15 Novembre 2024 - 03:10

Con le dimissioni di Draghi, si avvicina davvero l’alba per gli operatori del gioco pubblico

Si è giocato tutto sulla metafora della lunga notte e dell’alba che stanno attendendo gli operatori del gioco pubblico, il dibattito tenuto la scorsa settimana in occasione della presentazione dei

22 Luglio 2022

Si è giocato tutto sulla metafora della lunga notte e dell’alba che stanno attendendo gli operatori del gioco pubblico, il dibattito tenuto la scorsa settimana in occasione della presentazione dei nuovi dati sul gioco della CGIA di Mestre e al quale hanno partecipato l’Agenzia delle Dogane e Monopoli con il direttore Stefano Saracchi e il Governo con il sottosegretario all’economia con delega ai giochi Federico Freni.

Il settore del gioco sta ‘vedendo l’alba’” aveva esordito Saracchi “perché il Governo sta lavorando ad una legge delega per riordinare il mercato”. Una ‘lunga notte’ dovuta alla pandemia e al fatto che negli ultimi anni il settore è stato oggetto di una serie di interventi normativi, soprattutto a livello locale, che ne ha messo a rischio la sopravvivenza. Ma ora il mercato si sta avvicinando alle ore del mattino. Non solo perché c’è (c’era, ndr) una legge delega pronta per essere approvata ma anche perché i dati di raccolta mostrano che si è tornati ai livelli pre-pandemia con le proiezioni dell’ADM sul 2022 che segnalano addirittura una crescita del 25% grazie al lavoro minuzioso svolto dall’Amministrazione di contrasto e emersione del canale illegale. Questo il senso del discorso del Direttore all’Ufficio Giochi di ADM.

Dalla sua, il sottosegretario Freni, proprio nelle ore in cui in Senato il Movimento 5 Stelle voltava le spalle al Presidente del Consiglio Mario Draghi, (tradimento che oggi sappiamo avrebbe portato alle dimissioni del Premier), mostrava una certa stanchezza e – agli occhi più attenti di alcuni – rassegnazione. Aveva parlato di inciviltà nella gestione della materia gioco da parte di alcuni esponenti del Parlamento. “Sono stanco” aveva detto. “Prima ancora sulla norma forse dobbiamo lavorare sulle coscienze. Le cose vanno fatte, noi ci abbiamo provato, abbiamo scritto una legge delega che è pronta e che è stata inviata a Palazzo Chigi. Io non ne posso più di sentire gente che si lamenta e sentire persone in Parlamento che non accettano i soldi del gioco per paura di sporcarsi. Questo è un settore industriale e come tale va gestito”.

E’ indubbio che l’arrivo in CdM di una legge delega volta a riordinare il settore dei giochi era stata una notizia che aveva dato speranza alle aziende del settore del gioco, che da anni attendono una riforma che permetta loro di tornare a pianificare quantomeno a medio termine, e fiducia che presto lo scoglio delle normative regionali potesse superarsi con una norma omogenea come più volte richiesto a gran voce della politica nazionale e dallo stesso rappresentante dell’Esecutivo. Ma c’erano forti dubbi che in questa Legislatura ci fossero i tempi materiali per approvare ed attuare con i decreti delegati quella delega, alla luce degli importanti temi di carattere internazionale sui quali era chiamato ad intervenire il Governo ‘di unità nazionale’.

Forse il Premier non aveva assolutamente intenzione di approvare la delega sui giochi tant’è che il documento è rimasto diversi mesi nei cassetti di Palazzo Chigi. Draghi, lo ha chiaramente spiegato nel suo discorso al Senato mercoledì parlando di ius soli, ius scholae, cannabis e legge Zan. “Voglio essere chiaro. Il Governo non è intervenuto perché ha deciso di non intervenire, per la sua natura di Governo fondato su un’ampia coalizione, chiamiamola di unità nazionale, nei temi di origine parlamentare”.
E sicuramente il tema dei giochi era uno di quelli che avrebbe spaccato la coalizione.

La fine della Legislatura, dichiarata ufficialmente oggi con la firma da parte del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella del decreto di scioglimento di Camera e Senato, di fatto permetterà agli italiani di avere prima un nuovo Governo che abbia finalmente quella legittimità popolare che è mancata agli ultimi Esecutivi, necessaria per intervenire sul riordino del settore, con una programmazione temporale ampia e adeguata.

Dipenderà ora dal tipo di Parlamento che eleggeranno gli italiani. Si volta pagina e si torna a lavorare da zero.
La speranza è di poter avere al MEF, un nuovo sottosegretario con delega ai giochi ugualmente determinato e preparato per affrontare la materia senza pregiudizi e condizionamenti. Solo così potrà essere scritta una legge che guardi con attenzione ai veri interessi per i quali esiste il mercato del gioco pubblico.
E non dimentichiamo di ricordarli:

  • contrasto all’illegalità;
  • interessi erariali,
  • ordine pubblico,
  • tutela del giocatore.

Noi aggiungiamo anche la tutela della rete di imprese che ormai da venti anni opera legalmente e al fianco dello Stato creando occupazione e garantendo legalità.
E sta proprio in questa rete, negli imprenditori che vi operano, nei dipendenti, nei concessionari che fanno da tramite con lo Stato, il segreto del successo di un futuro riordino del settore. Quelle aziende che rappresentano davvero l’eccellenza del mercato italiano e dalle quali deve venire l’esempio nell’affrontare ‘Il Tema’ per eccellenza del settore: la lotta al disturbo da gioco d’azzardo.
Così come in famiglia, i genitori devono dare ai bambini il buon esempio. Alla stessa maniera, nella filiera del gaming, le aziende leader devono dare l’esempio alla rete su come si deve operare e gestire correttamente l’utente per non cadere vittima di accuse di gioco d’azzardo patologico.

Dispiace infine, dover prendere atto che, le dimissioni di Draghi, di fatto, mettono fine al lavoro attento e minuzioso svolto dalla Commissione di inchiesta sul gioco illegale e sulle disfunzioni del gioco pubblico del Senato, che ha raccolto in questi dieci mesi tanti interventi interessanti e utili a definire un nuovo quadro normativo. Tutto lavoro che, vuoi o non vuoi, finirà nel cestino.
La parola passa agli italiani, a tutti noi, che – più che in passato – avremo la responsabilità di scegliere soggetti preparati e capaci e potremo finalmente far uscire dal Parlamento quegli elementi che si erano rivelati davvero poco credibili.

Solo allora, anche gli operatori del gioco legale potranno tornare a vedere questa tanto attesa alba.

 

Cristina Doganini – PressGiochi

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