06 Gennaio 2025 - 13:35

Crepet: “In Italia non esiste un centro del SSN che curi la ludopatia”

“Con la ludopatia tutto è molto più complicato – ha spiegato lo psichiatra Paolo Crepet intervenuto al convegno Sapar ‘Gioco legale’ – rispetto alle classiche dipendenze da sostanza. I giocatori

11 Dicembre 2015

“Con la ludopatia tutto è molto più complicato – ha spiegato lo psichiatra Paolo Crepet intervenuto al convegno Sapar ‘Gioco legale’ – rispetto alle classiche dipendenze da sostanza. I giocatori d’azzardo in genere sono multi dipendenti, è una popolazione che ha varie dipendenze e una di queste è quella del gioco; non sono tante, si stima un numero di 12mila dipendenti. Non possiamo farne una questione ideologica, bisogna essere realisti. Non possiamo fare scienza con il pressappochismo di coloro che stimano numeri esorbitanti di giocatori patologici. Serve uno studio attendibile.

La fascia veramente a rischio non sono i giovani ma una fascia intermedia. Si dà per scontato che il SSN curi e paghi questa patologia, mentre in realtà non è così. In Italia non saprei dove mandare a curare i miei pazienti giocatori; dove li mando? Dal centro privato che è spuntato dal nulla per curare il Gap?

Dove andranno i 50 mln previste nell’emendamento del Governo? E’ un regalo di Natale per lavare le coscienze. Non possiamo curare a caso questo problema, serve maggior certezza. Non c’è una evidenza in Italia di un centro pubblico che cura il Gap”.

 

“La ludopatia – continua lo psochiatra – è uno spauracchio: non credo si possa continuare ad andare avanti dicendo cose generiche pur di metter alcol sul fuoco su questo tema. Dentro questo problema c’è un problema di carattere economico e psichiatrico.

Il gratta e vinci non è per antonomasia un gioco che crea dipendenza, perché non creano quel meccanismo che porta le persone a non riuscire a smettere. Dovremmo intervenire con nuovi requisiti tecnici alle slot come lo stop delle macchine dopo una certa attività oraria.

Non capisco come mai si mantenga una certa indeterminatezza e non si intervenga una volta per tutte a chiarire i dati sul numero di giocatori. Forse questa situazione di incertezza fa comodo. Devono essere individuati i centri che possono curare il Gap e prevedere un modus operandi valido per tutti da seguire”.

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