11 Gennaio 2025 - 18:53

Camera: respinte le questioni pregiudiziali di Pd e Forza Italia contro il Decreto Dignità

Con 296 voti contrari e 200 favorevoli, nella giornata di ieri la Camera dei Deputati ha respinto le questioni pregiudiziali poste al Decreto Dignità dal Partito Democratico e da Forza

26 Luglio 2018

Con 296 voti contrari e 200 favorevoli, nella giornata di ieri la Camera dei Deputati ha respinto le questioni pregiudiziali poste al Decreto Dignità dal Partito Democratico e da Forza Italia con le quali si chiedeva di non procedere all’esame del disegno di legge.

 

 

Come spiegato dal Pd nella questione pregiudiziale proposta a firma Serracchiani “le misure in materia fiscale presentano evidenti profili di inadeguatezza e, in particolare, l’articolo 9 in materia di contrasto alla ludopatia e divieto di pubblicità di giochi, che stabilisce il divieto di qualsiasi forma di pubblicità relativa a giochi o scommesse con vincite di denaro, comunque effettuata e su qualunque mezzo, comprese le manifestazioni sportive, culturali o artistiche, le trasmissioni televisive o radiofoniche, la stampa quotidiana e periodica, le pubblicazioni in genere, le affissioni e la rete internet, che si applica anche alle sponsorizzazioni e a tutte le forme di comunicazione di contenuto promozionale non annoverabili fra i consueti messaggi di pubblicità tabellare e comprende le citazioni visive e acustiche e la sovraimpressione del nome, marchio, simboli, attività o prodotti del soggetto che promuove il gioco d’azzardo o la scommessa;
la concreta efficacia delle norme proposte- si legge – rischia di essere     vanificata dall’assenza, evidenziata dalla stessa relazione illustrativa, di una disciplina sovranazionale della materia, così pregiudicando la possibilità di applicare il medesimo divieto in caso di manifestazioni estere trasmesse in Italia e, al contempo, l’applicazione in solo ambito nazionale del divieto di pubblicità e sponsorizzazione dei giochi rischia di penalizzare in termini di concorrenza gli operatori nazionali;
secondo la relazione tecnica del provvedimento gli investimenti     pubblicitari e di sponsorizzazione nel settore dei giochi si aggirano complessivamente intorno a 150-200 milioni di euro l’anno; tuttavia nelle stime non si tengono nella dovuta considerazione gli effetti fiscali in termini di minor fatturato prodotto e le potenziali ricadute in termini occupazionali;
sempre secondo la relazione tecnica, per il gioco online «la pubblicità e la sponsorizzazione rappresentano l’unico modo per farsi conoscere dai giocatori e per distinguersi dagli operatori illegali» è presumibile quindi che l’applicazione di tali norme possa invece determinare come unico effetto lo spostamento verso il gioco illegale;
una misura volta a garantire migliori livelli di sicurezza per la tutela della salute, dell’ordine pubblico e della pubblica fede dei giocatori e di prevenire il rischio di accesso dei minori di età è stata introdotta nella precedente legislatura attraverso l’intesa raggiunta il 7 settembre 2017 all’unanimità in Conferenza Stato Regioni e Enti Locali sul riordino del gioco pubblico tra i presidenti delle Regioni e delle Province autonome e il Governo. Tale intesa qualora fosse recepita dal decreto ministeriale consentirebbe la riduzione delle macchine da gioco con la sostituzione dell’infrastruttura con nuovi modelli collegati al sistema da remoto per un maggior controllo sul gioco”.

 

Come si legge invece nella questione pregiudiziale presentata da Mariastella Gelmini di Forza Italia: “il contenuto del decreto-legge si presenti come disorganico ed eterogeneo, caratterizzandosi altresì per l’assenza dei presupposti di necessità ed urgenza chiaramente sanciti dall’articolo 77 della Costituzione, ponendosi pertanto in contrasto con le regole giuridiche, anche di rango costituzionale, che presiedono alla redazione dei provvedimenti d’urgenza.

 

Per quanto riguarda più in generale la copertura finanziaria del provvedimento, si rileva una contraddizione alquanto evidente. Mentre il gioco d’azzardo viene «demonizzato», e l’impegno nel contrasto alla ludopatia trova grande spazio nel testo, sullo stesso gioco si continua a contare per fare cassa. Dall’aumento del Preu, il prelievo erariale unico su slot machine e videolotterie, si creerebbe infatti un maggior gettito di oltre 200 milioni di euro l’anno. Nello specifico 195,5 per il 2019 e 234 per il 2020, come specificato dalla relazione tecnica, che spiega come le maggiori entrate in questione coprirebbero gli oneri derivanti dall’introduzione del divieto di pubblicità. Nel testo si evince infatti come dallo stop alla pubblicità dei giochi ci sarebbe dal 2019 una perdita di gettito di 200 milioni”.

 

PressGiochi