Fine anno, tempo di bilanci. Ripercorriamo insieme i fatti salienti di questo 2021 per il mondo dei giochi…
Come in ogni altra parte del mondo, nel 2021 anche il mercato italiano del gambling ha continuato a patire le conseguenze della pandemia. Per quasi tutto il primo semestre, sale giochi, centri scommesse, bingo e casinò sono rimasti chiusi, nonostante le associazioni degli operatori avessero avanzato numerose interessanti proposte per proseguire l’attività.
La beffa è stata che nel calendario delle riaperture degli esercizi pubblici e commerciali predisposto dal governo, questi esercizi hanno ricominciato a lavorare per ultimi, insieme alle sale gioco e ai FEC.
Nel frattempo, i ‘rivenditori di generi di Monopolio’, ovvero i tabaccai, essendo considerati ‘servizi essenziali’ hanno continuato a restare aperti, mantenendo così la continuità della vendita del Lotto e del Superenalotto, con tutti i loro prodotti derivati, che sono gestiti in esclusiva da Lotterie Nazionali e da Sisal (che ha da poco ottenuto il rinnovo per 9 anni della concessione).
Le altre concessionarie del gioco pubblico, ed in particolare quelle che hanno il loro core business nelle slot&VLT, nelle sale bingo e nei betting shops hanno subìto una forte penalizzazione, poiché i loro costi fissi sono ingenti e non tutte detengono grandi quote di mercato nel settore online, che nel periodo più acuto della pandemia ha avuto un forte incremento. Le loro sofferenze economiche sono state mitigate solo in minima parte dalle proroghe introdotte dal governo di alcune scadenze fiscali per fronteggiare l’emergenza Covid 19.
Ma il problema maggiore, per tutti, è la perdurante fase di stallo provocata dall’inerzia del governo e del Parlamento rispetto alle varie situazioni rimaste in sospeso, a cominciare dalla “revisione della disciplina dei giochi pubblici e il rilancio del settore ippico” che si trascina ormai dall’estate del 2015 e dovrebbe far confluire, armonizzandole, tutte le norme del settore in un Testo Unico.
E’ evidente che i massimi organismi politici e legislativi non vogliono assumersi la responsabilità di intervenire su un settore dilaniato dal conflitto fra Stato e Regioni, nonostante l’accordo raggiunto nel 2017 ma mai attuato. Di conseguenza, le Regioni continuano ad ostacolare l’attività del gioco legale, imponendo assurdi limiti di distanza fra i locali che li installano e i cosiddetti ‘luoghi sensibili’ (chiese, ospedali, scuole etc.) e forti restrizioni agli orari di funzionamento degli apparecchi.
Rimanendo questo conflitto, è impossibile dar corso ai bandi per il rinnovo delle concessioni dei vari prodotti di gioco. Infatti, di anno in anno, vengono emanate delle proroghe di validità di quelle esistenti – e così sarà anche per il 2022 anche se ancora non è stato – impedendo alle aziende di fare una programmazione di lungo periodo e di ottenere credito dalle banche, e alle nuove di entrare sul mercato.
Secondo le stime della Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM) attualmente ben l’80% dei punti vendita di gioco non potrebbero essere messi a bando, proprio per colpa della disciplina normativa concorrente tra Regioni e Comuni. Nella situazione di precarietà che si è creata, aumentano inoltre i contenziosi amministrativi nei quali spesso la ADM soccombe. Intanto, l’attività prosegue con contratti che richiedono interventi su misura per le singole concessionarie interessate.
Nei progetti dell’Amministrazione, è ferma l’intenzione di valorizzare i punti vendita specializzati: sale scommesse, bingo e sale giochi, ippodromi, e bar/tabacchi (con sale separate), più le sale giochi dedicate che dovrebbero essere allestite in hotel e ristoranti, dovrebbero offrire ogni tipo di gioco pubblico per ‘razionalizzare’ l’offerta. Inoltre, ADM propone di destinare parte del gettito erariale a Regioni e Comuni, per coinvolgerle nell’azione di controllo e corretto sviluppo del settore.
L’aspetto positivo è che la politica, dopo una fase in cui considerava il gaming il ‘male assoluto’, si sta rendendo conto che la strada del proibizionismo è deleteria per tutti e pertanto bisogna elaborare delle strategie di gestione che soddisfino le esigenze di salvaguardare il gettito erariale, di tutelare l’ordine e la salute pubblica e di non pregiudicare le attività delle imprese autorizzate a operare in questo campo.
Per quanto riguarda i giocatori, è ormai accertato che un numero abbastanza consistente si è spostato sul canale online, in tanti casi in maniera definitiva. Da ottobre 2020 il GGR viaggia mensilmente su livelli mai raggiunti prima di allora, col record assoluto stabilito in dicembre 2020 (354 milioni di euro). Molti altri, però, si sono rivolti a canali non autorizzati, ovvero alle sale da gioco clandestine: secondo alcuni, il volume d’affari del gioco illegale è cresciuto di circa il 50% nel 2020 e nel 2021 potrebbe raggiungere un giro d’affari di 20 miliardi di euro.
La ADM ha lanciato in novembre una app tramite la quale gli utenti possono immediatamente visualizzare le locations autorizzate nella zona in cui si trovano. Durante la pandemia, infatti, le indagini svolte sul territorio hanno portato alla luce il problema che molti soggetti che lavorano illegalmente hanno cercato di ‘vestire legalmente’ le proprie attività, ingannando i giocatori in buona fede. Per potenziare i controlli, è stato riattivato l’organismo denominato Copregi, che coinvolge la ADM stessa e tutte le forze di polizia per svolgere un’azione coordinata e capillare sul territorio.
Cerchiamo di ripercorrere insieme questo 2021 che è giunto a conclusione, partendo dai fatti più rilevanti per gli operatori e per tutte quelle professionalità che ruotano attorno al mondo del gioco pubblico italiano.
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PressGiochi
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