“I rischi che si celavano dietro al famigerato articolo 9 del Decreto Dignità erano e sono noti. Erano noti perché in tutte le occasioni non ho lesinato energie per sottolineare
“I rischi che si celavano dietro al famigerato articolo 9 del Decreto Dignità erano e sono noti. Erano noti perché in tutte le occasioni non ho lesinato energie per sottolineare il tratto demagogico della norma”.
Lo afferma a PressGiochi l’on. Alessio Butti di Fratelli d’Italia commentando i recenti scontri tra il Vicepremier Luigi Di Maio, il M5S e l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni che ha emanato lo scorso aprile le linee guida per l’applicazione dell’art. 9 del Decreto Dignità relativo al divieto di pubblicità e sponsorizzazioni legate al gioco d’azzardo.
Durante l’esame in Parlamento, spiega Butti, “gli emendamenti sono stati dichiarati inammissibili o bocciati in aula. Quell’articolo trasudava inapplicabilità ma per Di Maio era una questione di visibilità personale e di bandierine politiche. Chiunque, in buona fede, avesse letto la misura è l’avesse applicata al settore sportivo si sarebbe accorto delle incongruenze. L’AgCom ha fatto il suo mestiere e secondo me ancora troppo timidamente. L’arroganza del ministro è giunta addirittura all’intimidazione nei confronti di una Autorità “terza”. Siamo alla fine del mondo”.
Nella recente segnalazione inviata al Governo, l’Agcom evidenzia l’impatto del divieto su settori quali quello dell’editoria, delle Tv e dello sport.
“Per quel che concerne il settore audiovisivo, Confindustria radio tv ha stimato che l’introduzione del divieto comporta a carico dei broadcasters una perdita – in termini di ricavi pubblicitari – di circa sessanta milioni di euro.
Considerazioni del tutto analoghe valgono per il settore dell’editoria quotidiana e periodica. Nel 2017 gli investimenti pubblicitari nel settore dei giochi e scommesse sono stati pari a 22,7 milioni di euro.
Infine, con più specifico riguardo al settore sportivo, la Lega Serie A ha sottolineato come tale settore in generale si finanzi con il ricorso a sponsorizzazioni e vendita dei diritti televisivi. Se si guarda al panorama europeo, il mercato delle sponsorizzazioni nel calcio e nello sport ha raggiunto nel 2018 il valore di oltre venti miliardi di euro. La perdita in termini di ricavi per il solo sistema calcio (italiano) a seguito dell’entrata in vigore del divieto in esame si stima in circa 100 milioni di euro l’anno con la conseguente sostanziale penalizzazione in termini di competitività nei confronti delle altre Leghe europee”.
Alla luce di questi effetti dannosi per numerosi settore legati indirettamente al betting e al gioco più in generale, l’on. Butti ha presentato una interrogazione alla Camera per chiedere il rinvio di almeno un anno dell’introduzione del divieto per permettere alle societa sportive di introitare nuovamente ricavi utili per i progetti sportivi anche attraverso la sottoscrizione di contratti di sponsorship con il mondo del betting.
“Il mio obiettivo – spiega l’onorevole di Fratelli D’Italia – è sensibilizzare i ministeri e le loro strutture affinché, in un sussulto di buon senso, intervengano prima che sia troppo tardi”.
Crede che vietare la pubblicità dell’azzardo inciderà sulla domanda e sul fenomeno del gioco patologico?
“No. Credo che le ‘scommesse clandestine’ siano uno dei problemi veri che, naturalmente, il testo non affronta e quindi non risolve. Credo che occorra un intervento culturale ed educativo perché se qualcuno scommette per il gusto di scommettere è un conto, se lo fa posseduto da una patologia è un altro discorso. Credo che occorrerebbe prima intervenire sulle macchinette da bar, che distruggono la vita ai pensionati, piuttosto che sulle scommesse sportive. Veda, il divieto di pubblicizzare il tabacco prima di generare qualche utilità ha dovuto attendere un attento intervento legislativo, quello del Ministro Sirchia, altrimenti nonostante il divieto di pubblicità avremmo ancora, ad esempio, locali pubblici, cinema, uffici etc impestati dal fumo”.
PressGiochi