Si è tenuta ieri in II Commissione ‘Affari generali’ una mattinata di audizioni dei “saggi” per studiare la situazione e cercare di trovare una soluzione per salvare il Casinò de
Si è tenuta ieri in II Commissione ‘Affari generali’ una mattinata di audizioni dei “saggi” per studiare la situazione e cercare di trovare una soluzione per salvare il Casinò de la Vallée. Soluzione che però non sembra arrivare. Infatti, le audizioni come ha dichiarato il presidente della seconda commissione, Leonardo La Torre, proseguiranno fino al 9 gennaio.
Qualche spunto lo ha fornito lo stesso presidente La Torre per cercare di arrivare a comprendere per quale ragione la nave stia affondando: “Si sta cercando di ricostruire il passato – spiega – per fissare le basi per l’immediato presente. Si sono aperte delle finestre sui rapporti difficili con la politica, complici alcuni ‘rimpalli’ di responsabilità che rendono complicato capire chi decida”. La Torre ha posto le sue domande anche a Mauro Natta (analista di ‘gaming’ che lavorò a Saint-Vincent), a Pietro Conca (manager milanese chiamato al rilancio della Casa da gioco oltre trent’anni fa), Luca Frigerio (Amministratore Unico fino al luglio 2015), a l’ex Presidente del Collegio sindacale Claudio Vietti e all’assessore Aurelio Marguerettaz. Da questi incontri, spiega ancora La Torre, ne uscirà un documento di servizio con indicazioni per la Giunta regionale che aiuti a “prendere le decisioni verso un rilancio della casa da gioco”.
In audizione, ieri mattina, anche l’ex Direttore generale Roberto Trentaz: “Non ci sono vie facili – ha spiegato – per una situazione che si è trascinata da troppo tempo. C’è però una consapevolezza da parte di tutti: la presa d’atto di una difficoltà che necessita sacrifici per rimettere in piedi una struttura troppo importante per la Valle d’Aosta”.
Idee non dissimili a quelle uscite dagli incontri pomeridiani con gli altri ‘saggi’, tra i quali Marco Baranzelli, esperto di gioco che torna in Valle con un’idea molto precisa: “L’obiettivo dovrebbe essere quello di ‘allargare’ e non di tagliare. Semplicemente a Saint-Vincent c’è una struttura troppo piccola per essere un resort e troppo grande per essere un casinò. L’unica strada è guardare ad un investimento molto importante da parte di privati molto forti come i russi, che però non sono il massimo dal punto di vista gestionale, o gli americani che potrebbero essere interessati al mercato italiano come lo sono per quello olandese, per certi versi simile al loro, o a quello spagnolo. L’importante è capire che non serve un Casinò per la Valle d’Aosta ma una regione per il Casinò”. Paolo Giovannini, consulente della casa da gioco di lungo corso, invece ha un’opinione diametralmente opposta: “Non sono catastrofista, per me ci sono ampi margini di manovra per il rilancio – spiega – perché in Italia ci sono quattro licenze per il gioco d’azzardo e valgono oro in un mercato non saturo. È necessario però un cambiamento, i sistemi vecchi di gestione sono finiti, ma serve qualcuno di locale e non di esterno, che conosca e capisca la situazione interna e la politica valdostana, qualcuno di legato al territorio. E nel caso non ci fosse bisogna formare qualcuno, comunque interno”. Giovannini, suggerisce: “Bisogna recuperare buona clientela, ristrutturare l’azienda e riprendere i contatti con i fornitori. Alla politica spettano gli indirizzi e gli obiettivi da fornire ai manager”.
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