La ‘specializzazione’ della rete generalista può portare ad innalzare il livello di protezione dei giocatori.
L’Eurispes con il suo Osservatorio su ‘Giochi, Legalità e Patologie’ è recentemente intervenuto presso il Parlamento europeo in Italia sul tema del “Il riordino del gioco pubblico e il ruolo dell’offerta territoriale in Italia” mettendo in evidenza i risultati del nuovo studio a cui l’ente sta lavorando. In particolare si mette in evidenza il ruolo svolto dal territorio e dalla rete di operatori nel garantire la legalità dell’offerta e la prevenzione dal gioco patologico.
Incontriamo per l’occasione i direttori dell’Osservatorio, gli avv. Chiara Sambaldi e Andrea Strata.
Avv. Sambaldi, alla luce delle analisi svolte dall’Osservatorio, quali sono le evidenze che, secondo voi, il Governo dovrebbe considerare avviando il riordino?
“L’importanza di un intervento attuativo che sia organico, che parta da una visione d’insieme, senza creare squilibri tra l’area del gioco online e l’area del gioco terrestre, tenendo conto che le due aree sono strettamente interconnesse. Anche i più recenti fatti di cronaca relativi all’utilizzo di piattaforme online illegali per effettuare scommesse – afferma l’avvocato nell’intervista pubblicata su PressGiochi MAG – hanno dimostrato che la criminalità opera sul territorio anche se le piattaforme utilizzate sono online. Questo significa che il territorio va protetto e presidiato con la presenza di un’offerta legale diffusa e non ghettizzata. I rischi connessi all’indebolimento del presidio di legalità, rappresentato dal gioco pubblico, sono stati più volte evidenziati da esponenti della magistratura e dagli esperti di pubblica sicurezza. Non si tratta di una conclusione a sostegno di una politica espansiva in materia di giochi pubblici bensì di un’evidenza tecnica che dovrebbe essere considerata nel disegnare i criteri distributivi del gioco pubblico sul territorio”.
E questo come si concilia con la tutela della salute e il contrasto delle dipendenze?
“Nel documento, che contiene i primi risultati dello studio condotto dall’Osservatorio, – ci risponde il prof. Strata – evidenziamo l’importanza dell’intermediazione umana nel contrasto e nella prevenzione del Disturbo da Gioco d’Azzardo, che in effetti manca nel gioco online. Già nel 2009, nella ricerca ‘L’Italia in Gioco’, l’Eurispes evidenziava la delicatezza del ruolo degli esercenti i quali trovandosi a più stretto contatto con i giocatori hanno la possibilità di rilevarne eventuali comportamenti deviati rispetto ad una sana passione per il gioco. Occorre segnalare l’impraticabilità di quanto fino ad oggi avanzato per il contrasto al Disturbo da Gioco d’Azzardo, risultando in qualche misura paradossale che gli strumenti proposti per il gioco fisico (‘distanziometro’ e riduzione oraria) possano essere raggirabili attraverso il gioco online, che resta ‘aperto’ 24 ore al giorno e risulta fruibile via smartphone o tablet anche dall’interno di ‘luoghi sensibili’”.
Quali proposte avanza in proposito l’Osservatorio?
“Tutti gli addetti alla rete territoriale di offerta del gioco – continua Strata – andrebbero formati attraverso protocolli obbligatori e certificati. Quella che potremmo definire la ‘specializzazione’ della rete generalista può portare ad innalzare il livello di protezione dei giocatori. Naturalmente i protocolli devono essere condivisi e scientificamente avanzati e devono avere valore su tutto il territorio nazionale. L’Osservatorio approfondirà il tema della formazione certificata in ambito di gioco pubblico con un’analisi di dettaglio nei prossimi mesi. Per quanto concerne il canale online, crediamo che le nuove tecnologie possano essere di grande aiuto per il contrasto al Disturbo da Gioco d’Azzardo e un contributo importante può venire dagli operatori; accanto alla tecnologia poi occorre valorizzare e promuovere iniziative di sensibilizzazione e prevenzione nelle scuole.
Nel documento dell’Osservatorio Eurispes si parla ancora della dicotomia legale/illegale. Si sono fatti passi avanti su questo fronte?
“Il gioco pubblico nasce per contrastare il gioco illegale e criminale quindi la funzione di presidio di legalità non è in discussione, anche se fatica ad essere accettata da una parte dell’opinione pubblica ed è addirittura negata da una parte della letteratura più recente che in questo modo fomenta la confusione tra legale e illegale e non contribuisce alla crescita del dibattito.
Noi – spiega Sambaldi – non condividiamo questa impostazione rinunciataria e finalizzata a criminalizzare un intero comparto industriale. È prioritaria un’analisi in profondità orientata a tracciare in modo netto i confini tra legale e illegale e a far emergere eventuali falle o debolezze del sistema dei concessionari dello Stato e delle rispettive filiere, per formulare proposte correttive che vadano nella direzione di un innalzamento del livello di protezione degli interessi pubblici coinvolti. Va ricercato un punto di equilibrio tra tutela della sicurezza e tutela della salute”.
“Il settore – aggiunge Strata – sembra soffrire di un’atavica difficoltà a comunicare la propria identità all’opinione pubblica e alle stesse Istituzioni relativamente alle proprie caratteristiche strutturali e di impianto. Si fatica a considerare il comparto del gioco pubblico come una vera e propria realtà industriale, facente parte a pieno titolo dell’economia legale. Certo una parte del mondo dell’informazione non aiuta se si pensa che ancora si confonde il gioco pubblico con quello illegale e si citano (erroneamente) i volumi di gioco complessivi per quantificare non solo la spesa dei giocatori, ma anche la “ludopatia”. Anche su questo fronte riteniamo necessaria una riflessione profonda. Ribadiamo che una formazione adeguata, professionale e certificata, unitamente alla ricerca scientifica e ad una corretta informazione siano le ricette di cui il settore ha più bisogno”.
Le analisi dell’Osservatorio sono citate per essere a sostegno del comparto del gioco legale…
“Nel 2009, l’Eurispes nel suo rapporto “L’Italia in gioco, percorsi e numeri dell’industria della fortuna” non raccolse l’apprezzamento di alcuni segmenti del settore per aver acceso un faro sulle dipendenze da gioco, evidenziando al contempo la mancanza di dati certi sulla loro diffusione. Dal 2017 il Disturbo da Gioco d’Azzardo rientra nei livelli essenziali di assistenza ma manca uno studio nazionale aggiornato. Con la costituzione dell’Osservatorio Permanente le analisi dell’Eurispes – conclude l’avv. Sambaldi – si sono concentrate su alcuni territori regionali al fine di fotografare lo stato dell’arte e la posizione critica assunta dall’Istituto nei confronti degli strumenti del “distanziometro” e delle fasce orarie, introdotti dalle Regioni per contrastare il DGA, è stata ampiamente sviluppata. E’ stato più volte evidenziato, senza alcuna retorica e attraverso un’approfondita analisi di contesto, come fosse necessario un approccio responsabile in primis del legislatore e del governo. Dopo anni caratterizzati dalla mancanza di una politica nazionale sui giochi, oggi il governo ha la responsabilità di avviare e attuare la stagione del riordino attraverso un attento bilanciamento degli interessi in campo”.
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