In attesa di Ice Totally Gaming, la fiera dell’intrattenimento internazionale che si aprirà martedì prossimo a Londra per la sua 20ima edizione, abbiamo intervistato Giulio Coraggio avvocato specializzato in diritto delle nuove tecnologie, privacy, giochi e diritto commerciale, che opera
In attesa di Ice Totally Gaming, la fiera dell’intrattenimento internazionale che si aprirà martedì prossimo a Londra per la sua 20ima edizione e di cui PressGiochi è media partner, abbiamo intervistato Giulio Coraggio avvocato specializzato in diritto delle nuove tecnologie, privacy, giochi e diritto commerciale, che opera nello studio legale internazionale DLA Piper.
In Inghilterra, nel Regno delle scommesse per eccellenza, quali sono stati gli interventi legislativi che hanno caratterizzato il mercato del gaming nell’anno che si è appena concluso?
Il cambiamento più importante è stato senza dubbio l’introduzione della c.d. point of consumption tax e l’obbligo per tutti gli operatori che offrono giochi a distanza a favore di utenti che si trovano in Gran Bretagna di ottenere una licenza inglese.
Si tratta di un cambiamento epocale per la Gran Bretagna che è sempre stato un Paese incline a riconoscere la possibilità per soggetti titolari di licenze in altre giurisdizioni di operare anche in Gran Bretagna. Ma si tratta anche di un passaggio storico per il mondo del c.d. .COM in quanto il numero di Paesi in cui è ora possibile operare sulla base di una licenza “europea” diversa da una licenza locale si è notevolmente ridotto dove invece fino a 3/4 anni fa questa era la regola.
Tale cambiamento ha avuto un impatto anche sulle casse degli operatori in quanto la point of consumption tax che è pari al 15% della spesa rappresenta un costo di gran lunga maggiore alle imposte sui giochi previste da giurisdizioni quali Malta e Gibilterra dove la maggior parte degli operatori hanno sede. Ne consegue che questa nuova tassa ha portato ad una contrazione degli investimenti di marketing che sono ancora notevoli tuttavia, considerando le vastissime dimensioni del mercato dei giochi online in Gran Bretagna.
Guardando al mercato inglese, secondo lei quali sono le best practices cui dovrebbe ispirarsi il legislatore domestico nel regolare l’offerta di gioco?
Secondo me quello che il legislatore italiano può apprendere dal mercato inglese è che una tassazione eccessiva non è la soluzione vincente. E’ quantomeno curioso che il mercato inglese con le sue vaste dimensioni abbia una tassazione sui giochi online più bassa di quella italiana. Le autorità inglesi hanno compreso che una tassazione eccessiva avrebbe portato ad una riduzione degli investimenti pubblicitari ed in generale ad una riduzione di tutto il giro d’affari che è intorno al gioco online con un conseguente impatto negativo sull’economia inglese.
Il governo inglese come affronta la questione del gioco patologico?
Il governo inglese ha adottato molto prima di noi un codice di autodisciplina pubblicitario relativo al settore del gioco la cui adozione è monitorata in modo molto stringente. A parte questo, ritengo che la Gran Bretagna sia un Paese più maturo in relazione al gioco, in cui il gioco non viene criminalizzato. E questo comporta che gli episodi di gioco patologico siano meno frequenti perché la popolazione vede il gioco come parte della loro cultura piuttosto che un’attività pericolosa e da condannare. Ciò evita che si generi quello spirito di “evasione” dalle regole della società che spesso porta ad abusi.
In Italia l’introduzione di nuove tasse al settore dell’automatico attraverso la legge di Stabilità rischia di mettere fine ad un importante comparto del gioco pubblico. Cosa ne pensa?
Ritengo che il contributo di € 500 milioni richiesto ai concessionari di apparecchi da intrattenimento mostri la carenza di conoscenza del settore da parte del legislatore. Il comparto è già in crisi anche a causa di una tassazione che è stata più che raddoppiata in una fase ancora di startup per le VLT e a causa di leggi regionali e comunali volte a limitare gli orari, la dislocazione delle sale da gioco ed ad introdurre incentivi alla rimozione degli apparecchi. E questo contributo che sarà con molta probabilità impugnato dai concessionari potrebbe dare il colpo decisivo ad un settore che porta comunque notevoli entrate fiscali per lo Stato.
Secondo Lei come andrà a finire? Il governo Renzi riuscirà a trovare una soluzione che possa contemperare da un lato la questione sociale e dall’altro le esigenze degli operatori del settore?
Questo sarà possibile solo se il governo comprenderà che il settore dei giochi non può essere più il “bancomat” dello Stato ma è un settore economico come gli altri che deve essere regolamentato sulla base di una normativa da concordare con gli attori del mercato.
Guardando al futuro del mercato del gaming, quanto peserà la diffusione del comparto online e delle nuove tecnologie in Italia e in Europa?
Il gioco online rappresenta ancora una porzione molto limitata del settore del gioco. Tuttavia, ritengo che le nuove generazioni tenderanno sempre più ad evitare le buie sale da gioco e preferiranno scommettere tramite i loro “gadget”. La sfida più importante riguarderà la capacità di innovazione del settore dei giochi che tradizionalmente è stato abbastanza lento nel recepire i cambiamenti tecnologici.
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