Con il Coronavirus un buco nelle casse dello Stato da circa 602 milioni di euro al mese. Tanto potrebbe costare all’Erario lo stop obbligato alle sale da gioco e a
Con il Coronavirus un buco nelle casse dello Stato da circa 602 milioni di euro al mese. Tanto potrebbe costare all’Erario lo stop obbligato alle sale da gioco e a quelle del Bingo disposto con l’ultimo Dpcm del 9 marzo sull’intero territorio nazionale. Una serrata che coinvolge i settori del gioco pubblico che, stando alle entrate del 2019, hanno garantito allo Stato 7,24 miliardi sui 15,5 miliardi di incassi complessivi certificati dal Dipartimento delle Finanze.
Come scrive Il Sole 24 ore, a risentire maggiormente del blocco forzato sarebbero infatti gli apparecchi da intrattenimento che da soli garantiscono allo Stato, tra slot (Awp) e Videolottery (Vlt) ben 6,7 miliardi di entrate l’anno, ossia ben oltre il 50% degli incassi che i Monopoli assicurano allo Stato con il gioco pubblico. Ci sono poi le scommesse sportive in grado di assicurare 350 milioni e che, seppur non essendo soggetti di fatto a una chiusura totale in quanto si può scommettere nei tabacchi e nei bar che hanno punti gioco, devono comunque fare i conti con la riduzione del palinsesto e degli eventi sportivi. Serrata totale, invece per il Bingo che, stando sempre alle entrate erariali 2019, contribuisce con 190 milioni.
A rischio l’intera filiera
A perdere non sarà solo lo Stato. Secondo Sistema gioco Italia, la Federazione di filiera del Gioco e dell’Intrattenimento di Confindustria, senza misure urgenti per gestire il fermo delle attività di gioco, potrebbe non essere assicurata la sostenibilità finanziaria, nei prossimi mesi, delle reti organizzative e dell’intero comparto che «garantisce gli investimenti e la gestione dei giochi pubblici». Con una lettera indirizzata al ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, la Federazione chiede «l’immediata sospensione, fino alla cessazione dello stato di emergenza, dei termini per il versamento, da parte dei concessionari, del prelievo erariale unico, dell’imposta unica e dei canoni di concessione e di qualunque somma dovuta per la gestione telematica degli apparecchi da intrattenimento e per la raccolta delle scommesse e del bingo». E alla ripresa dei versamenti, successivi alla cessazione dello stato di emergenza, il pagamento «esclusivamente in forma dilazionata in 12 rate mensili».
Non solo sospensione delle imposte
Nessuna discriminazione per l’industria del gioco e per questo Sistema gioco Italia chiede anche alla filiera maggiormente colpita dalle misure di contenimento la «previsione di forme di Cassa Integrazione in deroga sia per aziende del settore che possono già usufruire di Cig e Fondo integrazione salariale sia per quelle che, a legislazione vigente, non possono beneficiarne». Tra le richieste formulate dal presidente di Sistema gioco Italia, Stefano Zapponini, c’è anche la «restituzione di quota parte dell’importo versato o da versare relativo alla proroga delle concessioni scommesse e bingo». Quota che potrebbe essere determinata in funzione del «periodo di chiusura dei punti di vendita». Non solo. Si dovrà tener conto dell’interruzione della maturazione automatica (forfettaria) del prelievo Awp.
Occorre poi accelerare nella determinazione e liquidazione dei depositi cauzionali versati dai concessionari per gli apparecchi da intrattenimento relativamente all’esercizio 2019. La Federazione richiede inoltre «l’attivazione del meccanismo di postergazione a 90 giorni del pagamento della quota erariale del 12%, delle cartelle di gioco del bingo, l’individuazione di misure tecniche che intervengano sulla sterilizzazione dell’impatto delle chiusure dei punti di vendita sui livelli di servizio degli apparecchi da intrattenimento, al fine del futuro ottenimento degli importi dei depositi cauzionali versati dai concessionari per gli apparecchi da intrattenimento relativamente all’esercizio 2020».
PressGiochi