Il caso di Football Index è emblematico di come una grande idea possa finire alle ortiche per l’inettitudine (e non andiamo oltre) dei suoi gestori, che all’improvviso hanno deciso di
Il caso di Football Index è emblematico di come una grande idea possa finire alle ortiche per l’inettitudine (e non andiamo oltre) dei suoi gestori, che all’improvviso hanno deciso di alterare le condizioni del proprio mercato, facendosi scudo con le solite norme contrattuali molto “aperte”, che nessuno legge fino a quando non gli si ritorcono contro.
Per chi non lo sapesse, Football Index è una geniale piattaforma di trading calcistico (ssviluppata sugli standard Nasdaq), dove gli utenti non scommettono sulle partite ma acquistano azioni dei giocatori listati, facendo trading. Le possibilità di guadagno si estendono ai premi giornalieri sulle migliori performance e sui famosi dividendi, calcolati in base alle prestazioni dei giocatori nei giorni delle partite e alla loro presenza nelle classifiche dei media, che sono divenuti la pietra dello scandalo. In pratica, su ciascuna azione i trader potevano guadagnare un dividendo fino a 33p.
Qualche giorno fa, l’annuncio di modifiche strutturali della piattaforma “per renderla più sostenibile”, che include la drastica riduzione del dividendo massimo da 33p a 6p. Ciò ha provocato il drastico crollo di questo fittizio (ma con soldi veri) mercato azionario, scatenando le proteste di tutti gli iscritti, che hanno visto andare in fumo dal 50% al 90% del proprio patrimonio.
Evidentemente, gli 11 milioni di sterline di dividendi pagati da Football Index nella stagione scorsa hanno fatto scattare un campanello d’allarme per il fondatore Adam Cole e la sua combriccola, che attraverso una serie di operazioni finanziarie, pompose campagne pubblicitarie e sponsorizzazioni di squadre di calcio hanno tenuto viva l’impresa facendo credere a tutti che avesse basi solidissime.
Invece, per dirla in parole povere, il clan ha fatto il passo più lungo della gamba, anche perché, come era facile prevedere, questa forma di gioco non sarebbe mai potuta diventare di massa, restando territorio di caccia per uno stretto numero di appassionati (circa 100mila). Ora, è vero che i contratti, per come sono scritti, mettono almeno parzialmente al riparo Football Index ma, notizia di oggi, la UK Gambling Commission gli ha sospeso la licenza, temendo che le attività dell’operatore siano svolte non in conformità con le condizioni poste dalla licenza e che Football Index potrebbe non essere in grado di portare avanti le attività autorizzate.
La più grande preoccupazione degli utenti è che la sospensione comporta anche il blocco dei prelievi, avendo migliaia di sterline intrappolate nella piattaforma. E certamente servono a poco le dichiarazioni della società, che essendo ora in amministrazione controllata farà comunque del tutto per salvaguardare i clienti e ripartire con una piattaforma ristrutturata, magari anche attraverso la distribuzione di azioni BetIndex Limited ai clienti.
Probabilmente, tutti gli attuali manager di Football Index andranno a gambe per aria, anche perché ci sono prove evidenti di aver fatto pubblicità ingannevole per attirare i clienti e dando sempre le massime assicurazioni sullo stato di salute dell’azienda. Anche la UK Gambling Commission e il Dipartimento per la cultura, i media e lo sport, nonché tutto il mondo del calcio inglese sono finiti all’indice. Ma ormai il danno è fatto e gli utenti la speranza che resta è di recuperare i depositi, seppur fortemente svalutati.
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