“Finalmente esce la Relazione al Parlamento che stavamo aspettando da giugno”. Con queste parole Leopoldo Grosso, psicoterapeuta e presidente onorario del Gruppo Abele, commenta la relazione annuale del Dipartimento nazionale
“Finalmente esce la Relazione al Parlamento che stavamo aspettando da giugno”. Con queste parole Leopoldo Grosso, psicoterapeuta e presidente onorario del Gruppo Abele, commenta la relazione annuale del Dipartimento nazionale antidroga (Dpa) presentato alle Camere in questi giorni. “Un ritardo emblematico – continua Grosso- del ritardo cronico in tutti gli adempimenti del governo in materia: dalla mancata creazione degli organi consultivi preposti fino alla convocazione per la conferenza triennale su droghe e dipendenze che aspettiamo da otto anni”.
Nella relazione oltre alle droghe viene dato spazio anche ad un’ulteriore forma di “grave dipendendenza”: il gioco d’azzardo patologico, che colpisce una persona ogni 75. Secondo il testo quasi un italiano su due (49,7%) ha dichiarato di aver giocato d’azzardo almeno una volta nel 2016. Dati che si basano su un’indagine realizzata dal Sistema di sorveglianza nazionale sul disturbo del gioco d’azzardo, basata sull’intervista di 3000 persone con più di 15 anni. L’azzardo occupa in tutto 21 pagine su un totale di 497, un numero sintomatico di quanto sia lacunoso il rapporto secondo alcune associazioni ed esperti che ne lamentano la scarsezza dei dati.
A partire da Pietro D’Egidio, presidente della Federazione per gli operatori dei servizi pubblici per le dipendenze (Federserd), che dichiara: “Le regioni non sono in grado di fornire dati completi sulle comunità terapeutiche e sulla diffusione del fenomeno tra la popolazione. In mancanza di questo, la funzione della Relazione al Parlamento subisce un vulnus rilevante e fornisce un ulteriore motivo di preoccupazione sul degrado e l’abbandono da parte dello Stato del sistema di intervento per la cura delle dipendenze patologiche”.
Anche per Avvenire la relazione è“incompleta”, ma in parte scagiona il Dpa: secondo il quotidiano cattolico la responsabilità sarebbe anche del Servizio sanitario nazionale che, rispettivamente solo nel 60% dei casi fornisce statistiche precise relative alle persone affette da dipendenza d’azzardo patologica nelle loro strutture.
Perdipiù la Commissione Antimafia ha documentato l’infiltrazione delle mafie nel sistema del gioco d’azzardo: come sostenuto da Enza Bossio, membro della Commissione, grazie alle slot ogni anno affluiscono nelle casse della criminalità organizzata circa 23 miliardi di euro, su un totale di 85 miliardi di ricavi. La deputata invoca poi “un’azione forte e decisiva”, come l’eliminazione di oltre 114mila macchinette da luoghi sensibili come bar e ristoranti, oltre all’ampliamento dei poteri dei Comuni nel contrasto di questa “piaga sociale”. Che per Federserd può essere combattuta con 200 milioni di euro all’anno, recuperabili “modificando la disciplina fiscale sul gioco d’azzardo”.
PressGiochi