Non ci sono prove che assessori e organi societari abbiano agito in accordo per falsificare il bilancio del Casinò di Saint-Vincent e truffare la Regione erogando i finanziamenti milionari alla
Non ci sono prove che assessori e organi societari abbiano agito in accordo per falsificare il bilancio del Casinò di Saint-Vincent e truffare la Regione erogando i finanziamenti milionari alla casa da gioco tra il 2012 ed il 2015. Lo scrive il gup De Paola nelle motivazioni della sentenza di assoluzione per gli imputati del processo sui 140 milioni di euro stanziati a beneficio del Casinò.
«Non è evincibile dagli atti d’indagine la prova di un accordo criminoso intercorso tra gli organi societari imputati ed i membri della giunta regionale imputati anch’essi», scrive il giudice.
Quanto alla intercettazioni, il dialogo tra Augusto Rollandin ed Ego Perron sulla situazione del Casinò fa «desumere al più un’incredulità da parte degli organi politici sull’andamento ancora negativo del Casinò, più che una situazione che era già stata di fatto premeditata» mentre le altre conversazioni risalgono a «oltre la data dell’ultima deliberazione contestata nel capo d’imputazione».
Il gup De Paola ha preso in esame anche le dichiarazioni rese nel 2012 in consiglio regionale da Rollandin, all’epoca presidente della Regione, dalle quali non emerge una «portata decettiva (e ciò ingannevole, ndr) del discorso».
Quanto al collegio sindacale, secondo il giudice c’è stato un «corretto adempimento» da parte dei membri imputati «dei propri compiti e doveri stabiliti per legge». Nel 2012 «è stato il collegio sindacale medesimo a mettere in allerta il socio Regione (ed in generale i destinatari terzi del bilancio con riguardo all’appostazione delle imposte anticipate in bilancio)», rileva il giudice, e nei bilanci del 2013 e del 2014 «sono presenti le osservazioni della società di revisione Kpmg, che si aggiungo alle osservazioni del collegio sindacale». Situazione simile nel 2015 e che, a parere del giudice, esclude «la sussistenza di elementi comprovanti l’ascrivibilità del reato contestato». Ciò nonostante, considerando la «situazione contabile complessiva» l’amministratore avrebbe dovuto usare «una maggiore prudenza» nello stanziamento «di imposte anticipate».
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