La European Gaming and Betting Association (EGBA), associazione che rappresenta i maggiori operatori europei licenziatari per il gioco online, ha scritto alle autorità italiane ed europee, come ADM, MEF e
La European Gaming and Betting Association (EGBA), associazione che rappresenta i maggiori operatori europei licenziatari per il gioco online, ha scritto alle autorità italiane ed europee, come ADM, MEF e Commissione europea per chiedere che il Governo italiano notifichi alla Commissione Europea, attraverso il sistema di notifica TRIS, il bando di gara per le concessioni sul gioco a distanza previsto dall’art. 1 comma 727, lettera e) della legge 160/2019, che dovrebbe essere pubblicato il 30 Giugno 2021 e non risulta ancora notificato.
“Inoltre, EGBA – si legge nel documento a firma del segretario generale Maarten Haijer – desidera svolgere alcune considerazioni sul nuovo Bando.
In primo luogo, la nuova procedura impone un limite di 40 concessioni, che saranno operative per i prossimi 9 anni, a far data del 1 Gennaio 2023. Si tratta di una notevole restrizione al numero delle concessioni, specialmente se paragonata al precedente bando per il gioco a distanza del 2016 in cui vi era un limite di 120 concessioni e considerando che, al momento, vi sono circa 90 concessionari online operanti nel paese, che scadranno il 31 Dicembre 2022.
Una situazione simile è stata già criticata in un parere circostanziato della Commissione Europea sul bando del 2011 indetto dalle autorità tedesche poiché quel bando imponeva un limite di 20 concessioni per operatori di scommesse sportive.
Nel parere, la Commissione ha evidenziato che “tali restrizioni devono essere adatte a raggiungere gli obiettivi preposti e soddisfare le condizioni previste nella giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea riguardo la loro proporzionalità” considerando che simili restrizioni rendono il mercato meno sostenibile e attraente sia per gli operatori che per i consumatori. In secondo luogo, il costo di una concessione non sarà più basato su un importo fisso, come è nella maggior parte dei paesi europei, ma per ottenere una concessione online gli operatori dovranno depositare un’offerta con una base d’asta iniziale di € 2,5 milioni.
Ciò chiaramente contrasta con l’individuazione di un importo fisso adottata nei precedenti bandi per il gioco online in Italia, tra € 200.000 e € 350.000.
Ma soprattutto, in questo modo, il costo della concessione sarà circa 10 volte più alto dello standard consolidato nei precedenti bandi italiani e in altri paesi equiparabili. Sebbene EGBA sia assolutamente rispettosa della discrezionalità degli Stati membri nello stabilire il costo delle concessioni sul gioco, vorremmo ricordare alle Autorità italiane che un importo molto elevato per le concessioni risulterebbe in un grave ostacolo verso il corretto funzionamento del mercato e porterebbe i giocatori a non essere attratti dal mercato legale.
Deve essere ricordato che limitando il numero degli operatori di gioco aventi una concessione senza una precisa giustificazione e alzando il costo di queste concessioni, l’Italia diminuirà l’attrattiva della sua offerta legale per i propri giocatori, i quali potrebbero voler continuare a giocare con operatori che al momento possiedono una concessione, ma presto potrebbero esserne privi se non riusciranno ad ottenerne una nuova, oppure saranno tentati di giocare o continueranno a giocare su siti di operatori non autorizzati e residenti extra Unione Europea, i quali offrono promozioni commerciali più attrattive e pubblicizzano i loro servizi in maniera aggressiva attraverso diversi canali di comunicazione.
Tutto ciò sarà deleterio per l’obiettivo principale della legge, ovvero la protezione dei consumatori, dato che le restrizioni spingeranno i giocatori italiani verso il mercato nero non regolato. Le considerazioni di cui sopra sono in linea con la giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, la quale ha stabilito che gli Stati membri devono indire procedure di assegnazione delle concessioni secondo criteri obiettivi, trasparenti, non discriminatori e proporzionali.
Ancor più importante, a prescindere dal contenuto del bando e il suo rispetto della legislazione europea e della giurisprudenza della Corte europea sul settore del gioco, EGBA vuole ricordare alle autorità italiane che l’obbligo di notifica è un requisito formale essenziale di per sé, contenuto nell’Articolo 5 della direttiva 2015/1535, il quale sancisce che: “gli Stati membri comunicano immediatamente alla Commissione ogni progetto di regola tecnica”.
Al riguardo, le regole tecniche sono definite nella direttiva 2015/1535 come “una specificazione tecnica o altro requisito o una regola relativa ai servizi, comprese le disposizioni amministrative che ad esse si applicano, la cui osservanza è obbligatoria, de jure o de facto, per la commercializzazione, la prestazione di servizi, lo stabilimento di un fornitore di servizi o l’utilizzo degli stessi in uno Stato membro o in una parte importante di esso”.
In aggiunta, secondo la giurisprudenza consolidata della Corte europea, le misure che ricadono nello scopo della direttiva di notifica e che non sono state notificate in fase di progetto non possono essere imposte dallo Stato membro poiché non possono essere applicate ai singoli (vedi in questo senso il giudizio della corte del 30 Aprile 1996, C-194/94, CIA Security). Perciò, EGBA considera di cruciale importanza per l’Italia, così come per tutti gli altri Stati membri dell’Unione Europea, la Commissione Europea e il settore, che la procedura di notifica corretta e il termine sospensivo di tre mesi per l’applicazione della legge siano rispettati.
Quindi, richiediamo alle autorità italiane competenti di notificare il nuovo Bando attraverso il sistema di notifica TRIS e di rispettare il termine sospensivo. Riassumendo, preme sottolineare come l’effetto cumulativo delle predette restrizioni influenzerà in maniera negativa la sostenibilità e la canalizzazione della domanda di gioco nel mercato italiano del gioco online legale, riducendo il mercato legale e spingendo i consumatori verso il mercato nero. Inoltre, non rispettando l’obbligo di notifica del nuovo bando, l’Italia ha infranto la direttiva 2015/1535 e conseguentemente è in violazione dell’ordinamento giuridico dell’Unione Europea”.
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