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Codere e la percezione sociale del gioco d’azzardo: “solo lo 0,9% deve considerarsi giocatore problematico”

Non è vero che le persone meno scolarizzate e qualificate sono le più soggette a giocare d’azzardo, né tantomeno che chi gioca di più ha problemi economici e un basso

11 Maggio 2017

Non è vero che le persone meno scolarizzate e qualificate sono le più soggette a giocare d’azzardo, né tantomeno che chi gioca di più ha problemi economici e un basso status sociale.

Sono due dei luoghi comuni questi che vengono sfatati dal Rapporto presentato questa mattina dalla Fondazione Codere, alla Luiss di Roma, frutto del lavoro della Fondazione Bruno Visentini con l’Ipsos.

Si parla di propensione al gioco degli italiani, un tema che ha molto a che fare con il sentito popolare dell’opinione pubblica di cui il giornalismo dei nostri giorni ha una grande responsabilità e con quello che molto spesso viene percepito dal punto di vista della popolazione mentre i dati reali poi oggettivamente contraddicono il sentire comune. Su tutto questo anche la normativa e la sua evoluzione ha avuto un grande influsso nel disegnare l’immagine di cui, suo malgrado, oggi gode il gioco d’azzardo nel nostro Paese.

 

Il Rapporto, il primo della serie, analizza dati oggettivi su come si comportano gli italiani di fronte ai giochi online e gratta e vinci  che ancora una volta si confermano nelle preferenze degli utenti, donne in primis. L’analisi, frutto di una indagine che ha portato all’intervista di 1600 soggetti tra gennaio e febbraio 2017, evidenzia come in Italia dove si stima che oltre il 44% dei cittadini tra i 18 e i 75 anni ha giocato almeno una volta nell’ultimo anno, solo lo 0,9% deve considerarsi giocatore problematico. I giochi più diffusi sono Grattini, Lotteria Italia, e Superenalotto anche se la percentuale maggiore delle giocate (+50%)  è concentrata negli apparecchi da gioco.

 

 

A presentare l’evento il prof. Gustavo Visentini che ha ricordato come “Il problema di oggi è come regolare l’affare di massa che diventa industria e va coniugato con l’etica e la morale. Non è illegale giocare ma fa parte della legge, dobbiamo ricordarlo. Nell’online la situazione è molto più complessa”

 

Fabio Marchetti, condirettore scientifico della Fondazione Bruno Visentini che ha collaborato alla realizzazione del Rapporto ha spiegato che si tratta della prima edizione del lavoro svolto sulla percezione sociale del gioco d’azzardo in Italia. Il lavoro realizzato insieme ad Ipsos e con la guida di Luciano Monti, docente Luiss e coordinatore FBV.

“Abbiamo fatto una classificazione di tutti i giochi – ha spiegato Marchetti – analizzando in maniera puntuale ciascuna tipologia di gioco, realizzando interviste online e telefoniche. Da questo rapporto emergono dati impressionanti sul gioco d’azzardo, più di quanto già si sapesse.

 

La concessione dei giochi avviene attraverso la concessione amministrativa, oggi questo sistema va in crisi, ma non solo per la questione dei giochi, va in crisi a livello generale. Il problema grosso è l’online con l’illegalità che lo caratterizza e occorre esercitare un controllo sull’esercizio dell’industria attraverso l’online. Individuando una stabile organizzazione si permette di realizzare un maggior controllo, e questo è un problema a livello mondiale che Ocse ancora non ha risolto. Il mercato dei giochi è stato premonitore di questo fenomeno dato che nella legge di stabilità di due anni fa si affrontava la questione. Sicuramente è una linea difficile da portare avanti, ma il sistema va ripensato perché la concessione oggi non è uno strumento più valido a gestire le problematiche del comparto.

 

In questi giorni – ha proseguito il prof. Della Luiss – viviamo un ulteriore aumento della tassazione del gioco, c’è il problema di risistemare anche il metodo della tassazione che andrebbe valutata sotto il profilo della costituzionalità. Ritengo che un sistema di tassazione come il preu è prevalentemente incostituzionale perché è un tipo di prelievo che andrebbe riformato”.

 

 

“Nel Rapporto – ha precisato il prof. Luciano Monti – ci siamo limitati ad elaborare i dati senza la necessità di apportare conclusioni e osservazioni. Queste le faremo successivamente quando avremo una serie storica sulla quale lavorare. “Sono 44,5% gli italiani che giocano, di questi una piccola componente sono anche giocatori online (5,6%). Tra i laureati gioca il 47% mentre sono il 25% coloro che non hanno titoli. Quindi questo ci conferma che il gioco è legato al reddito ma in modo diverso rispetto a quello che credevamo.

 

Il gioco più amato dagli italiani è il Gratta e vinci seguito dal Superenalotto, dalla Lotteria Italia e dal Lotto. Seguono VLT e Newslot che registrano le giocate maggiori, tuttavia raccolgono nel nostro rapporto la minor propensione tra gli intervistati. Le donne giocano maggiormente a Gratta e vinci mentre gli uomini preferiscono il Superenalotto e il Lotto.

Il 41,7% dei giocatori online accede anche ai siti illegali. Sembra esserci tra il giocatore ignoranza tra quella che è l’offerta legale e illegale. Sfatiamo il luogo comune che il gioco online sia più diffuso al sud perché gli utenti provengono da varie parti d’Italia senza prevalenza.
Per quanto riguarda il gioco problematico, si fotografa che il problema riguardo pochi giocatori veramente problematici (0,9%). Il giocatore problematico è un uomo, probabilmente adulto che magari può avere problemi economici e di lavoro, con un basso livello sociale e titolo di studio. A cadere nella problematicità sono ovviamente i giocatori più assidui”.

 

 

“Nella mia relazione – ha esordito Ferdinando Pagnoncelli Presidente dell’Ipsos – volevo concentrare l’attenzione su un tema che ricorre spesso, quello della percezione. Viviamo in un’epoca dominata dalle percezioni. Nel 2014 abbiamo realizzato una indagine su questa materia. All’epoca la disoccupazione era 12% ma nelle interviste realizzate la percezione era del 48%. Non tutti hanno contezza delle dimensioni dei fenomeni e a volte capita che analizzando un fenomeno come quello del gioco accade di sovrastimare un evento quando vogliamo trasmettere preoccupazione per quel fenomeno. Questo per dire che anche questa ricerca non si sottrae a questo fenomeno e ci consegna dei dati che non si sottraggono ai pregiudizi presenti nella popolazione”.

 

“Questa ricerca- ha proseguito Pagnoncelli – riporta al centro il valore del gioco che è un valore ludico, che sdrammatizza l’alone che circonda l’azzardo, visto come una delle tante attività che svolgiamo nella giornata. Vale la pena riflettere su come si modifica la percezione di questa realtà. Viviamo in una fase dove ognuno può dire quello che vuole, tanto più attendibile se conferma i pregiudizi presenti. Fenomeni che riguardano il momento attuale e al quale dobbiamo guardare con preoccupazione, elementi che sono ancorati nella nostra realtà.

 

Dobbiamo riflettere di più sulla dieta mediatica dei cittadini e sulla loro capacità di approfondimento su un fenomeno come quello del gioco d’azzardo. Nello sviluppo dei media odierno si riduce sensibilmente la diffusione della carta stampata, elemento fondamentale per l’approfondimento. Si moltiplica l’offerta informativa che ci impone dei comportamenti selettivi ma che ci permettono meno approfondimento. Altro elemento questo da valutare”.

 

 

A chiudere l’evento, al quale non ha potuto partecipare per sopraggiunto impegni istituzionali il sottosegretario Pier Paolo Baretta, Alejandro Pascual Amministratore delegato di Codere.

“Per la prima volta – ha spiegato Pascual – abbiamo a disposizione informazioni che possono portare alla realtà il fenomeno gioco. Il gioco fa parte della natura umana e nel 2003 il Senato registrava una diffusione tra italiani tale che erano presenti sul territorio 800mila videopoker. Cosa è cambiato dal 2003? Oggi abbiamo un mercato che tutela il giocatore e da contezza del mercato e di come si evolve. Le norme che vigono su tutta la filiera permettono di conoscere tutti i componenti degli anelli del mercato del gioco legale, questo fa la differenza. I problemi del mercato vanno considerate come esternalità che senza il mercato legale avremmo ugualmente, si tratterebbe di altre forme di esternalità ma alcuni problemi potrebbero esserci ugualmente.

Oggi l’incremento continuo della tassazione rischia di rovinare tutto il buono che si è creato in questi anni portando al collasso tutto il sistema. Altre decisioni che si stanno valutando con limiti all’offerta possono creare il ritorno ad una situazione di vuoto che potrebbe essere colmato dall’illegalità.

I limiti orari e le distanze possono portare alla distruzione di una attività economica ed occupazionale importante che permette entrare erariali significative. Bene valutare questo studio  per analizzare come il giocatore si approccia al gioco.

 

In Italia – ha concluso Pascual – il mercato non è molto maturo e manca di consapevolezza e serenità per valutare l’evoluzione del settore senza correre il rischio di distruggere il buono costruito”.

 

 

Il sottosegretario Baretta con Delega ai giochi, ha inviato una lettera rispondendo ai quesiti posti dal Rapporto. “Il Governo – ha scritto Baretta – non può permettere il mantenimento di questa situazione per questo abbiamo elaborato alcune proposte in Conferenza Unificata sulle quali spero si possa raggiungere un’intesa. La presenza del gioco illegale è riscontrata nelle infiltrazioni della criminalità nel settore legale, attraverso la diffusione illegale dei Totem, del gioco online e dei centri trasmissione dati per la raccolta delle scommesse.

Per contrastare l’illegalità, oltre oscurare oltre 6mila siti di gioco online , dobbiamo considerare che l’attività di controllo è uno dei principali strumenti di lavoro, coinvolgendo la polizia locale, agevolando i controlli dei punti di gioco, riducendo offerta e ridimensionando i punti  e predisponendo un sistema di vigilanza e controllo dei giochi nel rispetto delle norme antiriciclaggio. Il gioco legale è un volano importante per la nostra economia, ricordiamolo, con  1,1% del Pil e con 150mila occupati”.

 

Roma. La FBV ha presentato “La percezione del gioco sociale del gioco d’azzardo in italia”

 

 

Presentazione ricerca della FBV. Cases (Codere): “Esagerare con i numeri del GAP, non aiuta a trovare i mezzi per combatterlo”

 

 

Roma. Pascual (SGI): “I dati della ricerca della FBV ridimensionano fortemente la portata del fenomeno GAP”

 

 

Cristina Doganini – PressGiochi