La rete dei Ctd non vedeva l’ora di negoziare la resa. E’ quello che lascia intendere il presidente dell’associazione Acogi Ugo Cifone, parlando della sanatoria sui Ctd, sottolineando più volte
La rete dei Ctd non vedeva l’ora di negoziare la resa. E’ quello che lascia intendere il presidente dell’associazione Acogi Ugo Cifone, parlando della sanatoria sui Ctd, sottolineando più volte che le condizioni poste dallo Stato siano eccessive. Certo, chi si prepara a far saltare il banco accusa sempre l’altra parte di aver dettato condizioni vessatorie, ma la sensazione che lo Stato abbia calibrato male il colpo resta.
“L’obiettivo di voler dare un riconoscimento giuridico dei Ctd è sicuramente un passo in avanti.- spiega Ugo Cifone a Ts-totoguida Scommesse – Il problema però è nelle cifre, avremmo preferito – come abbiamo chiesto in più occasioni – che il Governo avesse indetto un incontro con le associazioni di categoria per capire effettivamente che tipo di pretese può avanzare l’Erario. La cifra forfettaria di 10mila euro potrebbe anche andare bene per sanare la situazione, ma resta il problema degli anni pregressi, visto che è stato scelto un criterio che non rispecchia i reali profitti dei titolari dei centri. Vorremmo chiarire che il titolare del centro si limita a trasmettere la proposta di scommessa avanzata dall’utente, ma la raccolta effettiva la effettua il bookmaker che ha sede all’estero. Il titolare del centro percepisce una royalty sulla raccolta. Il valore in media è quello di un normale stipendio che viene corrisposto a un comune dipendente di un’azienda privata. E’ preoccupante che il Governo voglia trarre da questa manovra 187 milioni di euro. Significa che la richiesta per gli anni pregressi dovrebbe essere abbastanza importante. Sono cifre che difficilmente il titolare di un Ctd potrebbe versare, proprio perché non ha avuto quel profitto. Questa norma insomma rischia di provocare la chiusura di parecchi centri.
Se come noi auspichiamo ci sarà una sanatoria che consenta effettivamente di riassorbire la rete parallela, i Ctd potranno offrire altri prodotti che adesso sono loro interdetti, proprio perché collegati a bookmaker esteri. La sensazione che ho io è che i centri si vogliano adeguare, ma solo se le condizioni saranno ragionevoli. Il problema è sempre il prelievo per gli anni pregressi: i Centri, dopo aver versato i 10mila euro, potrebbero vedersi chiedere altri 40-50mila euro che non sarebbero in grado di pagare. A quel punto avranno buttato 10mila euro. Di conseguenza, di fronte a una norma del genere, i Centri valuteranno con i propri legali se ci sono altre vie d’uscita.
Aderiranno forse il 20% dei centri. Lo faranno – ha concluso – quelli che hanno introiti elevati, e che quindi potrebbero sopportare un simile investimento. I centri che assicurano uno stipendio dignitoso dovranno fare valutazioni più approfondite”.
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