Il presidente di Codere, Norman Sorensen chiede una tregua nella guerra legale che i fondi statunitensi, che controllano la maggior parte del capitale del Gruppo, e la famiglia Martínez Sampedro,
Il presidente di Codere, Norman Sorensen chiede una tregua nella guerra legale che i fondi statunitensi, che controllano la maggior parte del capitale del Gruppo, e la famiglia Martínez Sampedro, fondatori e detentori di quasi il 15%, rimossi dalla presidenza ormai da due anni.
Per Sorensen, la società deve affrontare la propria situazione economica critica nelle migliori prospettive e ottenere finanziamenti che evitano la sospensione dei pagamenti.
Per questo motivo, la direzione chiede che gli azionisti negozino una soluzione a breve termine e ha proposto due modi: attraverso un aumento di capitale o con un prestito partecipativo. L’obiettivo è rifinanziare le proprie passività con un contributo da parte degli azionisti di 100 milioni, operazione che tuttavia ora è paralizzata dall’inchiesta interna secondo la quale nei conti del Gruppo ci sarebbero “incoerenze” per un valore di 18 milioni.
Lo scorso aprile Codere è stato costretto ad annunciare il differimento del pagamento della cedola di due obbligazioni di 577 milioni di euro, uno del valore di 500 milioni di euro e un altro di 277 milioni di euro. La società sta anche negoziando condizioni di finanziamento con vari fondi di debito come Cerberus, Pimco e Carlyle.
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