23 Novembre 2024 - 22:19

Casinò di Venezia: futuro in bilico; la delibera discussa in Consiglio il 18 maggio

La crisi del Casinò di Venezia vive oggi il suo momento più drammatico, addirittura con lo spettro di chiudere la sede storica di Ca’ Vendramin Calergi sul Canal Grande dall’1

10 Maggio 2017

La crisi del Casinò di Venezia vive oggi il suo momento più drammatico, addirittura con lo spettro di chiudere la sede storica di Ca’ Vendramin Calergi sul Canal Grande dall’1 gennaio 2018 e di licenziare 150 lavoratori.

Sarà anche un «piano B», se non si riuscirà a trovare l’equilibrio economico nei conti della casa da gioco, ma da lunedì è scritto nero su bianco su una delibera approvata dalla giunta di Luigi Brugnaro e firmata dall’assessore alle Aziende partecipate, Michele Zuin, che ha condotto le trattative in prima persona e che di conti se ne intende, visto che di lavoro fa il commercialista.

 

La delibera andrà in consiglio comunale per il voto il 18 maggio: ci sono ancora otto giorni per trattare, prima di rischiare che la casa da gioco diventi una sorta di Alitalia in salsa lagunare, con la tragica rottura tra proprietà (che è al 100% di Ca’ Farsetti) e dipendenti. «Ma quello che stiamo facendo è proprio evitare che il Casinò fallisca ed è per questo che non si può tornare indietro», spiega Zuin.

La delibera che prevede l’aumento del Capitale Sociale della società CMV S.p.A. a fine di procedere con la ricapitalizzazione della società Casinò di Venezia Gioco S.p.A. funzionale all’attuazione del Piano di rilancio ed alla valorizzazione della casa da Gioco del Comune di Venezia. La decisione presa dalla Giunta, che ora dovrà essere votata dal Consiglio comunale di Venezia, è coerente con l’entrata in vigore del “Testo Unico in materia di società a partecipazione pubblica” nel quale si consente all’Ente pubblico di avviare un piano di ricapitalizzazione di una società partecipata solo se a questo si accompagna un piano di ristrutturazione aziendale.

 

Scelta che l’Amministrazione comunale, in un’ottica di salvaguardia e tutela del Casinò di Venezia, ha voluto perseguire ricapitalizzando la società e promuovendone un piano di rilancio e risanamento che ha come cardini essenziali: * il recupero di una maggiore flessibilità organizzativa e operativa anche dal punto di vista della razionalizzazione del costo del lavoro accompagnata da una globale revisione del sistema premiale con ridefinizione sia delle soglie minime che delle modalità distributive tra i dipendenti, garantendo, ovviamente, i diritti individuali dei lavoratori; * la realizzazione di nuovi investimenti nella sede di Cà Noghera per il rilancio, anche in termine di immagine, e l’incremento delle attività di Gioco con ampliamento dell’orario di apertura e dell’offerta.

Per poter dare attuazione al primo di questi due punti si evidenziava come il progetto di revisione del modello organizzativo di gestione della Casa da Gioco debba necessariamente passare attraverso la rinegoziazione del Contratto Aziendale di Lavoro (C.A.L.) (la cui vigenza risale al 1999) e ponendosi come obiettivi primari: * la meritocrazia con creazione di un muovo sistema incentivante, non solo economico ma anche di prospettive di carriera; * una razionalizzazione complessiva della società con ottimizzazione dell’utilizzo delle
risorse umane; * l’eliminazione dei vincoli che impediscono una maggiore produttività aziendale; * il recupero della flessibilità nella gestione del personale in base alle effettive esigenze produttive del momento.

Il Piano di ristrutturazione, partendo da questi presupposti, prevede che in assenza dell’accordo sulla riduzione del corso di lavoro e sul recupero di produttività, la Società procederà, in via unilaterale, alla disdetta del contratto di lavoro e all’applicazione di un nuovo contratto aziendale contenente la rivisitazione degli istituti del predente contratto che impedivano la necessaria flessibilità organizzativa e gestionale integrato da un nuovo sistema premiale. Inoltre si prevede una revisione di alcune voci di spesa per i servizi di ospitalità verso la clientela e l’attuazione del Piano di investimenti previsto nella sede di Ca’ Noghera il cui costo complessivo si attesta intorno ai 6 milioni di euro.

Infine si prevede l’attuazione di due ipotesi di piani pluriennali in cui si evidenzia il raggiungimento dell’equilibrio economico finanziario della società in uno dei quali è previsto il mantenimento dell’operatività delle due sedi di Ca’ Noghera e di Ca’ Vendramin, mentre nell’altro, nell’ipotesi che il primo piano non produca gli effetti previsti in termini di riequilibrio, è ipotizzata la chiusura della sede di Venezia a decorrere dal 1/1/2018, con le conseguenti ricadute in termini organizzativi e di esuberi dell’organico aziendale stimati in 150 dipendenti.

 

L’Amministrazione comunale ha deliberato conseguentemente di approvare un aumento di capitale sociale CMV S.p.A., da erogarsi in più tranches entro il termine ultimo del 31 dicembre 2018, dell’importo massimo di 7 milioni di euro. Il primo versamento pari a 2.750.000 euro verrà versato immediatamente in sede assembleare a titolo di ripiano perdite e ricapitalizzazione della Casinò di Venezia Gioco S.p.A. Successivamente il Comune di Venezia trasferirà alla Casinò di Venezia Gioco S.p.A., tramite CMV S.p.A., altri 4.250.000 euro che saranno versati per la realizzazione degli investimenti di restyling della sede di Ca’ Noghera con la creazione di nuove aree da adibire al gioco, a seconda delle necessità finanziarie.

“In Giunta – dichiara il Sindaco Luigi Brugnaro – abbiamo deliberato il Piano Industriale che fra quindici giorni andrà in Consiglio comunale. In questo lasso di tempo speriamo ancora di trovare un accordo con sindacati e lavoratori, ma abbiamo il dovere di andare avanti. Mi auguro si capisca che il nostro obiettivo è di valorizzare e rilanciare il Casinò con un Piano Industriale serio che prevede un risparmio sul costo del lavoro, un rilancio dell’attività – con un focus su Ca’ Noghera, che ancora oggi rappresenta l’ 80% degli incassi della Casa da Gioco – un investimento da parte del Comune di Venezia di 7 milioni e un nuovo contratto di lavoro, che recupera il potere della società nella gestione del Casinò. Non possiamo consentire i veti sindacali come sta avvenendo adesso – conclude il Sindaco. Il Casinò deve tornare ad essere una fonte di introiti per il Comune e per tutta la collettività”.

 

“Mi aspetto ora – dichiara l’Assessore alle Società partecipate del Comune di Venezia Michele Zuin – un forte senso di responsabilità da parte delle sigle sindacali e di tutti i lavoratori della Casa da gioco. Il Comune, in una situazione di bilancio non facile a tutti ben nota, sta facendo un grosso sforzo per rilanciare il Casinò ed evitarne la liquidazione. Ora il piano industriale c’è e, se attuato anche con la collaborazione dei lavoratori, può portare gli effettivi benefici per il riequilibrio economico e finanziario della società”.

 

 

Un anno fa il Comune aveva già messo una prima pezza sui conti, con 1,8 milioni di euro. A febbraio il Comune ha presentato un piano industriale che punta sul rilancio e sugli investimenti, in particolare sulla sede di terraferma, aperta nel 1999 e da almeno un decennio «provvisoria» in vista di una fantomatica nuova struttura che gareggi con i casinò sloveni. Nella delibera si parla di un nuovo investimento da parte di Ca’ Farsetti per un totale di 7 milioni di euro: 2 milioni e 750 mila euro per azzerare le perdite dello scorso anno, gli altri 4 milioni e 250 mila, appunto, per il restyling di Ca’ Noghera, che nel sistema «bipolare» del Casinò ha già l’80% degli incassi. Perché questo piano stia in piedi – e qui si arriva all’oggetto del contendere – secondo il Comune serve una forte sforbiciata non solo al costo del lavoro, ma a tutti quei lacci e lacciuoli che derivano dal passato e che renderebbero impossibile una gestione manageriale. Ecco che quindi da marzo le controparti si sono sedute al tavolo per trattare il piano comunale, che prevede l’azzeramento del contratto aziendale (e con esso anche il fatto che ogni decisione debba essere concordata con i sindacati), più flessibilità e meritocrazia e un taglio alle spese di 5,8 milioni di euro, frutto di un nuovo sistema di premi.

Proposta a cui i sindacati hanno replicato con un piano che prevede invece 2,8 milioni di risparmi, con un taglio limitato agli stipendi, più flessibilità e un aumento dell’orario di lavoro di 2 o 3 ore, a seconda delle figure. Lunedì sera l’assemblea con trecento lavoratori, molto preoccupati per il futuro, ha detto chiaramente ai delegati che oltre quella cifra non si va. Se il Comune andrà avanti sono pronti allo sciopero a oltranza e a fare causa al giudice del lavoro. Dicono che non ci stanno a pagare per l’ennesima volta gli errori dei manager e chiedono una modifica della convenzione tra Comune e Casinò che preveda che il primo incameri una quota degli utili, non degli incassi, così da evitare ogni anno di trovarsi in questa situazione. C’è voglia di trattare, ma Zuin replica gelido: «Allargo le braccia e tengo sempre le porte aperte – taglia corto – ma noi andiamo avanti per la nostra strada. O si fa così o il Casinò va in liquidazione». E rischia di essere la fine di una storia iniziata, come dice lo slogan, «since 1638».

 

 

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