22 Dicembre 2024 - 13:28

“Gentilmente Responsabili”: come utilizzare le scienze comportamentali per un gioco consapevole

Si tiene domani alle ore 10.30, nella prestigiosa sede della Università LUMSA in Via di Porta Castello 44, Sala Pia, la presentazione del progetto condotto da BVA Doxa e dalla

11 Dicembre 2023

Si tiene domani alle ore 10.30, nella prestigiosa sede della Università LUMSA in Via di Porta Castello 44, Sala Pia, la presentazione del progetto condotto da BVA Doxa e dalla BVA Nudge Consulting dal titolo “Gentilmente Responsabili – Le scienze comportamentali per un gioco consapevole”.

Aprirà l’incontro il Dirigente dell’Ufficio gioco a distanza e scommesse Dott. Antonio Giuliani. Previsto l’intervento Segretario di Presidenza Delegato D’Aula Gruppo PD IDP, Deputato Andrea Casu, esperto della materia.

Il progetto sarà illustrato dall’esperto di fama internazionale Ted Utoft – Chief Growth Officer BVA Nudge Consulting Global, insieme alla profonda conoscitrice del settore Dottoressa Sonia Biondi e dalla Dottoressa Anna Luciano, coadiuvati da un pool di Senior Researcher tra i quali Dott. Davide Cilia e Dott. Francesco Bettoli di BVA Doxa.

Un gruppo di ricercatori di alto spessore con specifiche competenze sia sul game che sulle scienze comportamentali, ha consentito di portare finalmente in Italia le Behavioural Science ampiamente usate da governi ed aziende d’oltralpe ma ancora troppo poco conosciute in Italia, usandole su una categoria così difficile e controversa. La base fondamentale dei Nudge o anche spinte gentili, è che siano sempre etici “e questa è stata la parte più sfidante dell’intero processo”, afferma Sonia Biondi “ma ci siamo riusciti. Anzi forse per una volta siamo i primi ad aver capito che forse è proprio in mercati come questo che più ce né bisogno”.

Il tutto parte dall’ultima ricerca – condotta sempre da BVA Doxa che evidenziava un palese bisogno di iniziative che facciano leva sull’educazione e la formazione al gioco responsabile, anziché sulla compressione e sull’indiscriminato attacco allo stesso. Dopo attente riflessioni si è compreso che fosse arrivato il momento di rivolgersi non più alle attitudini ma al comportamento, indirizzare verso azioni che possano riflettere in un vero gioco consapevole. La differenza sostanziale con il passato è dunque che finora si trattava di conoscere, ora sono state utilizzate questi importanti apprendimenti per sussurrare azioni concrete. In poche parole si è passati dalla teoria alla pratica, dal pensiero all’azione.

Le scienze comportamentali infatti non studiano le motivazioni bensì analizzano il comportamento, agiscono su di esso, indicano la via per comportamenti etici perché il gioco non è solo patologico, il gioco è anche e soprattutto desiderio di socialità, di connessione e comunità con altri, è sfida e sana adrenalina. Il processo comportamentale ha avuto inizio dall’esplorare e approfondire quale è il journey del giocatore, quali sono i punti nevralgici all’interno delle sale giochi o dei punti vendita, dove una spinta gentile avrebbe ottenuto maggior risultato, verificando driver e barriere al gioco consapevole. Per questo è stata utilizzata un’altra disciplina molto importante l’etnografia, coniugando dunque l’antropologia culturale che studia l’essere umano all’interno del contesto sociale attraverso delle interviste etnografiche, alle scienze comportamentali che individuano i processi decisionali alla base delle azioni. Il progetto ha lavorato su due livelli quello dell’opinione pubblica per cercare di eliminare la stigmatizzazione ormai diffusa verso i giocatori, e quella dei giocatori per ricordargli, sussurargli, indicargli la via che li porti ad apprezzare la parte di benessere insita in un gioco consapevole prima che diventi un tunnel in cui ci si incanala senza chiedersi perché e dove arriva. Tutto questo serve perché è proprio per rendere i giocatori consapevoli, gentilmente responsabili, che è stato condotto questo progetto di ricerca multidisciplinare. E’ solo fornendo “pungoli” al punto giusto che si può aiutare il giocatore a ripristinare la parte ludica e sana del gioco, a fermarsi al momento giusto, a giocare per il gusto di farlo. E questi stimoli non devono essere invasivi, devono essere sussurrati lasciando sempre eticamente il libero arbitrio all’individuo. I Nudge non impongono, indicano, è per questo che poi funzionano.

Gli esperti, tra cui il Deputato Casu, concludono dicendo che questo tipo di stimoli può essere utile sia chi opera a livello legislativo per creare delle azioni efficaci ma non impositive, sia alle aziende per compiere delle azioni di marketing in un welfare win-win azienda consumatore, sia ancora ai Monopoli di Stato – tra i promotori – ed alle concessionarie di gioco perché finalmente si creino delle campagne di gioco consapevole che portino ad azioni concrete, fino alle istituzioni tutte per formare dei cittadini eticamente rispettosi a qualsiasi livello sociale.

 

PressGiochi

Fonte immagine: https://depositphotos.com