Sono arrivati a decine folti gruppi di lavoratori del Casino de la Vallée, questa mattina già prima delle 9, ora d’inizio del Consiglio regionale della Valle d’Aosta sospeso immediatamente per
Sono arrivati a decine folti gruppi di lavoratori del Casino de la Vallée, questa mattina già prima delle 9, ora d’inizio del Consiglio regionale della Valle d’Aosta sospeso immediatamente per una riunione dei capigruppo.
Nella giornata di oggi l’Aula è chiamata a discutere l’approvazione del bilancio al 31 dicembre 2017 della Gestione Straordinaria in liquidazione per l’esercizio della Casa da gioco di Saint-Vincent. Si preannuncia una seduta di fuoco quella di oggi e domani del Consiglio regionale della Valle d’Aosta visto che attorno alla questione ‘Casinò di Saint-Vincent’ vertono molte discussioni della maggioranza.
L’ampiezza delle fratture esistenti tra i 18 consiglieri che reggono il governo Spelgatti la si scoprirà molto probabilmente già questa mattina, quando l’aula discuterà un question time dell’Uv sulle controdeduzioni alla relazione trimestrale di attuazione del piano di ristrutturazione della Casinò Spa. Nei due giorni saranno poi esaminate diverse interrogazioni sul casinò.
Insieme ai lavoratori, sono arrivati i rappresentanti sindacali che si dicono “preoccupati non solo per la grave situazione ma anche per il silenzio della politica, quantomeno di quella che ha in questo momento le redini del potere, sulle possibili reali soluzioni per salvare la Casa da gioco”.
E fra le maestranze serpeggia lo spettro del concordato preventivo che però, come ricorda Giorgio Piacentini della Cisl “non vuol necessariamente dire ‘chiusura’, bensì l’estrema ratio per evitarla’.
La “possibile soluzione definitiva delle criticità oggi esistenti”, prospettata dall’Amministratore unico della casa da gioco, passa per l’acquisto (o meglio un re-acquisto) da parte della Regione degli immobili, attualmente in capo alla Casinò de la Vallée e del valore complessivo di 122 milioni di euro. Questo permetterebbe di cancellare l’indebitamento contratto dalla società con Finaosta.
Quei 47,8 milioni di euro oggetto di inchieste penali e contabili. La differenza, 74,9 milioni di euro, costituirà un credito a favore di CaVa. Con il passaggio della proprietà alla Regione, quest’ultima, si legge ancora nel documento redatto dalla società Deloitte “potrà concedere in affitto al Casinò gli immobili effettivamente utilizzati per la propria attività, incassando un canone di affitto (che indicativamente a prezzi di mercato, può esser identificato in circa il 3% del valore degli immobili così affittati).
Inoltre il credito potrà servire come “deposito cauzionale previsto nel contratto di affitto”, potrà essere “in parte incassato per far fronte a esigenze finanziarie della società” ma anche utilizzato per “far fronte ad eventuali esborsi volti alla definizione delle problematiche “aiuti di Stato”.
La soluzione dell’acquisto da parte della Regione, secondo quanto riportato nel documento presentato ieri, faciliterebbe il “percorso risolutivo relativo alle verifiche della Corte europea sugli aiuti di Stato”. Chissà però se altrettanto accadrà nei palazzi della giustizia contabile e penale. L’operazione, precisa ancora il documento, “laddove condivisa con il socio, avrà tempi di attuazione certamente non compatibili con l’attuale criticità finanziaria”. Per questo vengono proposte delle “misure intermedie” per permettere alla società di “raggiungere uno stabile equilibrio finanziario, raggiunto il quale si potrà dare esecuzione a quanto sopra esposto”.
Nel breve termine la soluzione è, quindi, di riorganizzare l’organigramma “a partire dall’area commerciale, amministrativa e ospitalità che prevedrà una conseguente riduzione del personale”. Il piano parla di almeno 40 unità da far “uscire” attraverso “meccanismi di incentivazione alternativi alla Legge Fornero. Inoltre viene suggerito un aumento di capitale tramite versamenti da parte del socio per 5 milioni di euro per “agevolare gli investimenti previsti sul Casinò”, la conferma dalla fideiussione di 7,2 milioni di euro, già deliberata nel 2017 (mai concessa proprio per lo spauracchio dei presunti aiuti di Stato) ma anche la sospensione dei rientri verso Finaosta, in attesa dell’operazione di re-intestazione degli immobili.
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