L’obiettivo che si attende dalla XIX Legislatura partendo dai lavori svolti dalla Commissione di inchiesta sui giochi
‘Dalla commissione di inchiesta sul gioco ai provvedimenti locali: quali prospettive per il settore del gioco pubblico nella XIX Legislatura’.
Questo il titolo del talk tenuto questo pomeriggio a Roma promosso da IGT Lottery S.p.A. in collaborazione con RETI per creare un momento di approfondimento e confronto con diversi attori del settore. Focus dell’incontro non poteva non essere quella relazione finale del lavoro svolto dalla Commissione di inchiesta giochi del Senato che è stata presentata ufficialmente in pompa magna ieri mattina a Palazzo Giustiniani. Presenti presso gli uffici di RETI diversi attori istituzionali e del settore dei giochi, a partecipare al talk in neo onorevole di FDI Andrea De Bertoldi, l’on. Ettore Rosato di IV, il direttore di ADM Marcello Minenna, il presidente di STS FIT Giorgio Pastorino e l’on. Ubaldo Pagano del PD.
“Il settore del gioco – ha esordito il direttore dell’Agenzia dei Monopoli – è stato oggetto di numerosi interventi negli anni ma si tratta di interventi che sono stati frammentati. Trattandosi di un settore molto importante da un punto di vista finanziario è oggetto di numerose regolazioni stratificate nel tempo. Va ricordato che il settore muove 150 mld di euro nell’ambito dei settori regolati. Difficile fare una stima puntuale di quella che è l’illegalità, ma il nostro Servizio Studi rileva che l’illegalità introita indicativamente le stesse cifre di quanto introita lo Stato, in relazione ai vari periodi storici. Quando parliamo di illegalità, siamo certi che quel settore illegale supporta attività criminali tra le più variegate.
Nel primo intervento che ho cercato di fare, una volta diventato direttore dell’Agenzia, è stato chiarire a livello di opinione pubblica la necessità di distinguere tra il contrasto all’illegalità nel gioco con la regolazione del gioco pubblico. Dovremo decidere in maniera laica che si tratta di un settore produttivo e come ogni altro va garantito e disciplinato per permettere il suo inserimento nella catena di valori del Paese. Non è stato facile fare questo.
Durante il lockdown ci siamo chiesti come poter aumentare la consapevolezza del gioco legale tra i giocatori, di fronte a casi di sale illegali ma legalmente vestite. Abbiamo allora lavorato sull’informativa, creando un’app che dicesse a chi giocava se lo stava facendo in un luogo legale o non. Uno strumento che aiutasse i giocatori ad individuare apparecchi illegali e a segnalarli. E’ stato suggestivo che la reazione di una parte dell’opinione pubblica sia stata quella di una critica aspra a questo strumento e direttamente a me. Non si è compreso che quella era la mossa giusta di un’autorità moderna al passo con i tempi che voleva prevenire un problema. Approfondendo la questione, abbiamo successivamente capito che quelle sollecitazioni non provenivano dalla parte sana della società civile”.
Intervenendo sull’aiuto che l’Agenzia potrebbe fornire nella regolamentazione del settore, Minenna ha detto: “Dal punto di vista regolatorio della vigilanza l’assetto normativo è ben impostato. L’autorità ha buoni strumenti per intervenire sul fronte della vigilanza, pensiamo all’esistenza del Copregi che ci permette di coordinare le forze di polizia sul territorio. Quello che manca è l’elemento ‘regulation’. L’agenzia sulla parte della vigilanza è un’autorità, nella parte della regolazione è un’agenzia: quindi i miei provvedimenti dal punto di vista regolatorio sono pochi. Questo allontana la regolazione dall’evoluzione. Sono mesi che l’agenzia propone di intervenire su metaverso, sale lan, mancato pagamento del preu: settori che evolvono velocemente e sui quali si potrebbe intervenire se l’agenzia potesse agire come un’authority. Dare quindi all’agenzia un assetto da authority. Sono stati fatti vari tentativi ma spero che questa sia una strada da intraprendere per il futuro” ha concluso il direttore.
“Nella prossima legislatura – ha chiarito l’on. Andrea De Bertoldi – dovremmo impegnarci a superare il pregiudizio. In tutti i partiti c’è ancora pregiudizio nei confronti del gioco. Il gioco se proporzionato alle proprie capacità può far anche bene, ma non tutti anche nei partiti la pensano così. Si dovrebbe comprendere che il gioco è come il vino, uno strumento per la socialità.
Tra i passaggi che dovremo fare, quello del superamento delle differenze normative regionali. Prevedere che la normativa abbia una base comune e superi quelle differenze deve rappresentare una base del lavoro da fare, porre rimedio al tema della legislazione concorrente. Il pregiudizio inoltre va affrontato coinvolgendo nell’etica alla lotta della ludopatia gli operatori del gioco. Se gli operatori riuscissero a mostrare che sono coloro che hanno a cuore la cura delle ludopatie faremmo un gran servizio al bene comune. Il primo che deve fermare il ludopatico deve essere l’operatore del gioco. Quando regoleremo il gioco, poi, dovremo capire quale tipo di gioco favorire: se spingere sull’azzardo o sull’intrattenimento. Il tema non è ridurre i punti gioco. Limitare le attività non contrasta la ludopatia visto che il ludopatico preferisce giocare lontano dai luoghi che frequenta.
Per quanto riguarda poi i bandi per le nuove concessioni, dovremo garantire ai player esistenti un punto di incontro, tutelare quelli che ci sono in Italia ed evitare che il paese venga invaso dalle aziende estere: tuteliamo le imprese nazionali che già operano in Italia. Il riordino della normativa è sicuramente nella volontà di tutti”.
Secondo l’on. Ettore Rosato “Il tema non è il pregiudizio della popolazione ma il pregiudizio dello Stato. Ricordo che durante il lockdown – ha affermato – c’era timore a proporre la riapertura delle sale per il riscontro dell’opinione pubblica. Ma ricordiamo anche che più le sale stavano chiuse più l’illegalità si espandeva. Dobbiamo considerare la filiera industriale esistente che produce innovazione, competenza, know-how che deve essere tutelata.
Ricordo le difficoltà dei lavoratori che avevano le sale giochi e le sale bingo chiuse. La cosa da superare è proprio il pregiudizio morale che ha lo Stato che deve saper discernere ed intervenire. La certezza normativa deve arrivare attraverso un testo unico. Serve un tavolo molto trasparente guidato dall’agenzia. Pensare di ridurre l’offerta e concentrare l’offerta soprattutto nei grandi centri avrà come effetto quello di tagliare le gambe a tante piccole e medie imprese che vivono su questo mercato. C’è la consapevolezza che questo è un tema di nicchia che rischia di essere trattato marginalmente. Purtroppo ci si ricorda dei giochi solo quando servono risorse. Coinvolgere le aziende nella lotta alle patologie è una buona proposta visto che già in alcuni paesi esistono dei codici di autoregolamentazione. Si tratterebbe di attività ‘educative’ da sostenere e implementare” ha concluso Rosato.
“Il primo punto – secondo Ubaldo Pagano – è quello di uscire dall’ipocrisia e cercare di capire come affrontare il problema della ludopatia, formare veramente gli operatori che devono occuparsi di gioco patologico nelle asl e nei Serd e che oggi non ci sono, pensiamo anche al coinvolgimento degli operatori del gioco legale che potrebbero dare un contributo in coordinamento con le Asl. Ho perplessità sul fatto che possa nascere una authority sul gioco visto che in Italia abbiamo già diversi ‘carrozzoni’. Forse è meglio rafforzare i poteri dell’agenzia per ottenere meglio il risultato perseguito. Quanto a favorire le aziende autoctone, credo non ci sia un intervento concretamente possibile. Stiamo parlando di gioco quando in realtà c’è l’online che non ha barriere né divieti. Non esistono filtri. E’ chiaro che un sistema Paese che voglia uscire dall’ipocrisia di Stato si debba capire come occuparsi di tutta quella galassia di attività da cui afferiscono al fisco fondi importanti che in alcuni casi sono insopprimibili”.
Per i tabaccai è intervenuto Giorgio Pastorino che ha ricordato la necessità di chiedere al Legislatore di fare presto. “Veniamo da due anni di pandemia che hanno particolarmente pesato sulle aziende. Su questo si inserisce il tema di non avere una regolamenta strutturata sul territorio. Abbiamo partecipato alle battaglie contro i distanziometri, ma si è trattato comunque di provvedimenti temporanei che possano cambiare e che aggiungendosi alla crisi generale non permettono alle nostre attività di avere rassicurazioni. Questo settore è veramente complesso, è un settore in continua evoluzione e chi regola deve avere davvero una visione globale. Andiamo a discutere con un sindaco sui limiti orari quando poi i giocatori vanno online. Discutiamo di scommesse illegali e match fixing che avvengono in altri continenti mentre poi nelle città ci troviamo a parlare di distanziometri. Serve una unità di intenti altrimenti non potremo superare questa ipocrisia”.
Ad esprimere il proprio punto di vista all’evento anche il presidente di Sistema Gioco Italia Gennaro Parlati: “Non avere norme certe probabilmente ci pesa molto di più della crisi che stiamo affrontando. Finalmente abbiamo sdoganato il principio che il settore è il primo baluardo contro l’illegalità. Oggi il tema è gioco legale contro gioco illegale. Siamo pronti ad affrontare questi problemi ma solo avendo la certezza del futuro che ci aspetta potremo superare la crisi di questi mesi. Credo tuttavia che la riforma non possa essere scritta senza una seria e completa interlocuzione con chi opera nel mercato, con gli operatori del settore. Abbiamo tanto lavoro da fare e chiedo che si lavori insieme per ridurre il pregiudizio che aleggia sul mondo dei giochi”.
PressGiochi
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