Potrà sembrare strano che l’Euromat, in tempi di Brexit, abbia scelto come nuovo presidente un inglese. E potrà sembrare altrettanto strano che la sua investitura sia avvenuta nella roccaforte della
Potrà sembrare strano che l’Euromat, in tempi di Brexit, abbia scelto come nuovo presidente un inglese. E potrà sembrare altrettanto strano che la sua investitura sia avvenuta nella roccaforte della potente associazione VDAI, che ha fatto coincidere le elezioni della Federazione Europea del gaming con il proprio congresso, sotto il cielo di Berlino. Ancora, potrà sembrare oltremodo strano che le prime parole pronunciate da Jason Frost siano state un elogio per le soluzioni cashless.
Se tutto questo va bene, anche agli osservatori “accreditati”, le conclusioni possono essere soltanto due: o dell’Euromat tutti se ne infischiano, perché incapace di incidere realmente sulle sorti dell’industria, oppure la stessa Euromat è diventata una lobby così potente da indurre tutti al silenzio.
Pur propendendo, personalmente, per la prima ipotesi, la seconda è certamente più intrigante. Perché a capo dell’Euromat non c’era più Annette Kok, brava ma poco autorevole (che è stata affiancata dall’ impalpabile vicepresidente Helmut Kafka), bensì un cavallo di ritorno prestigioso come Eduardo Antoja, che dell’Euromat aveva già costruito buona parte della storia.
Se lo spagnolo, nel 2015, aveva accettato di tornare alle redini dell’organismo, non era certo per fare transizione. Per quanto Antoja si fosse detto “sorpreso” per la nomina, non c’è dubbio che vi si fosse preparato per tempo, dato che la signora olandese aveva dato con un certo anticipo l’annuncio del suo “bye bye”, poi attribuito – guarda caso da fonte spagnola – a imprecisati motivi di salute.
Antoja era quindi pronto e carico, per riassumere la guida dell’Euromat. Al suo fianco, come vicepresidente ha avuto un inglese, il direttore esecutivo della Bacta John White, personaggio dal passato stravagante – diviso fra panetterie, mobili da giardino, prodotti per bambini e ovviamente l’amusement – ed oggi dirottato dalla Bacta sul versante del gioco responsabile. Come dire, uno messo lì dall’associazione britannica giusto per occupare la poltrona, probabilmente per la volontà di Antoja di evitare personaggi scomodi al suo fianco, e per il feeling che egli ha sempre avuto con l’industria d’oltremanica.
Col senno di poi, si potrebbe dire che quella è stata una azione propedeutica degli inglesi alla conquista della poltrona principale, proprio sotto la regia dello stesso Antoja. Il quale, clamorosamente, ha deciso di farsi da parte dopo solo un biennio di mandato, ricoprendo di elogi il giovane Frost, che a marzo aveva lasciato la presidenza della Bacta per fare il grande salto in Europa.
Dove sta l’arcano? Che il vicepresidente di Frost è nientemeno che il tedesco Uwe Christiansen, da tempo immemore contraltare di Gauselmann ai vertici della più forte associazione di categoria nazionale, la VDAI. Christiansen è stato a lungo presidente della Crown Technologies, che nel 2007 è stata acquistata – sull’orlo del fallimento – dalla Austrian Gaming Indistries, la quale è posseduta al 100% dalla Novomatic.
Ora, che il gigante austriaco abbia in pugno il mercato inglese è cosa risaputa: partendo dalla Astra (che aveva già incorporato la Mazooma), ha poi acquisito Danoptra Gaming Group (nata dalla fusione di Bell-Fruit e Gamestec ), Playnation (già braccio operativo della Bass Leisure), Luxury Leisure (il più importante gestore di sale in Scozia), Rlms Sales (colosso della distribuzione di apparecchi), Greentube (leader nel settore online).
Se tanto ci dà tanto, Jason Frost e Uwe Christiansen formano un binomio potente come forse mai vi era stato nella lunga storia dell’Euromat. Per quanto riguarda gli sviluppi, staremo a vedere. Ma il timore è che le altre associazioni nazionali aderenti avranno ben poca voce in capitolo nelle decisioni che saranno prese nel prossimo futuro.
Marco Cerigioni – PressGiochi
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