Nella Manovra finanziaria approvata dal Governo in questi giorni, si aumenta la tassa della fortuna e il prelievo agli apparecchi da gioco. Nulla viene fatto per il gioco online. “Dopo
Nella Manovra finanziaria approvata dal Governo in questi giorni, si aumenta la tassa della fortuna e il prelievo agli apparecchi da gioco. Nulla viene fatto per il gioco online. “Dopo che si è creata una popolazione dipendente al gioco on line, si teme che aumentando la tassazione e diminuendo di conseguenza la massa dei premi, possa arrestarsi la crescita di 500mila nuovi arruolati all’anno all’azzardo on line”.
Lo ha affermato Maurizio Fiasco, presidente di Alea e consulente della Consulta nazionale antiusura, in una intervista rilasciata oggi al SIR.
“L’azzardo on line raggiunge altissime performance grazie al combinarsi d’infrastruttura industriale, di marketing raffinato e di copertura di rispettabilità. Peraltro, mediante la registrazione nominativa delle persone sulle piattaforme, i database dei concessionari consentono loro di realizzare la profilatura dei giocatori, che serve a potenziare le strategie di marketing e lo sfruttamento.
L’Osservatorio sul gioco online, nel suo rapporto, mette a fuoco solo l’importo della quota trattenuta netta, che è suddivisa tra Stato e concessionari: poco più di un miliardo. E lo chiama “spesa”. Più interessante (anche ai fini del controllo sociale) è analizzare l’ammontare completo del fiume di denaro che fluisce nei canali dell’azzardo via internet.
Come emerge dallo stesso “Libro Blu” dei monopoli, nel 2016 si tratta di ben 16 miliardi, ai quali vanno aggiunti (ma il documento governativo non lo precisa) i soldi di altri giochi “tradizionali” e offerti anche in variante on line: Bingo su internet, slot machine da tablet e smartphone, Gratta e Vinci virtuali ecc… Diciamo, quasi 20 miliardi di euro. Tale è il peso monetario dell’”intrattenimento” virtuale.
Limitarsi a indicare solo la cifra che remunera lo Stato e l’industria, appare come una manipolazione. Spostando il focus dal fiume di denaro “raccolto” (96 miliardi) alla sola parte trattenuta (la “spesa”) avviene una bizzarra distorsione. Si finge che la spesa stessa si distribuisca omogeneamente nel popolo dei giocatori, ma nell’azzardo vi è una minoranza che è premiata e una stragrande maggioranza perdente.
La stragrande maggioranza dei premi corrisposti ai giocatori è di minima entità per rinforzare la propensione a puntare ancora. Se il “premiato” ha la percezione che il risultato è prossimo ed è facile da ottenere, tenta e ritenta. Talvolta è gratificato con una vincita, e a mano a mano perde la cognizione del denaro (e del tempo) che impiega nell’azzardo.
Al gioco d’azzardo tramite internet si accede attraverso lo smartphone, il tablet e il computer. Il suo aumento si deve tradurre nel tempo di vita speso a giocare, che va sottratto ai rapporti familiari, al lavoro, alla formazione. In questo 25% in più sicuramente ha avuto un forte peso l’uso di tablet e smartphone, dispositivi che ci accompagnano nella nostra quotidianità. È, dunque, patologico se mentre sto a lavoro mi metto a giocare.
Non solo – conclude Fiasco – : con tablet e smartphone la variabile velocità e l’automatismo con cui il gioco avviene incidono sulla ragione e sulla coscienza. Non a caso, si chiama dipendenza comportamentale del gioco compulsivo. È una macchina costruita per arruolare al gioco compulsivo e alla dipendenza milioni di persone, senza che lo Stato faccia valere le sue prerogative di ente che deve garantire i valori pubblici primari della salute, del risparmio, della socialità”.
PressGiochi
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