A partire da febbraio l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli ha avviato il Registro Unico degli Autoesclusi, uno strumento che permette a livello nazionale ad un giocatore online di escludersi
A partire da febbraio l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli ha avviato il Registro Unico degli Autoesclusi, uno strumento che permette a livello nazionale ad un giocatore online di escludersi a tempo determinato e indeterminato da un sito di gioco e rimanere escluso da tutta l’offerta di giochi online. Questo per aumentare la tutela del giocatore contro eventuali pericoli di dipendenza.
In un approfondimento, pubblicato sul magazine maggio giugno di PressGiochi, ci chiediamo quindi se le auto esclusioni in rete sono uno strumento effettivamente utile per i giocatori d’azzardo patologici?
A risponderci, la dottoressa e psicologa che da anni si occupa di gioco patologico, Daniela Capitanucci. “Premesso che l’autoesclusione ha attinenza con il funzionamento clinico delle persone affette da disturbo da gioco d’azzardo – afferma Capitanucci – (alle quali è evidentemente rivolta la misura di cui si parla): cioè, coloro che non sono più in grado di fermarsi da soli, e che – quindi – beneficiano dall’essere fermati “dall’esterno”.
L’autoesclusione è una misura di prevenzione secondaria largamente in uso all’estero che molteplici studi scientifici indipendenti dall’industria hanno dimostrato essere utile proprio a “contenere” il giocatore d’azzardo che ha perso il controllo sul suo comportamento di gioco (impedendogli di giocare).
E’ evidentemente una forma di riduzione del danno.
Questa misura si è dimostrata ancor più efficace quando l’esclusione è stata estesa dall’ambiente di gioco d’azzardo dal quale il giocatore si auto esclude (ad esempio, un determinato Casinò) a tutti gli altri luoghi di gioco d’azzardo affini (ad esempio, tutti gli altri Casinò di una certa Nazione). Si veda il modello delle esclusioni in vigore nei casinò della Svizzera: è così che funziona.
Questo modello di esclusioni “in rete” parrebbe essere quello che verrà applicato anche da noi per l’online.
I giocatori patologici clienti del gioco d’azzardo online che abbiamo incontrato in ambito clinico – spiega la psicologa – ci hanno detto spesso che dopo avere richiesto un’autoesclusione da una certa piattaforma, nei momenti di craving intenso se erano impossibilitati a revocarla, o anche solo per non fare la fatica di revocarla, migravano dal sito da cui si erano esclusi ad altri sui quali (avendo ancora libero accesso) potevano tornare a giocare.
In altre parole, si escludevano dal loro conto gioco principale, ma si lasciavano aperta “un’uscita di sicurezza” (l’iscrizione ad altri conti gioco) per poter assecondare la loro bramosia di giocare, qualora la “scimmia” fosse tornata.
La misura proposta dai Monopoli potrebbe dunque essere utile a rispondere a questo comportamento dei giocatori problematici, per arginare il loro accesso incontrollato al gioco d’azzardo.
Non trovo nella letteratura scientifica (neppure internazionale), come non lo riscontriamo nella pratica clinica, alcuna documentazione a supporto del passaggio automatico dei giocatori esclusi dall’ambiente “virtuale” a quello “fisico” (che è tutto da dimostrare).
Mi attenderei piuttosto il loro più facile passaggio al “dot com”, che – nonostante gli sforzi del Monopolio – risorge spesso ancora come un’araba fenice.
Dot com che forse sarà possibile arrivare ad estinguere in futuro bloccando i sistemi di pagamento ad essi abbinati, azione che mi è parso essere tra i desidarata annunciati a Milano. Ma che al momento è ancora vivo e vegeto…
Tornando all’efficacia del RUA tuttavia, affinché effettivamente la misura dell’autoesclusione sia efficace nel suo scopo restrittivo e di tutela del giocatore, dobbiamo approfondire le modalità con le quali essa viene nel concreto attuata nel sistema proposto dai Monopoli per il gioco d’azzardo online.
Infatti, queste procedure di autodiffida possono essere diverse e – a seconda di come sono strutturate – possono fare la differenza tra misure efficaci a contenere il giocatore in stato di craving – limitando i danni che esso cagionerà a se stesso e agli altri (quando sono rigide e ben strutturate) – e misure di facciata (quando invece, ad esempio, consentono facilmente ai giocatori esclusi a tempo anche illimitato di richiedere riammissioni veloci e con prassi superficiali o meramente burocratiche o amministrative).
E’ proprio la procedura di riammissione al conto gioco che va analizzata per poterla valutare: come avvengono? Con quali modalità? E’ troppo generico distinguerle solo tra quelle “a tempo definito” e “quelle illimitate”; per esempio, le autoesclusioni a tempo “illimitato” possono essere revocate dai giocatori che le hanno chieste? E se si, con quali procedure? In automatico, con una semplice domanda? Oppure anche attraverso approfondite verifiche documentali? E dopo quanto tempo?
Tutto questo fa differenza…
Ma a proposito di quanto presentato nel rapporto dell’Osservatorio del Gioco Online il 12 aprile 2018 a Milano, l’operato di ADM-AAMS, SOGEI e concessionari evidenziava ben altre criticità. Di cui probabilmente alcuni non hanno la minima contezza. Quelle che seguono sono solo alcune…
In primis, – continua Capitanucci – l’analisi approfondita dei “conti dormienti”. Com’era il profilo di gioco prima del letargo? Chi smette sono i giocatori super leggeri (per nulla ingaggiati)? Oppure sono i giocatori molto pesanti… in relazione ai quali è ragionevole pensare che smettano perché a corto di denaro?
E poi, la gestione dei dati inerenti i titolari dei conti gioco che chiedono l’autoesclusione (e i “codici fiscali” ad essi abbinati): da quali soggetti (Sogei, AAMS, Concessionari, chi altri?) vengono trattati questi dati personali e sensibili ? E con quali finalità?
Quali reali tutele per il giocatore per un corretto uso di questi dati, ai sensi delle normative sulla privacy?
Questa è evidentemente una faccenda molto delicata. E questa si che è una criticità da approfondire”.
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