25 Dicembre 2024 - 06:53

Elezioni 2018: il sottosegretario Pier Paolo Baretta resta fuori dal Parlamento

Il centrodestra stravince a Rovigo. Roberta Toffanin è il senatore eletto nel collegio uninominale. Ha stravinto con il 44,83 per cento dei consensi. Al secondo posto Micaela D’Aquino, consulente del

05 Marzo 2018

Il centrodestra stravince a Rovigo. Roberta Toffanin è il senatore eletto nel collegio uninominale. Ha stravinto con il 44,83 per cento dei consensi. Al secondo posto Micaela D’Aquino, consulente del lavoro di Rovigo, candidata del Movimento 5 Stelle che ha ottenuto il 28,19. Terzo il veneziano Pier Paolo Baretta del Pd, componente del Governo Gentiloni, si è fermato al 20,39.

Baretta resta così fuori dal Parlamento.

Quasi trascurabile il consenso per Liberi e Uguali, la candidata Tania Azzalin, ex assessore a Porto Viro, al 2,76 per cento.

Per la Camera vince Antonietta Giacometti con il 46,9%: eletta soprattutto grazie al risultato della Lega che ha catalizzato il 31% dei voti. Segue il  Movimento 5 stelle con il 25,3%: sconfitto Emanuele Cozzolino. Niente da fare per il candidato del PD Diego Crivellari che si ferma al 29%. Il suo partito, il Pd, ha ottenuto il 21,1% dei voti.

 

“È prevalso un dato nazionale di protesta e di ribellione, di paura e di chiusura. Il presente – afferma Baretta in una nota di oggi – con le preoccupazioni contingenti, legittime o eccessive, e il futuro ancora incerto, anche se migliore di ieri, hanno avuto la meglio sui buoni risultati raggiunti per rilanciare il Paese, in questi 5 anni difficili di governo, e sulla strada intrapresa e sulle sue opportunità. Il valore del territorio, dei suoi problemi e delle sue necessità; i programmi, i candidati, la loro fisionomia, esperienza, disponibilità personale non sono stati presi in considerazione, non hanno rappresentato valore aggiunto nelle scelte dell’elettorato.
La sconfitta evidente e senza attenuanti del Partito democratico e le affermazioni clamorose della Lega e del Movimento 5 stelle sono lì a dimostrare che si vince quando si riescono a presentare proposte alternative, che definiscono un’identità. Il Partito democratico, il nostro partito ha avuto la forza, in questa campagna elettorale, di presentare proposte credibili per il futuro del Paese; ma troppo tardi. Per troppo tempo l’agenda politica italiana è stata dettata da Lega e 5 stelle su temi scottanti e controversi sui quali devono contare più i valori che le convenienze.
Anche in Veneto, come in tutto il Paese, siamo di fronte ad una dura realtà, che ci obbliga a una riflessione profonda delle nostre scelte: politiche, organizzative e di rappresentanza.
Per quanto mi riguarda si conclude la mia presenza in Parlamento. Ma non cessa il mio impegno civico.
A maggior ragione sento, mai come ora, di fronte a questo risultato, così pesantemente negativo, il dovere di testimoniare e sostenere, con maggior nettezza di quanto abbiamo fatto finora, il valore profondo dei nostri ideali, delle nostre convinzioni economiche e sociali, civili e istituzionali, fondate sull’eguaglianza diffusa e la solidarietà condivisa; sulla parità tra tutte le persone e l’altruismo; su un’Europa più forte e migliore e su uno Stato più presente e federale, su un Veneto accogliente e sereno. Ripartiamo da tutto ciò, da noi stessi e dai nostri valori, con coraggio, senza arroganza, ma con determinazione; sia pure controcorrente e in minoranza, in politica e nella società, ma assieme a quel 20% di Veneti e di Italiani che hanno condiviso e sostenuto, col loro voto, le nostre ragioni di civiltà e di futuro”.

 

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