Se volessimo buttarla sull’ironia, dopo l’ennesimo schiaffone agli imprenditori del settore del gioco (definiti “strozzini di stato”), all’ineffabile signora Beccalossi Viviana in Mariani potremmo suggerire due strade: cambiare mestiere o
Se volessimo buttarla sull’ironia, dopo l’ennesimo schiaffone agli imprenditori del settore del gioco (definiti “strozzini di stato”), all’ineffabile signora Beccalossi Viviana in Mariani potremmo suggerire due strade: cambiare mestiere o comprarsi un vocabolario. Quella più classica del “darsi all’ippica” no…per carità! Dopo la figuraccia che fece in una audizione alla Camera (29/2/2012) – quando se la prese con l’Unire che era stata abolita diversi mesi prima, trovando anche il modo di buttarci dentro un grido antislot – è meglio lasciar stare.
Del resto, poiché la prima strada (cambiare mestiere) è destinata – purtroppo – a rimanere pura utopia, altro non resta che sperare che l’assessore lombardo alla Sanità decida di rinfrescare il suo italiano, che certamente non è da Accademia della Crusca, considerando la sua formazione scolastica da liceo linguistico l’ha portata a prediligere altri idiomi.
Ebbene, giocando d’anticipo, Le ricordiamo come lo strozzino è definito dalla Treccani.
strozzino s. m. (f. -a) [der. di strozzare]. – 1. Chi presta denaro a interesse eccessivo approfittando dello stato di necessità in cui si trova chi lo chiede: uno s. senza scrupoli; cadere in mano degli s. (è sinon, più pop., espressivo e spreg., di usuraio); donnaiolo, giocatore, farabulone, strozzino anche; del resto, non cattiv’uomo (Pratesi). 2. Per estens., chi esige prezzi e compensi eccessivi, esosi: è uno s., quel commerciante.
Ora, la stretta analisi lessicale non permette di creare alcun parallelismo fra strozzini e gestori di slot, in quanto questi ultimi non prestano denaro (ne hanno già poco di loro..) e non sfruttano alcuno stato di necessità, perché chi gioca non ha certo l’illusione di trasformare la slot in un bancomat. Addirittura, come avete letto, è la parola giocatore a diventare sinonimo di strozzino, alla pari dei donnaioli. Insomma, la morale è che la signora Beccalossi Viviana in Mariani ha preso una toppa di proporzioni micidiali.
Ma chi è questa donna rampante nel firmamento della politica lumbarda? Percorrendo il suo curriculum politico (che vi risparmiamo) sembra essere il classico esempio di quella destra oltranzista post MSI che, per fare carriera, si è messa sottobraccio a Berlusconi e alla fine ha trovato modo di dar sfogo alla propria vocazione autarchica finendo sotto l’ala di Maroni.
Bresciana “convinta e militante”, la Beccalossi non ha mai espressamente sposato il federalismo separatista, ma di certo vorrebbe che la Lombardia potesse gestirsi in piena autonomia, perché produce, perché è un passo avanti a tutti, perché regala tanti soldi ai parassiti del Sud, perché non vuole tra i piedi gente che possa intaccare la purezza dell’etnia locale.
La Beccalossi è un prodotto delle fobie (e non diciamo altro) lombarde, non un mostro creato in laboratorio!
Ricordiamo, ad esempio, la scheda di presentazione che fece di lei “La Gabbia” (e da lei, ovviamente, approvata).
Lei, che si sente “metà italiana e metà tedesca” (e perché mai?); lei che non parla ai cavalli (“Il settore ippico è strategico? E’ un insulto all’intelligenza!”); lei che difende a spada tratta le leggi regionali benché impugnate dal governo (la Legge 2/2015, in materia di nuova realizzazione dei luoghi di culto, che in pratica dà ai sindaci il modo di “contingentare” e soprattutto “emarginare” le chiese un po’ come si fa con le sale da gioco), è assurta recentemente agli onori della cronaca per una serie di strafalcioni da far impallidire i bambini dell’asilo.
Ci fermiamo qua, perché davvero la misura è colma. Non che qui si voglia fare i buonisti e i perbenisti a tutti i costi. Magari certe frasi le abbiamo dette anche noi, al bar, in piazza o all’osteria, presi da un momento d’ira. Ma noi non siamo rappresentanti politici, ergo, del popolo, e una parola di troppo, ahinoi, può sempre scapparci. Quel che non si deve, per l’appunto, a chi si è assunto una responsabilità di governo, a qualsiasi livello sia.
Insomma, ci vien da chiudere con la famosa citazione di Ettore Petrolini, chenel corso di uno spettacolo urlò a uno spettatore che continuava a disturbarlo dal loggione: “Non ce l’ho con te, che sei un c…, ma con quello che ti sta accanto, perché non ti butta giù”.
Marco Cerigioni – PressGiochi
Beccalossi (Lombardia): “Imprenditori che offrono giochi, strozzini di Stato”