Milano – “Si stima tra i 56 e i 63 mln di euro il costo sociale sanitario necessario per il trattamento in Italia del gioco problematico; circa 900 euro per
Milano – “Si stima tra i 56 e i 63 mln di euro il costo sociale sanitario necessario per il trattamento in Italia del gioco problematico; circa 900 euro per paziente che viene trattato mediamente per 15 ore”.
Sono questi i numeri forniti da Fabio Lucchini, Sociologo e ricercatore del Federserd durante la presentazione della ricerca elaborata da Ce.r.co. e Federserd sui COSTI SOCIALI DEL GIOCO D’AZZARDO PROBLEMATICO all’ Università Bicocca di Milano.
“Sono stati valutati, – spiega – inoltre quelli che sono costi sociali derivanti dalla disoccupazione e dal mancata produttività, considerato questo come un aspetto molto dominante tra chi ha problemi di gioco patologico il quale che spesso porta al licenziamento e alla perdita del lavoro. Inoltre, sono stati valutati i costi derivanti dai suicidi e dalle rotture di relazione familiari. Infine, i costi associati ai problemi legali.
Rispetto ad altri dati forniti in Italia sembra che noi abbiamo sottovalutato i dati stimati. Certo, è anche vero che nelle ricerche del passato abbiamo notato alcuni aspetti che ci hanno lasciato qualche dubbio. Evidentemente sono aspetti difficili da valutare e quantificare, ma l’auspicio è che vi siano altre ricerche su questo tema per gestire questo problema e affrontarlo al meglio”.
“Siamo il 4° paese al mondo per economia del gioco d’azzardo gestito in regime di Monopolio dallo Stato tramite i concessionari. Secondo i dati 2017 – afferma Lucchini – sappiamo che la raccolta ha raggiunto i 102mld di euro.
Le aree socio economiche su cui impatta il mercato del gioco d’azzardo sono le aree economiche, ricreativo- turistiche, l’area legale e giudiziaria legata al controllo del mercato e all’emersione di casi di infiltrazioni criminali nel gioco o del gioco nero, ai ricorsi che il sistema giudiziario deve affrontare e l’impatto che il gioco ha sull’area culturale ed educativa nel mettere eccessivamente l’accento sull’alea e sull’azzardo.
Parlando dei costi sociali, guardando alla letteratura, una ricerca tedesca stimava costi per 326 milioni di euro mentre i ricercatori italiani, (vedi Matteo Iori) parlano di circa 86mln di costi diretti di cui 4,5mld di costi indiretti.
Prendendo l’anno 2014 come punto di riferimento, considerata la raccolta nel gioco di 84mld di euro abbiamo cercato di calcolare i costi sociali, valutando una miriade di altri costi connessi a livello nazionale.
In Trentino Alto Adige,- ha concluso Lucchini – la regione posizionata meglio per dati detenuti, nel 2014 si sono stimati costi medio per paziente di circa 900 euro. Secondo i dati del Dipartimento antidroga nel 2015 sono stati 13mila i giocatori che hanno fatto richiesta di aiuto al Serd e lo Stato ha messo a disposizione per finanziare queste spese 50milioni”.
Ad intervenire all’evento anche Concettina Varando, VicePresidente FeDeSerD Lombardia che ha spiegato: “Per l’associazione questo è un evento importante, perché la stima dei costi sociali è un argomento di rilievo a livello internazionale e non ci sono ricerche simili. Questo è lavoro scientifico valido e di alta qualità in quanto offre dei dati sull’impatto economico del gioco nel panorama nazionale. Abbiamo considerato dati di origine diversa per arrivare a calcolare nella maniera più precisa possibile i costi diretti e indiretti del gioco. Questa ricerca è un primo punto di riferimento e servirà a gettare le basi per diversi lavori futuri
La quantità degli effetti esterni al gioco che si possono creare sono tantissimi. Per questo è importante chiedere un intervento pubblico per arginare gli effetti del gioco patologico e dell’azzardo in genere, pensiamo ai criminalità, all’usura, alla dipendenza”.
In questa ricerca, svolta da Ce.R.Co. – Centro Studi Ricerche Consumi e Dipendenze – e FeDerSerD – Federazione Italiana degli Operatori dei Dipartimenti e dei Servizi delle Dipendenze –, si fa riferimento al gioco d’azzardo problematico poiché l’individuazione di un problema di gioco in una popolazione non clinica si basa fondamentalmente sull’utilizzo di una scala o di un questionario di autovalutazione (self-report) e non su di una diagnosi effettuata da un professionista (psichiatra, psicologo clinico, psicoterapeuta). Sotto questo profilo, la concettualizzazione di gioco d’azzardo problematico proposta da Neal et al. (2005), integrando gli elementi essenziali del fenomeno comuni a quasi tutte le definizioni, identifica il gioco problematico con la difficoltà nel limitare denaro e tempo spesi nell’azzardo; difficoltà che conducono a conseguenze negative per il giocatore, per gli altri significativi e per la comunità nel suo complesso.
Tra gli studiosi del fenomeno esiste un accordo pressoché unanime sul fatto che le diverse forme di addiction (nello specifico quella legata al gioco d’azzardo) comportano danni non solo per i soggetti interessati ma anche per la collettività, che si esprimono in costi sociali. Il concetto di costo sociale, ampiamente utilizzato nella letteratura economica applicata alle dipendenze da sostanze e comportamentali, si riferisce a una perdita complessiva di benessere sociale attribuibile a determinate scelte, azioni e comportamenti.
Scopo del presente lavoro è la stima dei costi sociali del gioco d’azzardo problematico in Italia. Come anno di riferimento, in base ai dati disponibili, si è scelto il 2014. In quell’anno solare la raccolta relativa al gioco pubblico è stata di 84,5 miliardi di euro, di cui 7,9 miliardi di euro sono andati all’Erario. Il tutto a fronte di vincite per 67,6 miliardi e di una spesa complessiva dei giocatori di 16,9 miliardi(Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, 2015).
La studio si articola in sette sezioni. Nella prima, viene proposto un inquadramento generale del fenomeno; nella seconda, si delinea il disegno della ricerca alla luce della letteratura internazionale e dei dati effettivamente disponibili; dalla terza alla sesta sezione, vengono stimati i costi ritenuti rilevanti e calcolabili (costi sanitari, di disoccupazione e mancata produttività, associati a suicidi e a rotture familiari e dovuti a problemi legali); nella settima, si propongono delle conclusioni e si prefigurano alcuni scenari alternativi rispetto alla stima dei costi sociali ottenuta, che ammonta a 2,7 miliardi di euro.
Nel dettaglio analitico i costi sociali complessivi del gioco d’azzardo problematico in Italia possono essere riassunti come segue:
Costi sociali annui del gioco d’azzardo problematico
(Stima riferita a 1.230.179 giocatori problematici/potenzialmente problematici)
Trattamento | Altri costi associati al fenomeno | Totale | |
Costi sanitari | 10.167.264 € | 50.000.000 € | 60.167.264 € |
Perdita lavoro | Mancata produtt. | ||
Costi disoccupazione/ mancata produttività |
479.129.456€ | 1.056.660.561 € | 1.535.790.017 € |
Suicidi | Divorzi/separazioni | ||
Costi suicidi/ rotture familiari |
292.567.898 € | 18.207.790 € | 310.775.688 € |
Sist. giudiziario | Sist. penitenziario | ||
Costi problemi legali | 328.364.057 € | 485.121.795 € | 813.485.852 € |
Gran totale | 2.720.218.821 €* |
*Costo stimato per giocatore pari a 2.211 euro
I risultati della ricerca, con i limiti derivanti dalla incompletezza delle fonti informative e i margini piuttosto ampi di relatività degli studi di prevalenza, sembrano indicare che in passato vi sia statauna sopravalutazionedei costi sociali prodotti dal gioco d’azzardo. Sulla base unicamente del bilancio economico, si potrebbe ipotizzare che vi sia un vantaggio da parte dello Stato nel perseguire politiche espansive di questo mercato: infatti, i margini di guadagno per l’Erario sono molto superiori alle spese generate a carico del sistema sanitario e del welfare per compensare le esternalità negative del commercio e uso di questi prodotti.
Tuttavia, due avvertenze si impongono.
In primo luogo, vi sono alcuni limiti nella presente ricerca. Molti dei dati utilizzati si riferiscono solo ai giocatori (escludendo peraltro i minorenni), altri sono relativi alla popolazione generale e ciò crea distorsioni nell’esercizio di stima, imponendo di considerare un numero limitato di voci di costo. I costi sono dunque stati nel complesso sottostimati, limitandosi inoltre a quelli di natura pubblica e non prendendo in esame, ad esempio, i costi esterni privati, quelle esternalità che colpiscono anche i privati, come i famigliari coinvolti per ciascun giocatore problematico. In altre parole, sono stati considerati solo gli effetti sulla finanza pubblica e in maniera non esaustiva. Si pensi al mancato utilizzo alternativo di risorse che avrebbero potuto essere impiegate in attività produttive e investite in consumi, agli effetti prodotti sulle finanze pubbliche da usura e fenomeni di illegalità e a quei costi sanitari indiretti che impattano su altre dimensioni della salute e della spesa sanitaria, che vanno aldilà di quanto il trattamento dei giocatori problematici gravi sulle finanze pubbliche.
In secondo luogo, è evidente, e condiviso anche da buona parte degli esperti, che il benessere di una popolazione e di una nazione non si misura soltanto con indicatori di carattere economico, come mostrano le ricerche sempre più consistenti orientate a sostituire il Pil come indicatore di benessere e crescita di uno stato. A maggior ragione, una riflessione correlata a questa ricerca è che la diffusione del gioco d’azzardo produce anche effetti di tipo culturale, etico, sociale molto difficili da misurare e quantificare attualmente, ma soprattutto destinati propagarsi nel medio e lungo periodo e a incidere sui modelli culturali e biologici di sviluppo individuali e collettivi.
Quanto premesso rimanda alla necessità di ulterioriricerche che si avvalgano della disponibilità di dati organici, sistematici e finalizzati. Solo con investimenti consistenti nella raccolta di dati ad hoc, al momento mancanti nel contesto italiano (e non solo), sarà possibile stimare tutte le voci di costo presenti in letteratura e avere un quadro complessivo particolarmente preciso.
PressGiochi