01 Gennaio 2025 - 03:44

Gap. Per il Dipartimento Politiche Antidroga, l’1,9% dei giocatori italiani è patologico

La prevalenza di gioco nella popolazione 18-64 anni risulta pari a 62,6%, con un valore maggiore nella popolazione maschile (66,9%). Analizzando i dati secondo la fascia d’età, circa il 70,0%

10 Settembre 2015

La prevalenza di gioco nella popolazione 18-64 anni risulta pari a 62,6%, con un valore maggiore nella popolazione maschile (66,9%). Analizzando i dati secondo la fascia d’età, circa il 70,0% dei soggetti da 18 a 34 anni negli ultimi 12 mesi ha partecipato ad almeno uno dei giochi considerati nell’indagine, dato questo che scende al 59,1% nella fascia più adulta. I residenti nell’area meridionale/insulare si caratterizzano per una prevalenza di gioco maggiore (69,0%), a fronte di una forte omogeneità rilevata nelle altre aree d‟Italia.

Sono questi alcuni dati contenuti nella Relazione al Parlamento del Dipartimento Politiche Antidroghe sulle tossicodipendenze in Italia che dedica una parte del lavoro svolto alla ‘dipendenza emergente’ del gioco d’azzardo patologico.

 

La valutazione del comportamento di gioco, per i soggetti che hanno risposto – al questionario sulle dipendenze ESPAD®Italia somministrato tramite invio postale ogni anno tra marzo e aprile – indicando la partecipazione negli ultimi 12 mesi ad almeno uno dei giochi elencati, è stato valutato attraverso il calcolo di un indice di gravità. Questo è stato stimato tramite la somministrazione della versione italiana validata del questionario South Oaks Gambling Screen (SOGS). Utilizzando questa scala di misura, è stato possibile identificare una quota di giocatori problematici e a rischio di gioco patologico pari al 2,1% ed una quota di giocatori d‟azzardo patologici pari all‟1,9%. Si stima, quindi, che circa il 4% dei giocatori rispondenti di 18-64 anni abbia un approccio problematico o addirittura patologico al gioco d‟azzardo, manifestato nei 12 mesi precedenti l‟intervista. Si registra, inoltre, una significativa associazione tra tipologia di giocatore e uso di sostanze stupefacenti consumate nei 12 mesi precedenti l‟indagine.

In totale i questionari compilati pervenuti al Dipartimento per le Politiche Antidroga ammontano a 8.465, con una percentuale di adesione allo studio pari al 16,9%. Dopo un’accurata procedura di controllo di qualità dei questionari pervenuti, il campione finale di rispondenti considerato per le analisi è rappresentato da 8.329 residenti, 56,1% dei quali femmine, con una frequenza maggiore di rispondenti nella classe d‟età 35-64 anni.

 

Relazione DPA. Il 71% dei giovani preferisce i Gratta&Vinci

 

Mancanza di dati completi – Come denuncia il DPA nel capitolo dedicato al Gioco patologico, non vi sono dati statistici completi ed esaurienti sulle persone che soffrono di questo disturbo, anche perché il confine tra il comportamento fisiologico, che viene cioè considerato come attività ricreativa e piacevole ed accettata socialmente e quello francamente patologico, non è sempre ben delineato e passa attraverso uno stato intermedio, il cosiddetto gioco d‟azzardo problematico, caratterizzato da un aumento del tempo e delle spese dedicati al gioco con vincite in denaro, con comportamento a rischio per la salute e necessità di diagnosi precoce ed intervento.

La dimensione del fenomeno in Italia è difficilmente stimabile in quanto, come anzidetto, ad oggi, non esistono studi accreditati, esaustivi e validamente rappresentativi del fenomeno.

In ogni caso i dati epidemiologici disponibili in Italia non si discostano molto da quelli internazionali. Secondo i dati del Rapporto Eurispes 2009, in Italia il gioco d‟azzardo coinvolge fino al 70-80% della popolazione adulta (circa 30 milioni di persone).

La popolazione italiana è stimata in circa 60 milioni di persone, di cui il 54% ha giocato d’azzardo con vincite in denaro almeno una volta negli ultimi 12 mesi. La stima però dei giocatori d’azzardo “problematici” (cioè di coloro che giocano frequentemente investendo anche discrete somme di denaro ma che non hanno ancora sviluppato una vera e propria dipendenza patologica pur essendo a forte rischio evolutivo) varia dall’1,3% al 3,8% della popolazione generale( da 767.000 a 2.296.000 italiani adulti) mentre la stima dei giocatori d’azzardo “patologici” (cioè con una vera e propria malattia che si manifesta con una dipendenza patologica incontrollabile) varia dallo 0,5% al 2,2%(da 302.000 a 1.329.00 italiani adulti) . Da alcune osservazioni inoltre emergerebbe che il 60% degli introiti totali da gioco (almeno per quanto riguarda le slot machine) sarebbero alimentati proprio da questa quota minoritaria di giocatori patologici più vulnerabili.

Si tratta di soggetti particolarmente vulnerabili che per una serie di fattori, individuali (di tipo neuro psichico), familiari ed ambientali, se esposti allo stimolo del gioco e/o a pubblicità incentivanti il gioco, possono sviluppare una vera e propria patologia. Questo dato, ormai consolidato dalle evidenze scientifiche, impone a tutte le amministrazioni di riferimento l‟adozione di strategie e misure contenitive del fenomeno.

L‟indagine conoscitiva (student population survey) condotta negli anni 2012-2013 dal DPA sulla popolazione studentesca(15-19 anni), ha messo in evidenza la pratica del gioco d‟azzardo nel 49,4% degli intervistati. Questa popolazione è composta da una quota di giocatori sociali (39,0%), da giocatori problematici (7,2%) e da giocatori patologici (3,2%).

I soggetti di genere maschile hanno una prevalenza di gioco nettamente superiore rispetto a quelli di genere femminile (59,2% vs 37,1% ). Una interessante anche se preoccupante associazione è stata trovata tra frequenza della pratica del gioco d‟azzardo e consumo di sostanze che evidenzia una correlazione lineare tra le due condizioni sia nella popolazione giovanile (15-19 anni) sia in quella generale (15-64 anni).

Il problema esiste ed è andato crescendo in questi ultimi anni anche a causa della sempre maggiore diffusione delle opportunità di gioco tramite internet e le nuove applicazioni degli smart-phone.

 

Legge Balduzzi e LEA – Sul piano legislativo il Ministero della Salute è intervenuto incisivamente sulla materia, facendosi promotore del decreto legge 13 settembre 2012, recante disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del Paese mediante un più alto livello di tutela della salute. (GU n. 263 del 10-11-2012 convertito con legge 8 novembre 2012 n.189. (così detto Decreto Balduzzi)

L‟articolo 5 del decreto legge sopra menzionato prevede l‟aggiorneranno dei LEA per la prevenzione, cura e riabilitazione dei soggetti affetti da ludopatia

L‟aggiornamento dei LEA è tutt‟ora in fase di approvazione, tuttavia, già da diversi anni le Regioni hanno preso in carico i soggetti affetti da disturbo da gioco d‟azzardo, compatibilmente con le risorse esistenti, attraverso i propri Servizi per le Dipendenze, fornendo loro assistenza e trattamenti.

Gli interventi offerti sono soprattutto il sostegno psicologico individuale e/o del nucleo familiare e il counselling.

Tutte le realtà hanno in trattamento pazienti affetti da disturbo da GAP per un totale di 12.376 pazienti.

Nell‟articolo 7 comma 3 quater, del decreto Balduzzi, viene vietata la messa a disposizione presso qualsiasi pubblico esercizio di apparecchiature che, attraverso la connessione telematica, consentano ai clienti di giocare sulle piattaforme di gioco messe a disposizione dai concessionari on-line, da soggetti autorizzati all‟esercizio dei giochi a distanza, ovvero da soggetti privi di qualsivoglia titolo concessorio o autorizzatorio rilasciato dalle competenti autorità.

I commi successivi, dal 4 al 9 del medesimo articolo prevedono, tra l‟altro, una serie di divieti e di disposizioni sui messaggi pubblicitari e sulla pubblicità dei giochi che prevedono vincite in denaro e formule di avvertimento sul rischio di dipendenza dalla pratica di giochi con vincite in denaro sugli apparecchi e nelle sale in cui sono installati i video terminali. Sono inoltre fissate le sanzioni amministrative per l‟inosservanza delle norme.

La legge 23 dicembre 2014 n.190, recante disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2015), pubblicata sulla G.U n. 190 del 29.12.2014, S.O n.99, ha destinato, a partire dal 2015, una quota annua di 50 milioni di euro per la prevenzione, la cura e la riabilitazione delle patologie connesse alla dipendenza da gioco d‟azzardo.

Di tale quota, un milione di euro per ciascuno degli anni 2015, 2016 e 2017, è destinato per la sperimentazione di modalità di controllo dei soggetti a rischio di patologia, mediante l‟adozione di software che consentano al giocatore di monitorare il proprio comportamento generando conseguentemente appositi messaggi di allerta.

 

Osservatorio sul Gap presso il Ministero della Salute – La medesima legge stabilisce inoltre che il Ministero della Salute adotti linee di azione per garantire le prestazioni di prevenzione, cura e riabilitazione rivolte alle persone affette dalle patologie connesse al gioco d‟azzardo e che venga trasferito al Ministero della Salute l‟Osservatorio istituito dal Decreto Balduzzi presso l‟Agenzia delle Dogane e i Monopoli di Stato, al fine di realizzare il monitoraggio della dipendenza dal gioco d‟azzardo e della efficacia delle azioni di cura e di prevenzione intraprese.

La composizione dell‟Osservatorio verrà rideterminata con Decreto interministeriale del Ministro della Salute e del Ministro dell‟Economia e delle Finanze, assicurando la presenza di esperti in materia, di rappresentanti delle Regioni e degli Enti locali, nonché delle associazioni operanti nel settore, nell‟ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente, e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

Questa iniziativa intende richiamare l’attenzione sul versante sanitario del disturbo da gioco d‟azzardo, sottolineando l’importanza di intervenire con azioni efficaci di prevenzione e cura del fenomeno

Compito dell’Osservatorio sarà certamente anche quello prioritario di ottenere un quadro più dettagliato ed aderente alla realtà del fenomeno e dati epidemiologici attendibili, in collaborazione con le Regioni e i Servizi regionali per le dipendenze.

Lo strumento dell‟Osservatorio sopra citato potrà consentire al Ministero della Salute, nel confronto con le Regioni, gli esperti della materia, le associazioni dei genitori e dei consumatori, di esaminare e discutere tutti gli aspetti che possono contribuire a limitare il fenomeno, come quelli relativi alla diffusione sul territorio dei punti di gioco, alle condizioni igienico-sanitarie ed ambientali relative, alle modalità di approccio al gioco soprattutto negli adolescenti e nei giovani, all‟organizzazione dei servizi per le dipendenze e così via, orientando nel contempo le scelte dei legislatori.

Si fa presente inoltre che già nel 2013 la Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute aveva invitato le Regioni ad effettuare, attraverso i Dipartimenti dio Prevenzione delle ASL, la verifica dei fattori di rischio e della salubrità delle sale da gioco, con riferimento in particolare ai parametri microclimatici ed ambientali generali.

Le verifiche sono ancora in corso ed al momento le risposte sono state molto limitate mettendo comunque in evidenza alcuni casi particolari di gravi inadempienze, anche sul piano autorizzatorio.

Le nuove risorse previste dalla Legge di stabilità, che devono essere dedicate alle attività assistenziali specifiche per il trattamento dei disturbi da gioco d‟azzardo, ai fini dell‟accesso al finanziamento integrativo connesso al rispetto degli adempimenti LEA, ancorchè probabilmente sotto stimate per una completa risposta dei Servizi alla problematica del disturbo da gioco d‟azzardo, contribuiranno sostanzialmente ad elevare il livello delle prestazioni ed il Ministero della Salute sarà chiamato a svolgere, in piena collaborazione con le Regioni, un compito di monitoraggio dell‟assistenza.

 

Il gioco d’azzardo nella popolazione generale – studio IPSAD®2013-2014

Nello studio IPSAD®, a partire dall‟indagine 2007-2008, è stata introdotta una sezione specifica sul gioco d‟azzardo, includendo lo strumento di screening CPGI – Canadian Problem Gambling Index (Ferris & Wynne, 2001a; b), adattata e validato a livello nazionale (Colasante et al., 2013), con la finalità di rilevare la diffusione del gioco d‟azzardo a rischio e problematico.

Dall‟ultima indagine IPSAD®2013-2014 risulta che il 42,9% della popolazione di 15-64 anni, che corrisponde a quasi 17 milioni di persone, ha giocato almeno una volta somme di denaro; di questi oltre 5milioni e mezzo sono giovani adulti di 15-34 anni, con una prevalenza equivalente al 42,7%.

Rispetto allo studio 2011 i tassi standardizzati (utilizzati per il confronto negli anni) riferiti sia alla popolazione di 15-64 anni sia a quella dei giovani adulti, risultano diminuiti, allineandosi al valore rilevato nello studio 2008.

Il genere maschile mostra una maggiore attrazione per il gioco d‟azzardo: il 55,7% degli uomini di entrambe le classi di età ha giocato somme di denaro, contro il 30,3% delle donne 15-64enni e il 29,3% delle 15-34enni.

I Gratta & Vinci e Lotto istantaneo sono i giochi maggiormente praticati nell‟anno, sia se si considerano tutti i giocatori 15-64enni (58%) sia i giovani adulti (59%); seguono, anche se con percentuali e ordine di preferenza diversi nelle due classi di età, il gioco del Lotto/Superenalotto (15-64enni: 44%; 15-34enni: 31%) e le scommesse sportive (15-64enni: 22%; 15-34enni: 39%). Tra i giovani adulti che hanno giocato d‟azzardo nell‟anno, circa 1 ogni 5 ha puntato soldi giocando a Poker Texano e/o a Bingo/Tombola o ancora facendo altri giochi a carte, rapporto che tra tutti i giocatori 15-64enni risulta inferiore (rispettivamente 9%, 11% e 12%). Tra i giocatori, gli uomini che, nell‟ultimo anno, hanno scommesso soldi su eventi sportivi e/o giocando a Poker Texano oppure a Totocalcio/Totogol risultano in quota superiore a quella delle donne; queste ultime, invece, risultano in quota maggiore per i giochi non strategici quali Gratta & Vinci e/o Bingo/Tombola.

In generale, tra i giocatori, i bar/tabacchi sono i luoghi prescelti per giocare (15-34enni: 44%; 15-64enni: 49%), seguiti dall‟abitazione propria o di amici (15-34enni: 30%; 15-64enni: 19%) e dalle sale scommesse (rispettivamente 21% e 11%), queste ultime frequentate in particolar modo dai maschi. I giocatori di 15-34 anni preferiscono, inoltre, giocare on-line (18% vs 11% dei 15-64enni). Se giocare d‟azzardo collegandosi in internet è particolarmente presente nei giocatori di genere maschile, le sale Bingo sono invece preferite dalle donne.

La maggior parte di chi ha giocato d‟azzardo non ha speso più di 10 euro nei trenta giorni antecedenti lo svolgimento dello studio, per meno di un terzo la spesa è stata tra 11 e 50 euro e meno di un decimo ha speso oltre 50 euro.

 

Il gioco d’azzardo problematico

L‟autocompilazione del test di screening CPGI (si veda box) nell‟ultima rilevazione ha evidenziato che poco meno del 15% dei giocatori ha un comportamento definibile “a basso rischio”, il 4% “a rischio moderato” e per l‟1,6% è “problematico”. Nell‟ultima indagine sono gli uomini ad avere una percentuale maggiore di gioco a rischio moderato/problematico (6% contro 4% delle donne).

Il confronto negli anni della percentuale di giocatori fa registrare nell‟ultimo studio un lieve incremento dei soggetti con profilo di gioco problematico

Il 60% dei giocatori a rischio moderato/problematico ha giocato ai Gratta & vinci e Lotto istantaneo e sono il 46% quelli che hanno scommesso soldi sugli eventi sportivi e un terzo circa ha giocato a Poker texano.

I giocatori definiti a rischio moderato/problematico si distinguono anche rispetto ai contesti e luoghi frequentati per giocare d‟azzardo: tra questi, coloro che giocano on-line, senza alcun limite di tempo e di spazio e in solitudine, sono stati quasi la metà, così come elevata è la quota di chi gioca presso le sale scommesse, Bingo e/o giochi.

Tra i giocatori con profilo di giocatore problematico che hanno riferito di aver scommesso denaro negli ultimi trenta giorni, quasi il 40% ha impegnato oltre 50 euro, il 38% ha speso tra 11 e 50 euro e meno di un quarto non ha superato i 10 euro.

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