi brand di online puro che sono più forti all’estero ma in Italia non sono riusciti a penetrare come avrebbero voluto. Quindi anche per questi operatori non sarà semplice; il decreto a mio avviso tende a favorire chi già oggi è fortemente consolidato”.

Nel contesto attuale la strategia omnichannel può essere un’ancora di salvezza per il settore retail?

“Sicuramente. Il poter operare su più canali garantisce maggiore stabilità e capacità di intercettare la clientela, che è soggetta a un continuo cambiamento di gusti e aspirazioni, e che vede soprattutto nei giovani la ricerca continua di novità stimolanti. Abbiamo visto quanta e quale influenza eserciti su di loro gli ambienti social; perciò come aziende abbiamo il dovere di essere presenti e attivi su questi canali, sempre in maniera cosciente, corretta e responsabile. D’altro canto, come aziende non dobbiamo forzare una soluzione rispetto a un’altra, bensì accompagnare il giocatore nella propria scelta di gioco e cercare di tenerlo con noi anche qualora dovesse cambiare attitudini. Le rendite di posizione non esistono più; la concorrenza fra gli operatori è fortissima e, nel rispetto della libertà del consumatore, da parte nostra la tendenza non può essere che quella di offrirgli il miglior prodotto e i migliori servizi.

Oltre a questo, ribadisco che nell’attuale scenario anche l’operatore online ha bisogno di un presidio territoriale. Tra l’altro, si tratta di un presidio di legalità imprescindibile per creare un solco netto e visibile con l’offerta illegale. Proprio per questo chi ci governa dovrebbe fare attenzione a non demonizzare la rete generalista e ad evitare che le norme diventino oppressive nei riguardi degli utenti, spingendoli a cercare alternative nell’illegale”.

 

PressGiochi MAG