La cannabis è una delle piante più discusse degli ultimi decenni. È stata, ed è ancora, il simbolo di numerosi movimenti di ribellione, giovanile e non, ma al contempo è
La cannabis è una delle piante più discusse degli ultimi decenni.
È stata, ed è ancora, il simbolo di numerosi movimenti di ribellione, giovanile e non, ma al contempo è stata spesso etichettata come ‘l’erba del diavolo’, una sostanza da cui stare alla larga e da proibire totalmente.
Da diversi anni è entrata in commercio la cannabis light, a basso contenuto di THC e quindi priva di effetti stupefacenti. Il cannabinoide principe della cannabis light è il CBD, una molecola non psicotropa e, dunque, priva di proprietà stupefacenti.
Non tutti, però, la pensano così. Nonostante gli effetti del CBD siano ormai noti, e non ci siano evidenze di proprietà droganti, l’ostilità nei confronti di questa molecola è ancora piuttosto diffusa.
La diffidenza verso il cannabidiolo, però, sembra in procinto di dissiparsi, per lo meno nell’Unione Europea che, recentemente, ha preso posizione in favore della libera circolazione di questa sostanza attraverso una dichiarazione della Corte Europea.
La rivoluzionaria decisione della Corte Europea è nata da una vicenda giudiziaria francese avente come imputata l’azienda Kanavape. Questa società commerciava sigarette elettroniche contenenti liquido a base di CBD, sull’esempio di quello che uno degli amministratori aveva visto accadere in alcuni Stati degli USA.
In Francia l’estrazione di CBD dalla canapa è consentita solo qualora avvenga a partire da semi e fibre. I liquidi di Kanavape, però, erano ottenuti lavorando l’intera pianta, motivo per cui erano prodotti in Repubblica Ceca e poi importati nel Paese transalpino.
Nonostante l’azienda francese agisse in piena legalità, il Tribunale di Marsiglia ha istruito una causa contro di essa, accusando gli amministratori di traffico di sostanze stupefacenti.
Tutti i prodotti firmati Kanavape sono stati ritirati dal mercato e l’azienda francese è stata messa in ginocchio dalla vicenda. E, curiosamente, il primo grado di giudizio si è concluso con la condanna degli imputati a 18 mesi di detenzione.
Questi, però, non si sono dati per vinti e hanno fatto ricorso alla Corte d’Appello di Aix-en-Provence che, dubbiosa sul da farsi, ha deciso di richiedere il parere al massimo organo istituzionale europea in ambito di giustizia, vale a dire la Corte di Giustizia Europea.
La Corte Europea, dopo aver esaminato il caso, ha espresso la seguente opinione: “uno Stato Membro non può proibire la commercializzazione di cannabidiolo (CBD) legalmente prodotto in un altro Stato Membro qualora estratto dalla pianta di Cannabis sativa nella sua interezza e non soltanto dalle sue fibre e dai suoi semi”.
In sostanza, poiché la Kanavape importava i liquidi dalla Repubblica Ceca dove l’estrazione del CBD dall’intera pianta della cannabis è consentita, la Francia non aveva alcun diritto di vietare la circolazione di questi prodotti.
Il libero scambio di merci tra i Paesi membri è tutelato dalla normativa europea e può essere proibito solo in circostanze straordinarie, quando si configura un pericolo per la salute pubblica. La Corte Europea ha affermato che un pericolo siile non sussiste nel caso del CBD in quanto attualmente non esistono prove scientifiche che evidenzino effetti stupefacenti e dannosi per l’uomo.
La decisione della Corte Europea è dovuta in parte anche a un recente viluppo in tema CBD che ha riguardato l’ONU. L’OMS già dal 2019 aveva rilasciato una dichiarazione nella quale sosteneva che il cannabidiolo non dovesse essere considerato una sostanza stupefacente pericolosa e a forte rischio di abuso così come indicato dalla Convenzione sugli stupefacenti del 1961.
Sul finire del 2020 le Nazioni Unite hanno accolto il suggerimento votando per la rimozione del CBD dalla tabella IV di suddetta convenzione che elenca le sostanze ‘particolarmente dannose e di valore terapeutico estremamente ridotto.
Il cannabidiolo è stato, invece, inserito nella tabella III che contiene le ‘sostanze con valore terapeutico’.
Non è stata una decisione facile. La Commission on Narcotics and Drugs, chiamata dall’ONU a decidere sulla questione, ha accettato il suggerimento dell’OMS con un risultato di 27 voti favorevoli, 25 contro e un astenuto.
È stata una vera battaglia che deve la vittoria del sì al voto compatto (o quasi) dei Paesi europei, concordi a votare in favore della modifica con l’eccezione dell’Ungheria.
Abbiamo spiegato qual è stata la straordinaria decisione presa dalla Corte di Giustizia Europea.
Questa delibera potrebbe avere un effetto dirompente in tutta la UE in quanto ci si aspetta che i singoli membri si muovano in direzione di un adeguamento delle normative nazionali con quanto deciso dal massimo organo giuridico europeo.
Ci saranno sicuramente delle resistenze e non tutti saranno d’accordo con questa linea, come abbiamo visto accadere anche nella votazione dell’ONU sopraccitata. Ma ci sono tutti i presupposti per intraprendere un cammino verso il libero commercio del CBD.
Nuove normative implicheranno nuove opportunità economiche in un settore talvolta falcidiato dalle ondate di proibizionismo, ma che ha visto sorgere e affermarsi aziende solide e dinamiche come l’italianissimo Justbob, tra i leader nel mercato della cannabis light. Ci auguriamo che la situazione possa svilupparsi in questo modo e che l’Europa possa giovarsi di queste nuove opportunità finanziaria.
PressGiochi