24 Gennaio 2025 - 01:25

Fiasco (Alea): “L’isolamento ha portato i giocatori a ridurre l’attitudine al gioco”

L’isolamento sociale da un lato, la chiusura in massa dei luoghi d’intrattenimento dall’altro, hanno dato un duro colpo al gioco d’azzardo. Il calo è stimabile intorno al 40 per cento.

08 Aprile 2020

L’isolamento sociale da un lato, la chiusura in massa dei luoghi d’intrattenimento dall’altro, hanno dato un duro colpo al gioco d’azzardo. Il calo è stimabile intorno al 40 per cento. È la previsione fatta ad Agenzia Nova da Maurizio Fiasco, presidente di Alea, associazione per lo studio del gioco d’azzardo e dei comportamenti a rischio. Come tutte le dipendenze, anche nel campo della ludopatia “ci sono dei rischi ma anche delle opportunità – spiega Fiasco -, e tra i rischi metterei anche la difficoltà ad assicurare la continuità delle terapie”.

L’opportunità è già verificabile. La chiusura dei bar, dei punti lottomatica, delle sale scommesse e di quelle videolottery “porterebbe a pensare che il giocatore patologico scelga di andare online – prosegue Fiasco -. È vero solo parzialmente. Un piccolo sotto insieme dei giocatori abitudinari tenta di compensare con il gioco online, ma la stragrande maggioranza a cui sono interdette sale scommesse e bingo, slot machine, lotto e superenalotto, sale videolottery, in realtà ha ridotto, e di molto, l’attitudine al gioco. Da una rapida consultazione tra gli esperti della nostra associazione, attualmente crediamo che l’abbattimento sia intorno al 40 per cento. C’è una fase di disintossicazione forzata che riduce la propensione al gioco e quindi porta a non cercarlo neanche online”. Ad influire su questo cambio positivo delle abitudini c’è, da un lato, “l’aver riguadagnato il tempo di vita, che prima era divorato dalle occupazioni quotidiane e anche dal gioco d’azzardo”, dall’altro lato, “la lentezza delle giornate” che nel caso delle persone ludopatiche “agisce in favore dell’efficacia della terapia”.

Tra i rischi, in questo momento di isolamento sociale, ci sono però le possibili conseguenze dovute all’interruzione delle terapie. In Italia ci sono circa 30 mila persone che seguono programmi per uscire dalla dipendenza dal gioco d’azzardo. “Con i decreti si sono bloccate le terapie, alcune Asl hanno tenuto servizio minimo – racconta Fiasco -.

Le più penalizzate sono le associazioni, ma alcuni gruppi di terapia hanno proseguito facendo di necessità virtù e realizzando video-sedute con piattaforme digitali.

Ad esempio, a Campoformido, in provincia di Udine, il gruppo principale ha già svolto 45 sessioni di terapia di gruppo con un tasso di partecipazione molto alto, superiore a quello in presenza. È molto importante la prosecuzione di queste attività, perché i gruppi di terapia si basano sul reciproco sostegno e sulla mutualità”, condizioni fondamentali per rendere efficace il percorso di fuoriuscita dalla dipendenza. Ancora bisogna prepararsi a parare eventuali contraccolpi.

“Quando si uscirà dalla quarantena, come in altre epoche storiche, si potrebbero verificare disturbi post traumatici e bisogna prepararsi a prevenire possibili contraccolpi”, prosegue Fiasco. In conclusione, il blocco delle attività economiche e sociali dovuto alla pandemia ha offerto “un’occasione importante per tutta la medicina delle dipendenze per fare un balzo in avanti e tirare fuori le persone da un circolo di sofferenza. Il fattore terapeutico è la lentezza e la quantità di tempo a disposizione.

La ridotta socialità è motivo di sofferenza da un lato, ma dall’altro lato offre una spinta di autocoscienza, collegata alla solitudine. La solitudine è sofferenza ma anche stimolo ad avere coscienza di sé e venir fuori da uno stato” però è necessario “mantenere il più possibile e in forme diverse la continuità del rapporto terapeutico, solo così nella sventura si potranno trarre risultati positivi”, conclude Fiasco.

 

PressGiochi