Con il senno di poi… Si potrebbe commentare. Sta di fatto che da quando la casa da gioco è fallita e il Comune di Campione d’Italia è entrato in dissesto
Con il senno di poi… Si potrebbe commentare.
Sta di fatto che da quando la casa da gioco è fallita e il Comune di Campione d’Italia è entrato in dissesto tutti, senza troppi misteri, in paese hanno parlato di sprechi, di mala gestione, di un carrozzone di assunzioni troppo generose che ha portato la ricca enclave sull’orlo del baratro.
Si torna a parlare addirittura dei costi troppo onerosi della costruzione della stessa struttura che nel 2007, dagli iniziali 70 milioni ipotizzati, si era saliti a una spesa di 170 milioni di euro.
Una delle spese che di certo ha più pesato su Campione è la nuova struttura inaugurata il 9 maggio del 2007 firmata da Mario Botta. Fonti interne al municipio tratteggiano l’esatta cronistoria dei costi per erigere il grande blocco affacciato sul lago approvato il 26 agosto del 1997 e finanziato con l’indizione della gara il 31 dicembre dello stesso anno.
All’avvio dell’appalto il Casinò doveva costare esattamente 82 milioni e 510mila franchi svizzeri, quindi poco più di 70 milioni di euro, correva il marzo del 1999. Il mutuo, è arrivato a 193 milioni di franchi, in euro 170 milioni.
«Confermo – commenta l’ex sindaca Marita Piccaluga – due accordi da 17 milioni di euro complessivi sono stati firmati per velocizzare i cantieri, i ritardi sono rimasti e nemmeno hanno pagato le penali. Le modifiche in corso d’opera hanno portato i costi alle stelle, a noi è toccato ridurre il debito».
«Le fonti ufficiali del Comune oggi sono sempre meno attendibili – ribatte il vice sindaco Alfio Balsamo – abbiamo un mutuo da coprire per altri sei, sette anni, è vero, ma non si punti il dito contro questa amministrazione, l’ex sindaca poteva dichiarare prima il dissesto ed evitare di abbassare la tassa sui rifiuti poco prima delle elezioni nel tentativo di candidarsi. Qui tutto è sempre stato autorizzato, perfino finanziato, dal Ministero dell’Interno, dalla Regione, dalle province, con il regime di deroga sul gioco d’azzardo tutti potevano controllare».
PressGiochi
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