Relativamente all’accordo quadro tra l’Agenzia delle dogane e dei monopoli e l’Istituto superiore di sanità sullo studio della diffusione del fenomeno del gioco patologico a livello nazionale il Governo deve
Relativamente all’accordo quadro tra l’Agenzia delle dogane e dei monopoli e l’Istituto superiore di sanità sullo studio della diffusione del fenomeno del gioco patologico a livello nazionale il Governo deve intervenire affinché l’ADM renda pubblici i dati completi e dettagliati di cui dispone riguardanti i reali flussi di denaro riguardanti il gioco d’azzardo legale e si deve sollecitare la piena operatività delle attività di ricerca sul gioco d’azzardo previste dall’accordo in questione.
A chiederlo ieri alla Camera gli onorevoli di Sinistra italiana Maestri, Civati, Brignone e Pastorino che hanno presentato una interrogazione al Mef e al Ministero della salute.
“Il 13 febbraio 2017, – ricordano gli onorevoli – l’Agenzia delle dogane e dei monopoli, con un comunicato stampa, ha diramato i numeri sulla spesa degli italiani per il «gioco legale»; che ammonterebbero nel 2016 a circa 19 miliardi di euro, pari all’uno per cento del Pil; secondo l’Agenzia, le precisazioni si sono rese necessarie per «le inesattezze che caratterizzano i dati oggetto di commento relativi al gioco legale e per contribuire a meglio delineare, come è suo compito istituzionale, il quadro informativo in materia»;
Le inesattezze alle quali si fa riferimento, sarebbero quelle diffuse dalla stampa che parlano di un fatturato, relativo al fenomeno dell’azzardo legale, di quasi 96 miliardi di euro nel 2016. L’Agenzia precisa che tali informazioni confonderebbero «la Raccolta (l’insieme delle puntate) con la Spesa (che si ottiene sottraendo dall’ammontare della Raccolta annua il totale delle vincite)», vincite che sarebbero di circa 77 miliardi di euro, «un ammontare così elevato di vincite, la maggior parte di importo non elevato, tende a ripartirsi tra una moltitudine di vincitori».
Detta così,- a giudizio degli interroganti – la spiegazione dell’Agenzia porterebbe a pensare che il gioco d’azzardo legale sia un innocuo e benefico passatempo, ma, in realtà, i dati mostrano una verità drammatica, con un milione di cittadini con dipendenza da gioco. Ogni italiano spende in media uno stipendio all’anno (1.600 euro) per giochi, e l’Italia è il Paese europeo dove si gioca di più, e rappresenta il terzo mercato mondiale per la raccolta più elevata.
Sarebbe utile, oltre che necessario ai fini della prevenzione, che l’Agenzia – per il suo ruolo istituzionale e per la chiarezza invocata – rendesse pubblici i dati di cui dispone, spacchettati e scomposti affinché possano essere utilizzati per individuare i reali flussi di denaro circolanti sui territori; inoltre, dovrebbe:
a) mettere a disposizione i dati sulla raccolta monetaria per tipologia di gioco, con il relativo ammontare delle quote trattenute per i concessionari e per l’erario;
b) indicare, in base alla suddivisione per tipologia di gioco: la raccolta monetaria per provincia e per comune; la numerosità dei punti di offerta per provincia e per comune;
c) suddividere per tipologia, per provincia e comune anche il gioco on-line”.
Per Maestri e Civati, il comunicato stampa appare come un modo per nascondere l’impossibilità e l’incapacità di conoscere la reale proporzione di un problema sociale in continua espansione, che riguarda i cittadini di ogni età e condizione economica.
“A conferma di ciò, -spiegano – infatti, il comunicato termina assicurando l’impegno dell’Agenzia sul fronte della ludopatia, contro la quale afferma di aver promosso, in collaborazione con l’Istituto superiore di sanità, «al fine di poter disporre di una fonte omogenea a livello nazionale, una ampia e approfondita iniziativa di ricerca comprendente una completa indagine epidemiologica», augurandosi di entrare in possesso dei risultati entro il 2017.
Purtroppo, però, risulta agli interroganti che, per l’accordo quadro tra l’Agenzia delle dogane e dei monopoli e l’Istituto superiore di sanità, firmato il 25 novembre 2015, erano previsti accordi esecutivi per lo sviluppo di attività di ricerca che ancora risultano allo studio delle parti”.
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