27 Dicembre 2024 - 10:05

Indagine ISS sul gioco d’azzardo patologico: colpiti soprattutto uomini tra i 41 e i 50 anni

A giocare d’azzardo (a livello patologico) sono soprattutto i maschi tra 41 e 50 anni (4:1 rispetto alle donne). Ma andando vanti con l’età il rapporto tra i sessi cambia

28 Aprile 2017

A giocare d’azzardo (a livello patologico) sono soprattutto i maschi tra 41 e 50 anni (4:1 rispetto alle donne). Ma andando vanti con l’età il rapporto tra i sessi cambia e nella fascia 61-70 anni diventa addirittura 1,8:1.

Il dato emerge da un’indagine on line sul gioco d’azzardo condotta dall’Istituto superiore di Sanità con l’invio di specifiche schede a cui hanno risposto 343 (56,0%) centri del Ssn, mentre dei 769 centri del privato sociale hanno risposto solo 137 (17,2%).
Tra chi ha risposto, 184 SerT/SerD – la maggior parte al Nord (81) seguito dal Sud e Isole (59) e dal Centro (44) – e 95 strutture del privato sociale (con una distribuzione assolutamente disomogenea tanto da essere del tutto assenti in alcune Regioni) hanno dichiarato di prevedere attività cliniche specifiche per il gioco di azzardo.

Tutti i 184 Ser.T/Ser.D che hanno risposto all’indagine hanno dichiarato di aver implementato delle attività più o meno strutturate a contrasto del “disturbo da gioco d’azzardo (DGA). In particolare, 113 (61.4%) servizi hanno dichiarato di prevedere delle attività dedicate, 58 (31.5)% che prevedono un servizio specifico e 14 (7,6%) che è stato avviato un servizio dedicato attivato secondo specifici LEA regionali. La quasi totalità dei Servizi (92.0%) ha anche dichiarato che il personale è stato appositamente formato per operare nell’ambito del disturbo da gioco d’azzardo.

 

 

Delle 95 strutture del privato sociali rispondenti, 72 (75,8%) prevedono delle attività più o meno strutturate a contrasto del disturbo da gioco d’azzardo, mentre 23 (24,2%) ha dichiarato di non aver intrapreso ancora alcuna azione specifica a causa della mancanza di fondi, di spazi o di personale, e più della metà di queste stava studiando la fattibilità di future azioni.Queste strutture dichiarano tuttavia di inviare in caso di necessità, gli utenti presso i Ser.T/Ser.D di competenza territoriale. Su circa da quanto anni le strutture rispondenti svolgessero attività dedicate a pazienti con disturbi associati al gioco d’azzardo hanno risposto 153 Ser.T/ser.D e 39 strutture del privato sociale.

L’aumento progressivo del numero dei SerT/serD interessati al DGA si è registrato soprattutto dopo il 2005. Nel privato sociale, anche se in misura molto minore, si è registrato soprattutto dal 2011 al 2014.

La diagnosi di DGA è definita in base ai criteri del DSM 5 nella quasi totalità dei Ser.T/Ser.D (182/184 98.9%) e in oltre tre quarti delle strutture del privato sociale (73/95, 76.8%) ed è effettuata utilizzando strumenti psicodiagnostici standardizzati in circa l’83.7% (154/184) dei Ser.T/Ser.D, e in circa il 76% (66/95) delle strutture afferenti al privato sociale.
Il 94% dei Ser.T/SerD prevede anche una valutazione sociale dei pazienti, e l’82% anche una valutazione medica. Il 93% delle strutture afferenti al privato sociale prevede una valutazione sociale, e nel 29% dei casi anche una valutazione medica.

 

Gli indicatori più frequentemente usati per la valutazione socialedai SerT/SerD sono: le relazioni familiari (92%); la situazione occupazionale e dello stato patrimoniale (74%); la presenza di debiti (70,0%) con organizzazioni autorizzate come banche o finanziarie; la presenza di reati successivi all’inizio del gioco d’azzardo (61,0%), come l’appropriazione indebita e l’emissione di assegni a vuoto.
Anche per le strutture del privato sociale l’indicatore più rilevante per la valutazione sociale è le relazioni familiari (73%).

Altri indicatori utilizzati frequentemente sono la presenza di debiti (64%) con banche o finanziarie, la presenza di reati successivi all’inizio del gioco d’azzardo (61%), la situazione occupazionale e dello stato patrimoniale (56%) e la presenza di debiti con organizzazioni non autorizzate (52%).

 

La valutazione medica degli utenti dei SerT/SerD è effettuata invece soprattutto tenendo conto della presenza di comorbilità, come altre dipendenze o disturbi psichiatrici (86%) e deriva da un’anamnesi completa del paziente nell’83% dei casi, e in oltre la metà (56%) anche con un colloquio con i familiari e le persone significative per il paziente.
All’indagine i SerT/SerD hanno dichiarato che in presenza di comorbilità psichiatrica nel 61% dei casi la scelta della terapia farmacologica viene stabilita in collaborazione con il Centro di Salute Mentale di competenza territoriale.

L’erogazione delle prestazioni al paziente nei Ser.T/Ser.D è quasi sempre a completo carico del Ssn. Solo il 2% delle strutture ha dichiarato di erogare prestazioni sottoposte a ticket e l’1% ha risposto di offrire prestazioni fuori dai Lea.

 

Diversamente, solo 22 (23,2%) delle 95 strutture del privato sociale erogano prestazioni gratuite e 16 (16,8%) prevedono una qualche forma di pagamento sotto forma di ticket, di quota associativa o di retta mensile.

Il tempo di attesa per accedere ai servizi e alle strutture del privato sociale è risultato relativamente breve. Il 61% circa dei Ser.T/Ser.D e l’81% circa delle strutture del privato sociale hanno dichiarato tempi di attesa inferiori ai 7 giorni.

Gli interventi più frequenti nei Ser.T/SerD  sono il counselling individuale (91%) e la psicoterapia individuale (87%). Oltre la metà dei servizi attua terapie familiari (55%) e quasi la metà terapie di coppia (49%).

Gli interventi più frequenti nel privato sociale sono più numerosi. La psicoterapia individuale in circa tre quarti dei centri (74%), l’intervento riabilitativo/educativo in circa due terzi (63%), il gruppo psico-educativo e il counselling in circa il 60 per cento.
Il 13% dei Ser.T/Ser.D offre una consulenza legale all’interno del servizio mentre il 23% ha collegamenti con consulenti esterni. Nelle strutture del privato sociale, il 16% prevede una consulenza legale nella struttura e circa il 40% ha collegamenti con consulenti esterni.

 

I 184 centri SerT/SerD hanno indicato 17.688 utenti presi in carico dall’inizio dell’attività. Durante il 2014 il numero totale dei pazienti in trattamento era 6.297, mentre i nuovi casi per lo stesso anno erano stati 2.924. Durante i primi otto mesi del 2015 il numero totale dei presi in carico era 5.508, mentre quello dei nuovi casi era 1.936.

 

I 95 Centri del privato sociale hanno indicato invece un  totale di 6.195 utenti, mentre i pazienti in trattamento durante il 2014 erano 1.223, e i nuovi accessi per lo stesso anno erano 697. Durante i primi otto mesi del 2015 gli stessi centri hanno fatto registrare un totale di 992 accessi di cui 465 erano costituiti da nuovi accessi.

La distribuzione per fascia di età nei servizi del Ssn nel 2014 era per maggiore parte compresa nella fascia di età 41-50 anni, e poi in quella 31-40 anni. In queste due fasce di età si osserva oltre il 50,0% di tutti gli utenti, con un rapporto maschi femmine intorno al 4:1. Il rapporto maschi/femmine delle fasce centrali tende a diminuire progressivamente nell’utenza delle età più elevate e passa a 3:1 nella fascia 51-60 per passare a meno di 2:1 (1,8:1) nella fascia 61-70.

 

Nel privato sociale i dati sono quasi sovrapponibili. Diversamente, nell’utenza del privato sociale il rapporto maschi/femmine è risultato più basso di quello registrato tra i centri del Ssn:  2,5:1 e il 2:1 nelle fasce più rappresentate.

Nei centri Ssn lavorano soprattutto tre figure: un medico, uno psicologo e un assistente sociale.
In alcuni manca un medico dedicato e altri hanno più di uno psicologo. L’infermiere dedicato è presente nei centri solo in piccola proporzione (7%).

In totale nei centri Ssn sono operativi: 144 medici, 196 psicologi, 143 assistenti sociali, 46 infermieri, 84 educatori, 6 sociologi e 12 altri operatori di altre tipologia.

 

Tra le 95 strutture del privato sociale, l’equipe è mediamente formata da almeno uno psicologo e quasi sempre anche da un educatore. Il medico è non presente nella maggior parte delle strutture. In totale sono operativi: 52 psicologi, 35 educatori, 13 assistenti sociali
Nel privato sociale a fianco di medici, psicologi e assistenti sociali ci sono anche avvocati e consulenti finanziari.
Durante l’ultimo decennio, commenta l’Iss, la costante estensione del fenomeno del gioco d’azzardo e della sua visibilità sociale hanno raggiunto proporzioni mai viste prima. Una pari visibilità hanno cominciato ad avere anche i risvolti sociali e sanitari di questo fenomeno e in misura tale da indurre molti servizi del Ssn dedicati alla cura di pazienti con altre dipendenze a predisporre attività e risorse finalizzate all’assistenza delle persone che soffrono dei disturbi associati al comportamento da gioco d’azzardo.

 

Per questo una prima azione programmata ha previsto l’indagine nazionale di censimento delle attività delle strutture di contrasto del DGA, anche per contribuire  a riunire le esperienze assistenziali e scientifiche dei singoli gruppi condotte fino ad oggi su questo tema.

 

L’Iss fornisce anche una “Guida ai Servizi territoriali per il trattamento del disturbo da gioco d’azzardo”,  divisa Regione per Regione. Uno strumento pratico per i cittadini e per gli operatori del settore.  La mappatura proposta, relativa all’anno 2016, non è però esaustiva dell’offerta nazionale e rivela una disomogeneità regionale perché  non tutti i centri contattati hanno risposto alla rilevazione. Per questo, è in atto un continuo aggiornamento verificando le informazioni in possesso dei centri già censiti, l’inclusione in elenco di nuovi centri che inseriscono tra le proprie attività anche il trattamento del disturbo da gioco d’azzardo.

 

PressGiochi

Osservatorio Nazionale sul gioco patologico. Approvati i piani regionali, parte l’iter di trasferimento dei fondi dal Ministero