14 Gennaio 2025 - 23:48

CTD. Cifone (Acogi): “Ingiusto definire un’intera categoria come “diversamente legale””

All’indomani di ben due sanatorie che attestano la consapevolezza da parte dello Stato dell’esistenza dei centri elaborazione dati quale categoria professionale implicitamente riconosciuta nonché la concreta volontà di superare le

07 Marzo 2016

All’indomani di ben due sanatorie che attestano la consapevolezza da parte dello Stato dell’esistenza dei centri elaborazione dati quale categoria professionale implicitamente riconosciuta nonché la concreta volontà di superare le discriminazioni causate ai centri a mezzo di bandi lacunosi e lesivi di interessi legittimi, ci ritroviamo ancora una volta al cospetto di molteplici contraddizioni.

Lo dichiara in una nota il presidente dell’Agcai Ugo Cifone.

E’ fuorviante e non corrispondente al vero descrivere i ctd come “diversamente legali”. Questa definizione è stata usata dal Direttore degli Affari legali dei Monopoli ma anche da chi aderendo a tale surreale espressione non ha colto l’essenza di una realtà che, sebbene meriterebbe obbiettività, attrae ancora contraddittorietà e confusione a discapito di utenti e/o lettori.

Tutto ciò è sconcertante. Non è ammissibile, allo stato attuale, operare ancora una distinzione tra centri con il logo ADM e quelli “a cui manca qualcosa” – la concessione o l’autorizzazione – motivo che, a parere dello Stato e di altri, dovrebbe giustificare l’addebito di irregolarità rivolto ai CTD privi del logo “statale”, nonostante la sanatoria abbia garantito alle casse statali ingenti entrate sia l’anno scorso, sia quest’anno.

E’ la nostra Italia delle figuracce perché parla e scrive senza riflettere e senza uno sguardo “storico” al settore delle scommesse! E’ ingiusto definire un’intera categoria come “diversamente legale”, esattamente come si vuole mettere un vestito “elegante e corretto” a chi il perbenismo co-mune definisce “diversamente abile” senza comprendere, e riflettere su quella situazione e sui motivi che l’hanno creata. Non è corretto – conclude Cifone – parlare in questi termini di chi come me è stato costretto a difendersi, perseverando per un decennio nel tentativo di dimostrare la propria legittima condotta, e non lo è nei confronti dei cittadini giocatori che hanno diritto a chiarezza, coerenza politica e concretezza e non a stratificazioni informa-tive, ossia di una comunicazione volutamente sommaria, per di più fuorviante perché contraddittoria e confusionaria.

 

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