Caterina Pozzi è presidente del Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA) dal 2022. Il CNCA è un’organizzazione presente in 19 regioni con oltre 240 enti del terzo settore associati: una
Caterina Pozzi è presidente del Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA) dal 2022. Il CNCA è un’organizzazione presente in 19 regioni con oltre 240 enti del terzo settore associati: una rete che conta oltre 29mila soci, 14mila addetti e 5mila volontari che ogni anno si fa carico attraverso i servizi territoriali dei suoi associati di 4mila nuclei familiari e 45mila persone, attiva da tempo anche sui temi del gioco d’azzardo patologico.
Presidente, come giudica la Relazione sulle Tossicodipendenze e l’attenzione dedicata dal Dipartimento al tema delle dipendenze comportamentali come il disturbo da gioco d’azzardo?
“L’evoluzione dei consumi e dei comportamenti di dipendenza è in forte cambiamento, soprattutto per cause connesse allo sviluppo degli strumenti online. Certamente un dato allarmante (tra i vari) rispetto al gioco d’azzardo è quello relativo alla diffusione tra gli adolescenti. I profili di gioco “a rischio” e di “gioco problematico” sono in crescita, tra ragazzi che spesso hanno un’età nella quale per legge non dovrebbero neanche avere accesso all’azzardo. In questo la Relazione del Dipartimento evidenzia chiaramente la necessità di interventi mirati in merito a ciò che i dati mettono in luce”.
La relazione non dà numeri specifici sulle persone trattate dai Serd per gioco d’azzardo. Si legge invece che le strutture del Privato sociale hanno avuto l’1,7% degli utenti in carico per gioco d’azzardo (374 persone). Condivide questi dati secondo la sua esperienza?
“Questo dato necessita di una premessa: molto spesso il privato sociale lavora in convenzione con il servizio pubblico e la presa in carico passa dall’accesso ai SerD. Le situazioni regionali sono molto frammentate e la presa in carico per DGA non è omologa ovunque. Aggiungiamo che anche l’impostazione stessa dei SerD è spesso ‘tarata’ sulle dipendenze classiche. Tuttavia, soprattutto dopo l’onda lunga del periodo Covid, gli accessi alle comunità, ai percorsi semiresidenziali e ai servizi di ascolto sono in crescita. Si nota una forte esigenza di informazione e diffusione degli strumenti attivi”.
Quale lavoro svolgete in CNCA sul tema del DGA?
“Il CNCA è tra gli enti fondatori della Campagna nazionale Mettiamoci in Gioco, che da oltre 10 anni promuove la necessità di intervenire in modo organico sul tema dell’azzardo.
Al proprio interno, il CNCA ha un sottogruppo tematico nazionale, che attraverso incontri periodici monitora e confronta le esperienze territoriali dei vari Piani Regionali di Prevenzione. Questo percorso fa emergere ancora una volta la frammentazione presente nel panorama nazionale: il confronto tra le organizzazioni socie permette di mettere in connessione esperienze e buone prassi, sia a livello di interventi di cura, sia per quanto riguarda i piani di prevenzione regionali.
Il CNCA aveva un membro nell’Osservatorio Nazionale sul fenomeno azzardo, prima che questo venisse chiuso e sostituito dalla Consulta; questo presidio era molto importante, per esempio per la questione dell’accessibilità dei dati sull’azzardo o sul monitoraggio della diffusione della pubblicità sul gioco d’azzardo”.
In Italia si segnala ancora l’assenza di esperti capaci di trattare questa specifica patologia?
“In Italia ci sono esperienze di prim’ordine e professionisti di valenza internazionale. Interventi di trattamento residenziale, di breve o lungo periodo, ambulatoriali, interventi di riduzione del danno, di prevenzione mirata, così come strumenti gruppali di mutuo-aiuto. Una ricchezza e varietà di modalità operative che spesso sono riconducibili all’impegno di medici, psicologi, altri professionisti che hanno lavorato nei servizi pubblici e che hanno visto nascere e svilupparsi la richiesta di aiuto per DGA, connessa con la diffusione dell’azzardo sui nostri territori. L’esperienza maturata, purtroppo, non collima con la possibilità di rendere i trattamenti omologhi in tutti e 20 i sistemi sanitari regionali. Torna il fattore-frammentazione, che forse fa comodo per sottacere e minimizzare il problema e che nasconde l’efficacia di esperti, centri di ricerca e servizi che restano ristretti al proprio territorio di competenza”.
Quali sono gli interventi che richiedete per fare in modo che i Serd e tutti gli enti del Terzo settore possano trattare in modo efficiente anche il DGA?
“In primis la continuità: fino ad oggi, tranne eccezioni locali, i servizi di trattamento e prevenzione da DGA sono collegati alle progettazioni contenute all’interno dei Piani Regionali di intervento. Questo significa che spesso gli interventi hanno la durata progettuale prevista, per poi fermarsi e attendere rendicontazione, riprogettazione e iter burocratico annesso. Questa frammentazione operativa comporta una presenza territoriale intermittente, l’impossibilità di investire su formazione e aggiornamento degli operatori e la costituzione di reti territoriali che possano interconnettersi stabilmente”.
CNCA collabora con le aziende del settore giochi per progetti di prevenzione? Ritiene che le aziende possono svolgere un ruolo in questa delicata questione?
“La premessa è che senza dubbio le aziende del settore azzardo abbiano (o possano avere) un ruolo centrale sul tema prevenzione.
Da ciò che emerge nel confronto delle operatività dei vari enti del CNCA, i gestori dei luoghi di azzardo sono spesso disponibili nell’essere coinvolti su temi di prevenzione quali corretta informazione sui servizi, osservazione delle abitudini di gioco d’azzardo dei clienti abituali, verifica del divieto di gioco per i minorenni, ecc. Soprattutto nei paesi o nei quartieri, spesso il gestore del bar o della tabaccheria conosce personalmente la propria clientela e fortunatamente capita che sia proprio lui (o lei) a far riflettere il giocatore d’azzardo sulle proprie abitudini.
A livello più alto la collaborazione con le aziende di azzardo si fa più difficile: ci sono aspetti – tra i quali, appunto, il divieto di pubblicità, la necessità di regolamentazione organica del comparto, l’accessibilità ai dati di raccolta, la necessità di protezione per le fasce più deboli della popolazione – sui quali il CNCA non può accettare compromessi o escamotage, ai quali purtroppo, fino ad oggi, abbiamo assistito”.
E’ stata presentata a luglio dal Dipartimento per le politiche antidroga la Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle Tossicodipendenze in Italia che mira a fare il punto sull’evoluzione del fenomeno del consumo di sostanze psicoattive, sullo stato di salute della popolazione interessata e sulle attività preventive, terapeutiche e riabilitative messe in atto. Come ogni anno la relazione tiene in considerazione il fenomeno delle dipendenze comportamentali come il gioco d’azzardo di cui il Dipartimento Antidroga denuncia ‘in forte crescita’.
Tuttavia, negli anni, l’attenzione dedicata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri a questo tema all’interno della relazione è andata diminuendo.
Per il 2023, il Dipartimento riporta che quasi 1milione 500mila ragazzi, pari al 59% degli studenti, afferma di aver giocato d’azzardo nella propria vita e 1milione 300mila ragazzi (53%) nel corso dell’ultimo anno. Tra i giochi maggiormente praticati ci sono il Gratta&Vinci (74%), le scommesse calcistiche (35%), altri giochi quali poker, roulette e dadi (28%) e le slot machine/videolottery (24%). In ascesa anche il gioco online: nel 2023 sono 270mila i ragazzi che riferiscono di aver giocato d’azzardo tramite Internet, pari all’11% della popolazione studentesca, il valore più alto mai registrato. A risultare in crescita sono, infine, anche gli studenti con un profilo di gioco ‘a rischio’ (6,1%) e quelli con un profilo di gioco ‘problematico’ (4,8%). In particolare, gli studenti con un profilo di gioco ‘problematico’ sono quasi raddoppiati nel 2023 rispetto al 2022 e raggiungono i valori più elevati mai osservati dal 2008.
Il Dipartimento dà conto anche dei Serd che si occupano di DGA.
Secondo i dati raccolti dal Sistema Informativo Nazionale sulle Dipendenze (SIND) nel 2023, sono attivi sul territorio nazionale 570 Servizi ambulatoriali pubblici per le Dipendenze (SerD). La copertura dei servizi di assistenza specifici per l’alcologia e il gioco d’azzardo è meno capillare, sebbene entrambe le tipologie di servizi siano presenti, in forma pubblica oppure gestiti da servizi del Privato Sociale, in quasi tutte le regioni. Concentrati maggiormente nelle regioni nord-orientali, i servizi specifici per l’alcologia e per il gioco d’azzardo sono in totale 467: 194 dedicati all’alcologia e 273 al gioco d’azzardo.
A contribuire nella lotta alle dipendenze anche i servizi del Privato Sociale che nel 2023 hanno avuto in carico quasi 22.000 utenti. Il 36% delle persone in carico ai servizi è in trattamento per uso primario di cocaina/crack, il 23% per uso primario di alcol, il 19% per uso di oppiacei/oppioidi e il 13% per uso di cannabis. Inoltre, l’1,7% degli utenti è in carico per gioco d’azzardo e il 2,3% per altri comportamenti. Il 72% è poliutilizzatore.
A sollevare alcune critiche alla Relazione, le realtà del terzo settore FeDerSerD, SITD, CNCA, FICT ed INTERCEAR hanno scritto al sottosegretario con delega alle Politiche antidroga Alfredo Mantovano, senza tuttavia ottener risposta.
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