Dimissioni immediate del presidente dell’Agcom, Marcello Cardani e procedimento disciplinare contro gli autori materiali delle direttive dell’Autorità che mirano a bloccare il divieto di pubblicità ai giochi. A chiederlo il
Dimissioni immediate del presidente dell’Agcom, Marcello Cardani e procedimento disciplinare contro gli autori materiali delle direttive dell’Autorità che mirano a bloccare il divieto di pubblicità ai giochi.
A chiederlo il Codacons, a seguito delle linee guida varate dall’Autorità per le comunicazione e che annullano del tutto i passi fatti nella lotta alla ludopatia, dopo che proprio ieri il ministro del lavoro Luigi Di Maio ha minacciato il cambio dei vertici di Agcom per aver annacquato il divieto alla pubblicità dei giochi.
Mossa strumentale e programmata, a nostro avviso, dato che proprio in questi giorni, lo scorso 26 luglio, è scaduto il mandato del Presidente Angelo Cardani. Fatto non passato inosservato agli organi di stampa, non solo perché ampiamente annunciato lo scorso 12 luglio al momento della presentazione della relazione annuale dell’authority nella quale si tracciavano le sfide appunto del prossimo mandato, ma perché era stato tema dibattuto anche sulla stampa generalista con testate che avevano analizzato i sette anni della gestione Cardani.
A inserirsi nel dibattito l’associazione dei consumatori Codacons che ha spiegato: “Dopo l’esposto presentato nei giorni scorsi contro l’Agcom per istigazione al gioco d’azzardo crediamo che ora il presidente Cardani debba dimettersi – spiega il presidente Carlo Rienzi –. La presa di posizione dell’Autorità in fatto di giochi è un intervento a gamba tesa contro il Parlamento e a favore della lobby dell’azzardo, e rischia di avere ricadute economiche enormi per il paese, considerati i costi sociali della ludopatia in Italia”.
Il Codacons chiede inoltre alla Presidenza del Consiglio di avviare un procedimento disciplinare contro gli autori materiali delle direttive dell’Agcom che mirano a bloccare il divieto di pubblicità ai giochi, accertando se il loro comportamento abbia violato le normative vigenti e possa essere sanzionato.
Difficilmente crediamo (noi) che il Governo metterà mano ad un procedimento disciplinare contro l’autorità che in questi mesi a lavorato per attuare un divieto tanto esteso come quello della pubblicità e delle sponsorizzazioni dei giochi a vincita. Anche perché, nei mesi nei quali Agcom ha lavorato alle linee guida per l’attuazione all’art. 9 del decreto Dignità, più volte ha collaborato con il Mef e con l’Agenzia dei Monopoli di Stato proprio per evitare che ci fossero prese di posizione e contestazioni successive all’emanazione delle linee. Questo lavoro – come più volte confermato alla nostra testata dai vertici Agcom – aveva portato a prorogare fino ad aprile la pubblicazione delle linee guida, che invece avrebbero dovuto esser pronte per fine gennaio.
Un divieto che nella sostanza risulta ampiamente attuato, vista l’impossibilità di Agcom di modificare la norma primaria e annullare il divieto alle sponsorizzazioni e pubblicità chiaramente sancito nel decreto.
Il lavoro, attuato da Agcom, è stato invece quello di prevedere delle possibilità, all’interno del divieto per permettere alle imprese di continuare a comunicare la propria attività, in via quantomeno informativa.
Se il Governo, nemmeno questo vuole concedere, dovrebbe più pacificamente fare un esame su come regolamentare – ma in questo caso sarebbe meglio dire proibire – una volta per tutte questo settore ed iniziare veramente a tutelare i giocatori patologici.
PressGiochi
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