Si è aperto questa mattina a Roma il II° Tavolo Nazionale sul gioco d’azzardo organizzato dall’Istituto Friedman, dalla Siipac e da La Sentinella. Ad avviare i lavori il prof. Cesare
Si è aperto questa mattina a Roma il II° Tavolo Nazionale sul gioco d’azzardo organizzato dall’Istituto Friedman, dalla Siipac e da La Sentinella.
Ad avviare i lavori il prof. Cesare Guerreschi di Siipac che ha dichiarato: “Viviamo in un momento particolare. Il settore del gioco è coinvolto a 360 gradi per seguire le ricerche in materia di gioco patologico. Concessionari in primis. Mi fa specie quando si vuole evitare la parola ‘gioco d’azzardo’ perché connota in maniera negativa i prodotti del gioco. Allo steso modo non possiamo parlare di ludopatia che non ha nulla a che vedere con il disturbo del gioco d’azzardo, ma è un termine molto usato dal mondo politico.
E’ errato allo stesso modo parlare di vittime del gioco d’azzardo, mentre non si parla delle 48mila persone che realmente sono morte per dipendenza da sostanze.
A livello normativo, poi, abbiamo fatto degli enormi progressi sul fronte del gioco patologico, pensiamo al fondo istituito dalle leggi di stabilità di 50 milioni di euro e dell’avvio dell’Osservatorio sul gioco composto da più di 60 persone che sta facendo delle cose importanti. Ritengo che gli ambiti principali sui quali occorre lavorare sono la prevenzione e l’informazione. Ma deve trattarsi di prevenzione con la P maiuscola, un intervento diverso rispetto a quello superficiale realizzato oggi, poi formazione altamente qualificata. Sono convinto che questo fenomeno presto non esisterà più. E’ già accaduto in Germania. Pensiamo a quello che sta accadendo a Bolzano, il gioco è out, ma quello che la politica deve comprendere è il gioco come fattore umano.
Il gioco è un istinto innato che va incanalato nella maniera giusta. Partiamo dalla cultura per creare una nuova cultura del gioco”.
“L’economia è una scienza esatta. Il gioco come settore economico – ha esordito Andrea Maria Villotti, dg dell’istituto Friedman – ha bisogno di norme per operare in maniera regolare ed armonica. Dobbiamo ribadire il concetto di libero scambio e tenere in considerazione i vari fattori che compongono un fenomeno, sia l’aspetto industriale che sociale e il Parlamento deve tenere in considerazione questo aspetto”.
Anche Luigi Nevola dell’associazione “La Sentinella” ha preso parte all’evento: “Come associazione cattolica- ha ricordato – abbiamo deciso di intervenire e dare il nostro contributo, per dire quella che per noi oggettivamente è la verità e l’azione da intraprendere per la tutela delle fasce più deboli. Ci siamo subito accorti che effettivamente non si risolve il problema del gioco patologico proibendo il gioco, ma abbiamo constatato che togliendo l’offerta è subentrata la criminalità con l’installazione dei totem. Credo molto nell’importanza di sviluppare una nuova cultura del gioco e che sia fondamentale parlare di prevenzione e di informazione, per questo non dobbiamo temere di parlare di gioco perché non si tratta di una malattia.
Siamo contenti della riforma, anche se alcuni nuovi interventi andrebbero apportati: pensiamo alla tessera dell’esercente, alla riduzione degli apparecchi (che deve essere realizzata in maniera diversa) e all’eliminazione dei distanziometri che non servono a nulla. Non si diminuisce il problema della compulsività, ma si sposta solamente. Sul territorio deve esserci una uniformità di regole, anche sugli orari non deve esserci frammentazione. Questi aspetti devono essere considerati nella riforma”.
“Nessuno contesta – è intervenuto l’avv. Geronimo Cardia – che una regione possa esprimersi sulla questione del gioco. Dobbiamo pretendere però che alla base ci siano le capacità per fare le regole. La norma deve essere tecnicamente valida, giusta e perseguire effettivamente gli interessi che intende tutelare senza andar oltre l’obiettivo prefissato.
Nel nostro caso le regole adottate sono tecnicamente sbagliate. Ok mettere le distanze ma purché ci sia la possibilità di avere delle aree nelle quali offrire gioco. Vietare non è regolare. Le stesse norme non perseguono nemmeno gli interessi che dovrebbero tutelare. Distanziare non aiuta il giocatore a star lontano dal gioco, tanto più se patologico”.
L’INDAGINE DEMOSCOPICA –
Giorgio De Carlo di Quaeris ha presentato la seconda indagine sul gioco d’azzardo. “Un tema – ha spiegato – quello del Disturbo del gioco d’azzardo molto delicato. La prima indagine è stata molto corposa, e grazie ad essa abbiamo potuto realizzare questa seconda indagine che ha visto la partecipazione di 610 intervistati, tra i quali i giochi preferiti sono gratta e vinci, lotto/superenalotto e scommesse. Ultimo posto sta il gioco delle slot machine con l’1,5% delle preferenze.
Per gli intervistati- evidenzia l’indagine – non si sta facendo abbastanza per contrastare il gioco patologico. Alla stessa maniera si ritiene che non si stia facendo abbastanza contro il gioco illegale. Il 40,7% di essi ritiene che il miglio approccio al settore sia realizzato dal Governo rispetto a quello di regioni e comuni.
Importante le attività di prevenzione e informazione per gli intervistati che hanno ritenuto nella maggior parte che l’offerta di slot nelle sale dedicate tuteli maggiormente il giocatore”.
“La ricerca – conclude De Carlo – conferma dati già presi in considerazione lo scorso anno e ci consente di tracciare il solco per future considerazioni di carattere strategico. La nuova frontiera è quella di intercettare le opinioni di chi gioca online, che diviene sempre più importante”.
CD – PressGiochi
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