Con lo sguardo sempre rivolto al futuro, e in particolare allo sviluppo delle applicazioni digitali nel settore del gaming, all’interno della rubrica ‘L’Intervista di PressGiochi’ su PressGiochi MAG, abbiamo interpellato la dott.ssa Eleonora Faina, Direttrice Generale Anitec-Assinform, associazione aderente a Confindustria di riferimento per le aziende di ogni dimensione e specializzazione in campo digitale: dai produttori di software, sistemi e apparecchiature ai fornitori di soluzioni applicative e di reti, fino ai fornitori di servizi e contenuti connessi all’uso dell’ICT ed allo sviluppo dell’innovazione.
Con lo sguardo sempre rivolto al futuro, e in particolare allo sviluppo delle applicazioni digitali nel settore del gaming, all’interno della rubrica ‘L’Intervista di PressGiochi’ su PressGiochi MAG, abbiamo interpellato la dott.ssa Eleonora Faina, Direttrice Generale Anitec-Assinform, associazione aderente a Confindustria di riferimento per le aziende di ogni dimensione e specializzazione in campo digitale: dai produttori di software, sistemi e apparecchiature ai fornitori di soluzioni applicative e di reti, fino ai fornitori di servizi e contenuti connessi all’uso dell’ICT ed allo sviluppo dell’innovazione.
Da cosa nasce l’interesse della vostra associazione per il settore del gaming?
“Il nostro interesse nasce dal fatto che esso sta facendo da apripista per alcuni impieghi tecnologici che potranno interessare altri comparti, che sono fortemente in espansione. Il mondo digitale sta crescendo in maniera importante e il gaming sta portando avanti tutta una serie di sperimentazioni, con l’adozione di tecnologie come Realtà Aumentata, Metaverso, NFT, più tutto il mondo delle app, che ci consentono di vedere in maniera anticipatoria quello che accadrà in altri settori”.
Proprio il Metaverso sembra essere il grande fronte di sviluppo del gioco digitale, e non solo…
“Non c’è settore migliore del gaming per dirci quali sono i limiti e le opportunità di questa piattaforma tecnologica, dove si sperimentano devices fisici da tenere molto più a lungo che nei normali giochi, dove si sviluppano interazioni fra l’uomo e il mondo interamente virtuale, dove si può verificare cosa succede sulla blockchain, che nasce sull’impiego delle criptovalute, e ha visto poi lo sviluppo del NFT. Il Metaverso potrà rivoluzionare abitudini di consumo, modalità di lavoro e impiego del tempo libero. Sebbene si sia ancora nella fase sperimentale, il settore del gaming ha già visto creare al suo interno delle community di giocatori e nuove logiche di gioco, basate sul cosiddetto play-to-earn, in cui investi, guadagni, scambi e continui a giocare. La condizione indispensabile in futuro sarà l’interoperabilità tra metaversi, con la blockchain a ricoprire il ruolo di tecnologia abilitante per la creazione di un ecosistema completo e globale”.
Come valuta il rischio che il Metaverso e i mondi virtuali in genere possano sfuggire totalmente ai controlli?
“Indubbiamente ci sono temi di carattere regolatorio che devono essere affrontati, quali ad esempio il rispetto della privacy, la protezione dei dati e delle transazioni di denaro, la tutela dei diritti legati al NFT. Ma il tema più rilevante, nel contesto del gaming, è certamente quello della tutela dei minori. Quindi, le tecnologie devono essere adattate affinchè la piena fruibilità delle opportunità che saranno offerte dal Metaverso sia contemperata con la necessità da parte delle autorità di prevenire e contrastare comportamenti illeciti. I dati di settore ci dimostrano che le capacità di innovazione possono spingersi molto in avanti, grazie anche alle collaborazioni che sorgono fra aziende appartenenti a settori industriali e produttivi diversi”.
Oggi, quanto il gioco digitale è in grado di garantire la sicurezza degli utenti?
“Il gioco digitale presenta alcuni elementi virtuosi su cui stiamo ragionando. Dal punto di vista del controllo fiscale e della capacità di tracciare le informazioni, consente di avere una maggiore veridicità e sicurezza riguardo i comportamenti dei giocatori, in particolare quelli illeciti. A nostro parere, esso ha raggiunto un alto grado di affidabilità in questo senso. Ma per prevenire la fuga verso il gioco illegale bisogna lavorare molto anche sul fronte dell’education degli utenti e dei più giovani in particolare”.
La tecnologia attira molto i ragazzi e anzi è una cosa che fa parte del loro Dna, tanto che oggi si parla di ‘nativi digitali’. Non crede che ciò possa condizionarne la corretta crescita dal punto di vista individuale e sociale?
“Bisogna tener presente che tanti ragazzi entrano nel mondo digitale proprio grazie ai videogiochi, e non utilizzano più lo smartphone in maniera passiva ma attiva, diventando essi stessi sviluppatori, e questo è un elemento che va valorizzato. Però è anche vero che questo tipo di passione va guidata e orientata a far acquisire nuove competenze. Ad esempio, considerando che la tecnologia più diffusa è l’Intelligenza Artificiale, i cui confini non sono ancora conosciuti, tutti noi ci stiamo tutti impegnando per diffonderla in maniera corretta.
Oggi viviamo in quella che definisco la “società della responsabilizzazione”. Quando si ha a che fare con tecnologie che possono bypassare il controllo umano, devono esserci attenzioni maggiori anche da parte delle aziende. Infatti in questi ultimi mesi sono frequenti i dibattiti su quanto è rischioso un certo tipo di tecnologia, come la AI per l’appunto, soprattutto per i giovani, che non sempre sono capaci di cogliere il confine tra lecito e illecito e possono anche diventare oggetto di manipolazioni. Dunque per tutte le aziende l’investimento sull’informazione e sulla competenza deve essere una delle strategie basilari, per prevenire comportamenti che vanno anche contro i loro stessi interessi. E in effetti si è ormai affermata la responsabilità, da parte loro, di garantire un mercato sano, che non crei eccessivi danni alla salute per l’utente finale”.
Altro aspetto da tenere in conto è che la tecnologia digitale scavalca tutte le frontiere e non tutte le giurisdizioni sono in grado di affrontarla in maniera adeguata.
“Effettivamente siamo immersi in un contesto che va oltre i confini nazionali, con un sistema di interazioni fra spazi che non sono più fisicamente bloccati, perciò le regole dovrebbero seguire un processo di adattamento progressivo. Ma a ciò si arriverà solo quando le giurisdizioni saranno in grado di capire come funziona il mondo digitale e di seguirne l’evoluzione. Sull’altro versante, non si può negare che il digital ha ampliato sì le possibilità di gioco ma anche quelle di rischio. E’ ovvio che tanto più aumenta la complessità della tecnologia, tanto meno le persone sono dotate degli strumenti per fare fronte ai rischi connessi. Perciò, ribadisco che oggi il ruolo delle imprese è anche di education del consumatore. In proposito, vorrei ricordare che prima che l’Europa creasse due regolamenti di cui poi vedremo l’efficacia, le aziende global avevano creato dei codici di autoregolamentazione per gestire i rischi collegati alla loro struttura di business”.
Una regolamentazione eccessiva può essere dannosa come una regolamentazione carente. È d’accordo su questo?
“Il digital ha vissuto per tanti anni una fase di libera sperimentazione, di cui si è certamente giovato. Oggi le sfide regolatorie sono aumentate parecchio e le aziende devono essere strutturate per affrontarle. Ci sono regole che investono il settore digitale nella sua interezza e regole che riguardano in maniera specifica il gioco digitale. forme di regole dove le applicazioni digitali ricadono su vari settori. La sfida è di tenere insieme tutto insieme e non alimentare troppa ambizione del settore pubblico a introdurre chissà quali nuove regole. Abbiamo visto che i codici di autoregolamentazione di cui parlavo hanno funzionato, consentendo di mappare meglio i rischi del business stesso ed essendo più adattabili alle esigenze emergenti. Di fatto, più le regole sono rigide più vanno incontro a strategie di aggiramento. Meglio allora avere dei principi guida, che servono anche a creare politiche di education”.
In definitiva, cosa dobbiamo attenderci in prospettiva futura?
“Non sappiamo del tutto cosa succederà e quali rischi emergeranno nel tempo. Non arriveremo mai a un punto completamente pacificato ma il problema è come strutturarci per stare in questo mondo che offre sempre sfide e opportunità nuove. L’industria dovrà lavorare molto su quella che si chiama responsabilità sociale d’impresa; è impegno che abbiamo assunto come associazione e che vogliamo portare avanti in maniera congiunta con le aziende”.
Marco Cerigioni – PressGiochi MAG
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