Bologna – Si sta tenendo questa mattina a Bologna presso l’Auditorium Biagi della Sala Borsa la “Presentazione del primo Report della CGIA Mestre sul gioco legale in Emilia Romagna. Analisi
Bologna – Si sta tenendo questa mattina a Bologna presso l’Auditorium Biagi della Sala Borsa la “Presentazione del primo Report della CGIA Mestre sul gioco legale in Emilia Romagna. Analisi su numero di lavoratori, imprese e gettito fiscale, business illegale, neoproibizionismo e rischi di sistema”. L’evento è stato organizzato dal Centro Studi As.tro.
Uno studio inedito realizzato dalla CGIA Mestre sulla dimensione economica dell’industria del gioco in Emilia-Romagna che ha l’obiettivo di fornire una proiezione della stessa industria nel prossimo futuro alla luce della legislazione nazionale e locale.
La scelta di questa regione è stata motivata da una maggiore presenza di attività ludico ricreative tradizionalmente legate al turismo dell’Emilia Romagna.
I dati rilevati dalla Cgia di Mestre hanno confermato le aspettative valutando gli occupati a vario titolo nel settore in oltre 5000 dipendenti.
Per questo lavoro, il centro studi della Cgia di Mestre ha applicato lo stesso metodo della ricerca nazionale. Non si sono limitati quindi a rilevare le attività codificate dalla Camera di commercio come attività di gioco ma hanno individuato anche quelle presenti nei cosiddetti esercizi promiscui come per esempio bar e tabaccherie nei quali l’attività di gioco è marginale rispetto a quella principale.
Dal punto di vista fiscale, le sole aziende di questo comparto emiliano-romagnole contribuiscono alle casse dello Stato per circa €636 milioni all’anno.
Gli aumenti della tassazione a carico degli operatori di gioco secondo dei calcoli complessi effettuati dalla CGIA porterebbe a una riduzione di circa il 30% dei margini delle aziende. Questo comporterebbe nella sola regione la perdita di 10.000 posti di lavoro.
La ricerca della Cgia di Mestre ha analizzato anche l’impatto della legge regionale n. 5 del 2013 sul territorio. Secondo lo studio, i 766 luoghi sensibili individuati dal Comune di Bologna provocheranno la chiiusura del 90% dei 358 esercizi generalisti presenti sul territorio e nei quali sono presenti apparecchi da gioco.
Per il responsabile dell’ufficio studi Astro, Armando Iaccarino, è fisiologico che si vada verso una riduzione dei punti di gioco come semplice fase successiva all’aumento che si è registrato nel corso degli ultimi anni. Ma una riduzione sconsiderata porterebbe al risultato opposto a quello auspicato dalle autorità e dall’opinione pubblica. Perché porterebbe il giocatore problematico a individuare i luoghi dove può dare sfogo alla propria patologia lontano da quello che viene definito il “controllo sociale” ovvero lontano dagli sguardi di chi lo conosce.
“Chi come me si occupa di dipendenze da un punto di vista medico sa benissimo che una misura come il distanziometro non è solo inefficacia ma persino controproducente. Il vero dipendente non si spaventa certo dei 500 m o dei chilometri che dovrà fare per raggiungere il suo oggetto del desiderio. E giocare lontano dallo sguardo di chi potrebbe criticarlo per lui è molto meglio”. Così la dottoressa Sarah Viola, psicoterapeuta e psichiatra responsabile del reparto Dca dell’ospedale Sant’Isidoro.
PressGiochi