Il Consiglio di Stato si pronuncerà – presumibilmente nell’arco di due mesi – sulla prima sanzione che l’AgCom ha emesso nei confronti di Google sul divieto di pubblicità del gioco.
Il Consiglio di Stato si pronuncerà – presumibilmente nell’arco di due mesi – sulla prima sanzione che l’AgCom ha emesso nei confronti di Google sul divieto di pubblicità del gioco. Questa mattina, di fronte alla Sesta Sezione, si è celebrata l’udienza di merito al termine della quale il ricorso è stato mandato in decisione.
Si tratta del primo ricorso di questo tipo che arriva di fronte ai giudici di Palazzo Spada – ma già il 23 maggio se ne discuterà un secondo – e si spera che questa sentenza, emessa in ultimo grado di giudizio, possa aiutare a fare chiarezza sulla questione. Il Garante delle Telecomunicazioni e la compagnia di Mountain View sono al centro di un’aspra battaglia per determinare i confini del divieto, e soprattutto per definire quali compiti di sorveglianza spettino alle compagnie che gestiscono social media e offrono servizi di indicizzazione sul web. Google ha infatti ricevuto diverse sanzioni, alcune ammontano a diversi milioni di euro, e peraltro anche altre compagnie hanno ricevuto contestazioni analoghe.
Nell’udienza di oggi si è discusso della sanzione da 100mila euro che la compagnia aveva ricevuto nel 2020 per dei contenuti pubblicizzati con il servizio Google Ads, in sostanza quindi quelli che consentono di ottenere una buona indicizzazione sul motore di ricerca. In primo grado, il Tar Lazio ha annullato la sanzione, in sostanza spiegando che la compagnia non possa essere ritenuta responsabile dei contenuti pubblicati dai clienti del servizio.
Nell’udienza di questa mattina, i legali di Google hanno sostenuto che oltretutto il cliente in questione aveva modificato i contenuti che sarebbero apparsi sul motore di ricerca, comportamento che ha reso inefficaci i controlli. Non appena venuto a conoscenza dell’illecito, Google avrebbe immediatamente rimosso i contenuti violati.
Nell’udienza si è discusso inoltre dell’ambito di applicazione della direttiva Ue sull’e-commerce – in base alla quale, appunto, l’hosting provider non è responsabile per i contenuti caricati dagli utenti – e delle verifiche che Google effettua a monte sui quanto viene pubblicato dai soggetti che ottengono la qualifica di partner, e quindi non sui normali utenti, ma sui soggetti che hanno un rapporto commerciale con il provider. Si tratta di un tema fortemente controverso, secondo l’AgCom infatti Google non effettuerebbe solamente dei controlli automatizzati, ma visionerebbe anche filmati e messaggi, di conseguenza dovrebbe essere consapevole delle eventuali violazioni commesse. Una tesi che però in primo grado il Tar ha respinto. Si attende adesso la decisione del Consiglio di Stato.
PressGiochi
Fonte immagine: PALAZZO SPADA SEDE DEL CONSIGLIO DI STATO
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