06 Gennaio 2025 - 11:38

La schedina che rilanciò lo sport in Italia: il calcio fece 13

Fu la schedina inventata da un giornalista a rilanciare lo sport in Italia: il calcio fece 13 Il Totocalcio lo inventò Massimo Della Pergola. Si chiamò in origine Sisal, Sport

30 Marzo 2020

Fu la schedina inventata da un giornalista a rilanciare lo sport in Italia: il calcio fece 13

Il Totocalcio lo inventò Massimo Della Pergola. Si chiamò in origine Sisal, Sport Italia Società a Responsabilità Limitata.

 

In questo interessante approfondimento pubblicato sul  Corriere dello Sport a firma Italo Cucci, si ripercorre la nascita di un pezzo di gioco italiano, un pezzo della nostra storia nazionale, di quando fare 13 era diventato il sogno di tutti.

 

Me lo presentò Aldo Bardelli: “Massimo Della Pergola, l’inventore del Totocalcio! E’ il nostro speciale inviato del Nord…”.

Eravamo nel piccolo ufficio del capo, a Stadio, e mi partì la domanda impertinente: “Fa ancora il giornalista per passione?”.

Lui s’illuminò, divertito, e con un sorriso pieno di comprensione per il giovane non molto educato rispose, avendo capito il perché della domanda: “Lavoro per vivere, come voi. Il Totocalcio l’ho inventato ma non ho vinto milioni, io: appena si sono accorti che era un tesoro me l’hanno rubato”.

Non s’incupì: aveva passato anni avventurosi, fin dal 38, quando le leggi razziali lo avevano colpito e costretto a lasciare la Gazzetta, cancellandolo dall’albo dei giornalisti. Era ebreo, Massimo, nato a Trieste, ma la sua origine, simbolo di italianità assoluta, era stata ignorata dai fascisti.

“Vita dura, caro amico, e per fortuna trovai a Roma una famiglia che mi ospitò di nascosto, fino a quando arrivarono i nazisti”.

Bardelli s’era allontanato a fumare l’ennesima sigaretta, continuammo a chiacchierare, gli dissi, per essergli più vicino, che anche noi avevamo nascosto in casa un ebreo, fino al ’43… Lui prosegui: “Riuscii a scappare in Svizzera, non una soluzione di lusso, perché finii in un campo profughi, ma almeno ero un uomo  libero…”.

“E il totocalcio?”

“Lo inventammo lì da fantasiosi… prigionieri. Si chiamò in origine Sisal, Sport Italia Società a Responsabilità Limitata, l’acronimo fu fortunato, fortunatissima la schedina che avevamo inventato io e due colleghi; nel 1946 a guerra appena finita, con tanti pensieri in testa, gli italiani dicevano Sisal per dire speranza, un sogno, soldi soldi… Ma tu giochi?”.

Giocavo, qualche volta, ma preferivo – sciagurato – la cocincina, il peggior gioco possibile, il primo in classifica nella tabella dei giochi proibiti esposta nelle osterie e nei caffè bar. “Non gioco, è diventata la mania di mia mamma, costruisce la schedina durante tutta la settimana, a modo suo, fino al sabato sera.

Nonostante si giochi pronosticando le partite del campionato non mi ha mai chiesto un parere, in fondo dovrei essere un esperto”.

“Ha capito cos’è il gioco: fortuna. Sai che si giocano i sistemi, ma i primi milionari sono nati con la schedina semplice, si faceva 12, poi il Monopolio ebbe comunque una bella idea aggiungendo un pronostico e dandogli il classico numero portafortuna della cabala: fare 13 era diventato il sogno di tutti”.

Quell’Italia, fra il ‘46 e il ’48, era da ricostruire fisicamente, i segni della guerra più o meno vistosi erano dappertutto, ma lo spirito degli italiani era più alto delle rovine e quel giochino aggiunse un sorriso al fine settimana che nel frattempo aveva ritrovato il campionato di serie A che accendeva sfide abbandonate per lungo tempo ma attese e rivissute come se non fosse successo nulla. Prima schedina, costo 30 lire, 5 maggio 1946.

Prima partita delle 12 da indovinare, guarda un po’, Inter-Juventus. Primo vincitore, tal Blasetti, intascò circa mezzo milione. I supermilionari vennero dopo, se ne giovò pubblicamente il gioco, non i vincitori che furono sfigatissimi e finirono spesso malamente.

Della Pergola ribadiva il concetto: la Sisal, il Totocalcio non valevano nell’Italietta in ricostruzione per le vincite eccezionali, allora davano soprattutto una mano alle famiglie per affrontare i costi della rinascita. Per lo sport, poi, manna dal cielo. Della Pergola – il popolare m.d.p. di Stadio che raccontava le partite di Bergamo, Como, Cremona, Brescia, Milan – Inter no, appartenevano a Danilo Mazzuccato e Mario Forte – era un uomo di sport e la schedina l’aveva concepita soprattutto per finanziare la rinascita del Coni, delle Federazioni, e quando gli italiani cominciarono a giocare al Toto18 milioni di colonne, si capì il valore di quella scommessa. Lo stato famelico se ne appropriò.

Felice, quell’incontro con mdp, uomo piacevole, elegante, educato al quale era impossibile chiedere polemiche o stroncature, ricavando il vantaggio di trovare tramite lui tanti personaggi disponibili a parlare con il giornale.

Poco tempo dopo quel primo incontro mi piacque dargli una notizia particolare: all’esame per diventare giornalista professionista un componente la commissione, il grande Antonio Ghirelli, mi aveva chiesto: “Chi finanzia lo Sport in Italia?

Il Coni – risposi sicuro.

No, il Totocalcio… bravo lo stesso…

PS: Scusate, quella partita della prima schedina Inter-Juventus, finì 1-0, gol di Penzo. L’Inter era allenata da Carcano, il mister dei cinque scudetti bianco-neri consecutivi. Un’abitudine?

 

PressGiochi

Fonte immagine: MILANO, 20 SETTEMBRE 1973, L'INVENTORE DELLA SISAL MASSIMO DELLA PERGOLA IN RICEVITORIA PUBLIFOTO/OLYCOM