Dal Presidente della Delegazione Sapar Puglia, dott. Domenico Distante la replica al Presidente della Consulta Nazionale Antiusura Mons. D’Urso in merito alle dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi su azzardo e
Dal Presidente della Delegazione Sapar Puglia, dott. Domenico Distante la replica al Presidente della Consulta Nazionale Antiusura Mons. D’Urso in merito alle dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi su azzardo e indebitamento:
“Ci auguriamo che le cifre dell’indebitamento delle famiglie italiane che il presidente della Consulta Nazionale Antiusura mons. D’Urso non siano le stesse riportate dal presule in altri convegni a carattere locale e nazionale. Considerando che, ad esempio, sui dati del gioco legale del 2016, il presidente della Consulta ha riportato in modo del tutto strumentale i dati errati pubblicati da una piattaforma editoriale quando avrebbe potuto avvalersi delle cifre ufficiali pubblicate dallo Stato. Quello stesso Stato che il presidente della CNA non esita a definire “biscazziere”.
E’ ben nota alla Sapar Puglia la posizione di ostinata chiusura di mons. D’Urso alle ragioni che ci spingono a replicare alle sue dichiarazioni, soprattutto perchè non supportate da elementi oggettivi. Nonostante il reiterato invito ad avviare forme di dialogo con la Consulta e con tutti gli attori sociali e organi istituzionali al fine di individuare un percorso comune per arginare il fenomeno delle patologie DAP. Purtroppo nulla è accaduto, se non la sistematica campagna denigratoria nei confronti di quella che è considerata in termini di fatturato e di posti di lavoro la terza industria italiana.
E’ noto il fine della Consulta di gettare discredito in un contesto imprenditoriale la cui immagine si vuole affiancare al malaffare e alla criminalità organizzata, nonostante gli sforzi e la collaborazione attiva degli operatori del settore con le forze dell’ordine. Sforzi finalizzati ad arginare la diffusione della illegalità. Purtroppo dobbiamo prendere atto che mons. D’Urso, il quale plaude a qualsiasi iniziativa sulle misure di contrasto al gioco, consideri almeno per una volta il coinvolgimento di decine di migliaia di lavoratori che rischiano di perdere il posto di lavoro, di imprese che investono e che contribuiscono a sviluppare un indotto che a sua volta genera economia e occupazione. Ma come sempre accade Mons. D’Urso affiancato da Attilio Simeone, coordinatore del cartello “Insieme contro l’Azzardo” raccontano storie lontane dalla realtà, riportando cifre non ufficiali.
Le proposte enunciate da esponenti delle forze politiche del nuovo Governo in materia di contrasto al gioco patologico, alle quali fa riferimento il presidente della Consulta, focalizzano l’attenzione su provvedimenti che nel settore delle macchine da intrattenimento (awp) sono obsoleti rispetto all’avvento delle nuove tecnologie. L’introduzione del cosiddetto “distanziometro” delle sale da gioco, che sembra sia diventato il cavallo di battaglia nella confusa legiferazione in molte regioni ed enti locali, è un elemento dissuasivo per nulla efficace, la cui deterrenza viene annullata dalle innumerevoli forme di gioco online, che non conoscono distanze ma che alimentano anche la diffusione della illegalità. Siamo concordi con quanto afferma Attilio Simeone, quando fa riferimento a leggi, confuse e superficiali che non affrontano il fenomeno in tutta la sua complessità.
Al riguardo è sufficiente soffermarsi sulla conferenza unificata Stato-Regione del 2017 che nel settembre dello scorso anno ha tracciato le linee guida per una normativa omogenea sul territorio nazionale ma la cui attuazione è subordinata al varo di un decreto legge (atteso da ottobre del 2017) da parte del Governo.
Capitolo più delicato quello del sovraindebitamento delle famiglie che non può in alcun modo essere ricondotto alla pratica del gioco che pur essendo potenzialmente una concausa (da dimostrare) evidenzia come tali patologie non hanno ancora trovato una adeguata considerazione nell’ambito del SSN, semmai affidata ad associazioni di volontariato beneficiarie di fondi pubblici.
Vale anche una considerazione finale che Sapar rivolge al presidente della Consulta mons. D’Urso e che SAPAR pone come elemento aggiuntivo di riflessione: dove non c’è il gioco legale esiste quello illegale, gestito quello si da organizzazioni malavitose il cui rapido diffondersi esula da controlli e verifiche. E’ un dato di fatto incontestabile, verificabile in quelle regioni italiane ove leggi capestro stanno determinando lo smantellamento di un settore, quello del gioco legale, con pesanti ricadute sul piano occupazionale generando un sistema in cui a dominare è esclusivamente l’illegalità. L’Associazione Sapar nella certezza che sia possibile affrontare tali problematiche nell’ambito di un percorso comune e condiviso conferma la propria disponibilità a incontrare tutti gli attori, gli enti e le istituzioni al fine di individuare soluzioni comuni e condivise in grado di contemperare le esigenze di ciascuno e soprattutto per il bene della collettività. Auspichiamo inoltre che entro il prossimo dicembre 2018 la Regione Puglia intervenga tempestivamente con gli opportuni correttivi della normativa regionale che così fatta provocherà la chiusura di numerose imprese del settore e la perdita di migliaia di posti di lavoro. Ciò comporterà conseguenze negative poiché con lo smantellamento del gioco legale si cederà il passo alla illegalità. E di questo qualcuno dovrà risponderne in termini di precise responsabilità.
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