Qualcuno forse non ancora conscio della gravità della situazione, qualcun altro consapevole che una decisione al momento ancora non esiste. Erano pochi, un centinaio circa, i lavoratori della casa da
Qualcuno forse non ancora conscio della gravità della situazione, qualcun altro consapevole che una decisione al momento ancora non esiste. Erano pochi, un centinaio circa, i lavoratori della casa da gioco che ieri sera hanno partecipato all’Assemblea informativa indetta dai sindacati.
Un incontro per fare il punto della situazione. “Ci spiace che non abbia partecipato molta gente” sottolinea Claudio Albertinelli del Savt. “Forse molti aspettano di capire le decisioni del socio” ipotizza Vilma Gaillard della Cgil.
I pochi dipendenti presenti erano tutti concordi sul fatto che “non si potranno fare pagare nuovamente ai lavoratori” i costi di un nuovo piano di risanamento.
“Il piano prevedeva il pareggio di bilancio in tre anni – ricorda Albertinelli – ma in questa direzione non si sta andando. Il piano va quindi rivisto ma spetta al socio e all’azienda trovare soluzioni diverse”.
“Ognuno per il proprio pezzo si deve assumere le proprie responsabilità” aggiunge Gaillard. “Troppo spesso la casa da gioco è stato l’ago per fare cadere le Giunte, ora è il momento di ragionare per il bene della casa da gioco e non per nuovi equilibri politici”.
Nel frattempo sono arrivati in Regione sia il parere richiesto dall’Amministratore unico, Giulio di Matteo, al professore Mauro Renna, sia il parere formulato dall’Avvocatura regionale sulla legittimità della concessione dell’ultima tranche dei 6 milioni di euro.
A questi si aggiungono le osservazioni formulate dalle strutture regionali Società partecipate e Casa da gioco alla quarta relazione di controllo del piano di ristrutturazione della casa da gioco.
Un documento di cinque pagine datato 10 settembre nel quale i dirigenti Valter Monbelli e Stefania Magro, analizzando la relazione trimestrale, sottolineano come “..i dati non sono positivi, e a oggi, non sapendo quali potrebbero essere le azioni diverse da porre in essere rispetto a quelle contenute nel piano, non si è in grado di comprendere l’utilità di un ulteriore versamento nelle casse del Casinò”.
Anche perché i trasferimenti previsti dalla legge regionale, evidenziano ancora i due dirigenti, “erano finalizzati al rilancio della gestione con nuove iniziative di sviluppo e investimento, alla riduzione dei costi e alla valorizzazione degli investimenti immobiliari già realizzati, e non sicuramente alla copertura delle spese correnti, ad esempio pagamento stipendi, fornitori, ecc”.
Inoltre l’eventuale trasferimento, secondo quanto previsto dalla normativa regionale, deve avvenire solo nel caso in cui siano soddisfatte alcune condizioni, fra cui il raggiungimento sostanziale dei risultati economici previsti dal piano stesso e la realizzazione del piano, dimostrabile attraverso un’analisi trimestrale sull’andamento delle azioni, sia in termini di aumento dei ricavi che di riduzione dei costi. Proprio per quest’ultime due condizioni, secondo i dirigenti, “le azioni poste in essere sono deficitarie (flessione dei ricavi e perdita al 31/3 superiore alle previsioni, per euro 607.000). Inoltre il relatore ritiene “non attuato il piano in particolare con riferimento al reperimento di nuove risorse finanziarie sul mercato, unitamente al minor livello dei ricavi)”.
Un mese prima a sottolineare come conditio sine qua non, per la concessione della terza tranche di finanziamento, l’attuazione del piano era stata l’Avvocatura regionale. “In ogni caso, l’erogazione dei finanziamenti resta connessa alla necessaria verifica dell’effettivo stato di attuazione del piano” si legge nel parere. L’eventuale modifica del piano dovrebbe poi, secondo l’avvocatura regionale, passare nuovamente per il Consiglio regionale. Non solo.
“In caso di verificata mancata attuazione e/o inadeguatezza del piano e di una sua rimodulazione, si ritiene che lo stesso debba essere trasmesso alla Corte dei Conti e debba in ogni caso prevedere il raggiungimento dell’equilibrio economico finanziario nell’arco dei tre anni originariamente previsti” scrive ancora nel parere il dirigente, l’avvocato Riccardo Jans. Ovvero dicembre 2019.
Parole non troppo diverse da quelle formulate il 10 settembre 2018 dall’Avvocato Mauro Renna, professore ordinario di diritto amministrativo alla facoltà di giurisprudenza dell’Università Cattolica di Milano. Il parere pro-veritate era stato richiesto dall’Amministratore unico della casa da gioco, per valutare se le disposizioni statali, il testo unico sulle società a partecipazione pubblica, impedissero alla Regione di dare completa attuazione agli interventi di sostegno finanziario.
La risposta è un sostanziale no. “Dal complessivo esame …è emerso che non v’è motivo di dubitare in ordine alla possibilità di dare completa attuazione alle azioni di soccorso finanziario previste dal piano di ristrutturazione approvato con delibera del consiglio regionale”. E appena dopo il professore ricorda come devono comunque ricorrere le condizioni previste dalla legge e ancora il “sostanziale rispetto delle previsioni del piano di ristrutturazione aziendale”.
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