23 Novembre 2024 - 09:46

Casinò de la Vallée. L’ex Au Frigerio condannato a 4 anni per falso in bilancio e truffa

E’ di 94 pagine la sentenza, pubblicata giovedì 23 maggio, che condanna Luca Frigerio, ex amministratore unico della “Casino de la Vallée”, per i reati di falso in bilancio e

24 Maggio 2019

E’ di 94 pagine la sentenza, pubblicata giovedì 23 maggio, che condanna Luca Frigerio, ex amministratore unico della “Casino de la Vallée”, per i reati di falso in bilancio e truffa ai danno dello Stato, ad una pena di quattro anni di reclusione ed al risarcimento di 120 milioni di euro di danni in favore della Regione autonoma Valle d’Aosta, che si è costituita parte civile nel processo con rito abbreviato, che si era concluso lo scorso 27 marzo e sul quale la difesa dell’imputato ha già annunciato il ricorso in Appello, così come il Pubblico ministero Eugenia Menichetti sull’assoluzione, per le medesime accuse, dell’attuale assessore regionale alla sanità Mauro Baccega, dell’ex presidente della Regione Augusto Rollandin e dell’ex assessore regionale alle finanze Ego Perron, oltre che del successore di Frigerio, Lorenzo Sommo e dei commercialisti Fabrizio Brunello, Jean-Paul Zanini e Laura Filetti.
Il presidente del Tribunale di Aosta, Eugenio Gramola, che ha seguito il processo insieme ai colleghi Marco Tornatore e Maurizio D’Abrusco, nelle motivazioni finali, evidenza che «va dunque pronunziata condanna per i falsi in bilancio relativi agli anni 2013 e 2014 e per tutte le contestate ipotesi di truffa. I reati sono manifestamente unificati in quanto “ictu oculi” commessi al fine di alterare la verità sulla situazione economica del Casinò e giustificare quindi l’erogazione di finanziamenti che consentivano la sopravvivenza di un’attività che, diversamente, sarebbe stata sottoposta a procedura fallimentare».
I finanziamenti in questione sono un primo mutuo di cinquanta milioni di euro approvato dalla Giunta regionale ed emesso, nel luglio 2012, dalla finanziaria regionale “Finaosta”, con un interesse del sei per cento e poi abbassato, nel 2014, al 3,28 per cento ed ancora, nel 2015, rideterminato all’uno per cento; un secondo mutuo di dieci milioni di euro, sempre approvato dall’Esecutivo regionale ed emesso, nel settembre 2013, dalla “Finaosta” anche questo con il tasso d’interesse calante negli anni, e l’aumento di capitale di sessanta milioni di euro disposto dal Consiglio regionale nell’ottobre 2014, per il quale i consiglieri regionali che l’hanno votato sono stati condannati dalla Corte dei conti, con il sequestro dei loro beni personali.
Gramola, nelle motivazioni finali, sottolinea che «sussiste l’aggravante atteso che un danno di 120 milioni di euro certamente è di rilevante gravità» e che Frigerio «non merita, in alcun modo, le attenuanti generiche, principalmente per la reiterazione nel tempo delle condotte, che si appalesano sempre più sfrontate mano a mano che le perdite del Casinò si aggravavano; il carattere particolarmente insidioso delle stesse, tanto che la stessa società di revisione contabile non era riuscita a formulare una valutazione degli elementi portati a giustificazione di una previsione di ritorno agli utili della società; la gravità del danno prodotto, che ha comportato che 120 milioni di euro di danaro pubblico sono stati sottratti a finalità ben prioritarie (quali sanità, trasporti, eccetera) rispetto al ritardare lo stato di insolvenza di una casa da gioco; le conseguenze del reato, che non hanno nemmeno portato al risanamento, pur senza restituzione delle somme erogate, del Casino di Saint-Vincent che, viceversa, è oggi sottoposto a procedura concorsuale; l’assenza di qualsiasi forma di pentimento o resipiscenza».

La pena di quattro anni di reclusione viene stimata come «equa» e «peraltro non appare certo gravatoria, ed è anzi benevola rispetto a quanto commesso», continua Eugenio Gramola.

Un risarcimento di 120 milioni alla Regione ed anche la parcella dell’avvocato. Le pene accessorie prevedono «”ex lege” (in esecuzione diretta, n.d.r.) la confisca a carico dell’imputato di beni mobili o immobili di cui l’imputato è titolare fino alla concorrenza del valore di 120 milioni di euro» con la «condanna al risarcimento dei danni patiti dalla parte civile costituita, liquidati in 120 milioni di euro complessivi, oltre al pagamento delle spese processuali» e 3.870 euro per il compenso professionale dell’avvocato della Regione.
«Va precisato, per la miglior chiarezza, che la sanzione – conclude Gramola – avendo natura non risarcitoria, bensì “latu sensu” (in senso largo, con l’accezione più ampia, n.d.r.) sanzionatoria, quale di misura di sicurezza che, nella sostanza, prescinde dalla pericolosità sociale, che v’è presunta, si assomma al risarcimento del danno, che va corrisposto alla parte civile e non allo Stato, come invece quanto alle cose confiscate per equivalente».

 

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