Occorre fare chiarezza sulla gestione dei dati forniti dalla società GEDI legata al Gruppo Espresso e consultabili sul portale “L’Italia delle slot” che hanno generato in questi giorni un massiccio
Occorre fare chiarezza sulla gestione dei dati forniti dalla società GEDI legata al Gruppo Espresso e consultabili sul portale “L’Italia delle slot” che hanno generato in questi giorni un massiccio battage mediatico, poiché gli stessi, a causa di un fondamentale equivoco, portano a conclusioni del tutto errate e quindi ad un’onda emozionale non adeguata alla realtà dei fatti. Fornire agli utenti il dato unico delle giocate senza considerare il corretto bilanciamento delle vincite può fare la differenza nel rapporto online del Gruppo GEDI sui soldi che gli italiani spendono nel gioco tra Video Lottery e Awp (comunemente dette Slot Machine). Un dato – come sottolinea l’associazione nazionale Sapar delegazione Puglia – del tutto fuorviante, che tende unicamente a demonizzare un settore che annovera migliaia di lavoratori onesti. Per legge, ricorda la Sapar, le vincite sono per le Videolottery intorno all’88% e per le Awp garantite almeno al 70% rispetto alle giocate. Non è difficile dunque desumere che la somma pro-capite realmentespesa dal singolo utente è la differenza tra il giocato e le vincite. I dati pubblicati dalla piattaforma GEDI invece non sono oggettivi perché tengono conto solo del giocato e non delle vincite, e quindi frutto di una manipolazione poiché riportati a senso unico con l’esclusivo scopo di sollevare inutili polveroni.
Al di là di quanto pubblicato da alcuni quotidiani, secondo i dati forniti dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, la reale spesa in Puglia nell’anno 2016 per tutti i giochi terrestri, e quindi non solo Videolottery ed Awp, ma anche Lotto, Superenalotto, Gratta e Vinci e Scommesse, è pari ad € 1.089.000.000 (valore dato dalla differenza tra il totale giocato di € 4.398.000.000 ed il totale vinto di € 3.309.000.000). Dividendo tale importo per la popolazione pugliese e per i giorni dell’anno, si ottiene una spesa pro-capite giornaliera di 73 centesimi di euro.
Quali possono essere le ragioni che inducono a una scorretta informazione? A chi serve identificare il gioco legale come ludopatia? Perché snocciolare statistiche su utenti di Videolottery e Awp in cura ai SERT? Utenti che rappresentano, tra l’altro, una percentuale risibile di altre patologie da dipendenza. Cresce il sospetto che qualcuno voglia accaparrarsi i fondi destinati dal Ministero della Salute per il contrasto al gioco patologico. Al contempo limitare l’offerta di gioco legale si traduce inevitabilmente nel proliferare di apparecchi illegali! Temiamo purtroppo che l’ombra delle mafie voglia allungarsi sul gioco legale.
PressGiochi