28 Dicembre 2024 - 17:54

I tabaccai contro i sindaci che vietano il gioco d’azzardo

Con un’iniziativa senza precedenti, i tabaccai dichiarano guerra ai sindaci che limitano il gioco d’azzardo, denunciandoli alla Corte dei Conti per danno erariale. Secondo i tabaccai – dichiara il quotidiano

14 Novembre 2016

Con un’iniziativa senza precedenti, i tabaccai dichiarano guerra ai sindaci che limitano il gioco d’azzardo, denunciandoli alla Corte dei Conti per danno erariale. Secondo i tabaccai – dichiara il quotidiano La Stampa -, le ordinanze restrittive causano un danno alle casse pubbliche, privandole delle tasse che derivano dal gioco legale. Pertanto i sindaci devono risponderne con il patrimonio personale. Secondo le loro stime, il danno in tutta Italia ammonta a 2,5 miliardi di euro l’anno.

Il primo esposto-denuncia è stato depositato in queste ore alla Procura presso la Corte dei Conti della Lombardia contro il sindaco di Bergamo Giorgio Gori (Pd), che il 13 giugno ha emanato un’ordinanza «per contrastare fenomeni patologici connessi al gioco compulsivo». Riguarda new slot, sale giochi tradizionali, videolottery, sale scommesse sportive, lotterie istantanee e a estrazione, sia telematiche che cartacee. Prescrive una distanza minima di 500 metri dai «luoghi sensibili» (chiese, scuole, ospedali) e obbliga le sale a chiudere dalle 7,30 alle 9,30, dalle 12 alle 14 e dalle 19 alle 21.

L’ordinanza di Gori è simile a molte emanate dai Comuni negli ultimi quattro anni, ma è la prima a colpire anche scommesse sportive e «gratta e vinci», facendo di Bergamo l’unica città italiana in cui il gioco d’azzardo è completamente vietato in alcune ore. In estate i tabaccai l’hanno impugnata al Tar. L’udienza è stata fissata a febbraio dell’anno prossimo.

Sono ormai decine i contenziosi aperti in tutta Italia. I tabaccai, che sono concessionari dello Stato per il gioco legale e autorizzati delle questure, reclamano la violazione della libertà di iniziativa economica in un settore legale («l’alternativa è farlo gestire dalla malavita, come fino a 15 anni fa»). Inoltre accusano i Comuni di appropriarsi di una competenza legislativa riservata allo Stato. I sindaci rivendicano l’esercizio di poteri legittimi di regolamentazione per tutelare l’ordine pubblico e la salute pubblica in una materia delicata.

La giurisprudenza dei tribunali amministrativi non è univoca. Il governo Monti nel 2012 aveva previsto un decreto entro 120 giorni per stabilire norme generali. Sono passati quattro anni e si naviga ancora nell’incertezza del diritto. Dunque i tabaccai rilanciano, chiamando in causa direttamente i sindaci per «depauperamento finanziario dello Stato».

La denuncia contro il sindaco di Bergamo non resterà isolata. Altre ne partiranno presto in Toscana, Piemonte e Veneto. Se la sindaca di Roma Virginia Raggi terrà fede all’annuncio di limitare numero e orari delle sale gioco e di vietarle nel centro storico, anche lei sarà oggetto di un’iniziativa analoga. Così a tappeto, in tutta Italia. Su 53 mila tabaccai, il sindacato conta 48 mila associati dei quali 35 mila sono concessionari di gioco d’azzardo.

L’esposto pilota quantifica il danno provocato dall’ordinanza. Nel 2015 a Bergamo sono state effettuate giocate per 284,7 milioni di euro, garantendo un gettito per l’erario di 25,5 milioni. Dopo l’ordinaza di Gori, le giocate del «10eLotto» sono calate del 24,5 per cento, quelle del Lotto del 22,5 e quelle del Gratta e Vinci del 14,8. Dunque, secondo i tabaccai, «a Bergamo appare ragionevole stimare un danno complessivo di 7,6 milioni l’anno». La proiezione del danno stimato su base nazionale è 2,5 miliardi l’anno.

 

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