Nell’ultimo anno sono stati bruciati quasi 144 milioni di euro in quello che è il settore più florido (e in attivo) della malferma economia provinciale. I fattori che hanno favorito
Nell’ultimo anno sono stati bruciati quasi 144 milioni di euro in quello che è il settore più florido (e in attivo) della malferma economia provinciale. I fattori che hanno favorito una crescita così forte sono principalmente due. Il primo è l’innovazione tecnologica che ha permesso la creazione di nuovi prodotti (si pensi ad esempio alle lotterie istantanee) e l’aumento delle possibilità di giocare, inteso come numero di occasioni, da parte dei consumatori. Il secondo fattore concerne gli interventi legislativi che hanno interessato il settore. Forse è stato proprio il legislatore stesso, volontariamente o involontariamente, il primo fautore dell’exploit del gioco d’azzardo in Italia attraverso gli interventi diretti a liberalizzare il gioco pubblico d’azzardo.
Continuano, nel frattempo, le iniziative promosse dalle Acli per contrastare la piaga del gioco d’azzardo. Nei giorni scorsi si è svolto un incontro molto interessante nella sala del Centro civico di piazza San Giorgio, a Lucinico. Il relatore della serata era il dottor Carlo Benevento, referente gioco d’azzardo patologico del settore dipendenze del Sert.
«L’iniziativa – spiega la presidente provinciale delle Acli, Silvia Paoletti – aveva come obiettivo la sensibilizzazione dell’opinione pubblica e delle istituzioni sulle reali caratteristiche del fenomeno e sulle conseguenze sociali, sanitarie ed economiche. Le stime nazionali parlano di una cifra tra i 5,5 e i 6,6 miliardi di euro annui di costi sociali e sanitari che il gioco patologico comporta per la collettività, e tra gli 88 e i 94 miliardi di euro di business dell’azzardo nel nostro paese nel 2012. È una piaga autentica. Nel corso della serata è emerso che c’è una grandissima fascia di persone che si avvicinano al gioco perché si sentono sole, sono depresse e, in questo caso, le donne sono le più colpite».
PressGiochi