19 Settembre 2024 - 03:00

Camera. Sottosegr. De Caro: “Illegalità dell’online ancora molto diffusa”

E’ stata appena discussa alla Camera l’interpellanza  presentata lo scorso 9 gennaio dagli onorevoli dell’Udc Binetti, Pisicchio, Buttiglione, Cera e De Mita che chiedevano al ministro dell’economia e delle finanze di sapere come “il

13 Gennaio 2017

E’ stata appena discussa alla Camera l’interpellanza  presentata lo scorso 9 gennaio dagli onorevoli dell’Udc Binetti, Pisicchio, Buttiglione, Cera e De Mita che chiedevano al ministro dell’economia e delle finanze di sapere come “il Governo intenda intervenire per evitare un’ulteriore diffusione del gioco d’azzardo, identificando misure molto concrete, da applicare in tempi brevi e da monitorare in modo molto rigoroso, a cominciare dalla proibizione per le aziende di regalare denaro a chi inizia a giocare, e dicendo un « no » netto e chiaro alla pubblicità, compresa quella legati ad eventi sportivi”.

 

“Quando si parla di gioco – ha dichiarato l’onorevole Binetti presentando l’interpellanza – la responsabilità dello Stato non è diretta, è direttissima perchè lo Stato è monopolista di questo settore. Ma ci sono sempre gli interessi dei concessionari in gioco e lo Stato non è stato in grado di legiferare in materia. Il gioco d’azzardo patologico, però, è uno dei problemi dominanti del Paese e  ci troviamo davanti a situazioni in cui è inconcepibile il silenzio del Governo. E’ inconcepibile pensare ai soldi che si investono in pubblicità di gioco.

Ad esempio sul mio computer, sul server della Camera, quindi paraistituzionali vengono accreditati 10 euro 20 euro dal gioco. e lo stato che fa? Premia l’ambetto. Lo stato rispetta tutto questo sistema di paradossi”. “Lo Stato – ha tenuto a ribadire l’onorevole Binetti – non è in grado di legiferare su questo tema”. “E’ paradossale che ciò che tutela i cittadini lo lasciamo nel cassetto, che ciò è un diritto viene messo nel cassetto”

 

 

A rispondere all’interpellanza presentata dall’on Binetti è stato il Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti Umberto Del Grasso De Caro ha dichiarato :

“Con il documento in esame, gli onorevoli interpellanti lamentano che nel corso dell’ultimo anno le spese sostenute dagli italiani in giochi ricompresi sotto la usuale dizione di «gioco d’azzardo» sono cresciute, a fronte di una raccolta complessiva dell’industria del gioco pari a 95 miliardi di euro. Pertanto, gli onorevoli interpellanti chiedono al Ministro dell’economia e delle finanze come intenda intervenire il Governo per evitare un’ulteriore diffusione del gioco d’azzardo, identificando misure molto concrete da applicare in tempi brevi e da monitorare in modo molto rigoroso, a cominciare dalla proibizione per le aziende di regalare danaro a chi inizia a giocare, e dicendo un «no» netto e chiaro alla pubblicità, compresa quella legata agli eventi sportivi.

 

 

Al riguardo l’Agenzia delle dogane e dei monopoli fornisce i seguenti elementi. Relativamente alla spesa, i dati hanno fatto registrare per il 2016 un incremento di circa 2 miliardi di euro in valore assoluto, per un totale complessivo che arriva a circa 19 miliardi di euro rispetto al 2015, che ne registrò 17. Tale aumento è largamente spiegato dall’incremento della pressione fiscale specifica sull’attività di gioco. Il gettito è infatti cresciuto di circa 2,15 miliardi di euro, sino a 10,5 miliardi di euro complessivi, registrando dunque un incremento del 25,4 per cento rispetto al 2015, mentre quanto ricavato dalla filiera commerciale è rimasto sostanzialmente invariato rispetto allo scorso anno, intorno agli 8,5 miliardi di euro. L’introito destinato allo Stato sotto forma di prelievo tributario e non tributario rappresenta ormai il 55 per cento della spesa. La raccolta complessiva del settore si è attestata nel 2016 a 96 miliardi di euro, in aumento di circa il 9 per cento rispetto all’anno precedente. Si tratta tuttavia di un dato puramente tecnico, che come correttamente evidenziato nelle premesse dell’interpellanza, definisce il volume di danaro giocato, cioè le puntate, e non deve essere confuso con la spesa, cioè con il costo che le famiglie nel loro complesso sostengono dato dalla differenza tra la raccolta e le vincite, il cosiddetto payout.

Deve altresì osservarsi che, negli ultimi 20 anni, l’offerta di gioco si è notevolmente trasformata, con l’avvento di giochi già presenti sul circuito illegale e quindi praticati anche in Italia. Si pensi ai videopoker, che sono i progenitori delle attuali slot, al gioco a distanza e così via, ad alto payout. In particolare, l’elevato payout consente, per alcune categorie di gioco – segnatamente per le slot, le lotterie istantanee e molti altri giochi on line, a parità di budget stanziato dal giocatore, quindi la perdita programmata tollerabile – di sviluppare una notevole quantità di gioco attraverso il reingaggio successivo delle somme vinte. Tali somme reimpiegate, il cosiddetto rigioco, alimentano la raccolta ma non la spesa. Per quanto concerne le misure volte ad evitare un’ulteriore diffusione del gioco d’azzardo, si osserva che l’articolo 1, comma 943, della legge 28 dicembre 2015 n. 208 (appunto la legge di stabilità per il 2016), prevede la riduzione di almeno il 30 per cento del numero di apparecchi da divertimento e intrattenimento presenti in pubblici esercizi e nelle sale specializzate, che sono le sale VLT, scommesse e Bingo, da realizzarsi nel triennio 2017-2019 mediante emanazione di un apposito decreto ministeriale.

Rispetto al numero di apparecchi attivi alla data del 31 luglio 2015 (tale è la data fissata al riferimento dalla legge di stabilità per il 2016), circa 378.000, la predetta riduzione comporterà una diminuzione di 133.000 slot sul territorio nazionale. Per quanto riguarda la richiesta circa il divieto netto e chiaro alla pubblicità, compresa quella legata ad eventi sportivi, si segnala che l’articolo 1, commi da 937 a 940, della citata legge di stabilità per il 2016, la n. 208 del 2015, già prevede un parziale divieto di pubblicità, esclusivamente per il settore del gioco. In particolare, il citato comma 937 recepisce i principi contenuti nella raccomandazione sul gioco d’azzardo on line della Commissione europea, estendendoli al gioco fisico ed affermando espressamente che la propaganda pubblicitaria audiovisiva di marchio prodotti di gioco con vincite in danaro è effettuata tenendo conto dei principi previsti dalla raccomandazione 2014/478/UE della Commissione del 14 luglio 2014.

Il successivo comma 938 prevede, in ogni caso, il divieto di pubblicità che incoraggi il gioco eccessivo e incontrollato, che neghi che il gioco possa comportare dei rischi, che ometta di rendere esplicite le modalità e le condizioni per la fruizione di incentivi o di bonus, che presenti o suggerisca che il gioco sia un modo per risolvere problemi finanziari o personale ovvero che costituisca una fonte di guadagno di sostentamento alternativa al lavoro piuttosto che una semplice forma di intrattenimento e di divertimento, che induca a ritenere che l’esperienza, la competenza o l’abilità del giocatore permetta di ridurre od eliminare l’incertezza della vincita o consenta di vincere sistematicamente, che si rivolga o faccia riferimento anche indiretto ai minori e rappresenti questi ultimi, ovvero soggetti che appaiono evidentemente tali intenti al gioco, che utilizzi segni, disegni, personaggi e persone direttamente e primariamente legate ai minori che possono generare un diretto interesse su di loro, che induca a ritenere che il gioco contribuisca ad accrescere la propria autostima, considerazione sociale e successo interpersonale, che rappresenti l’astensione dal gioco come un valore negativo, che induca a confondere la facilità del gioco con la facilità della vincita, che contenga dichiarazioni infondate sulla possibilità di vincita o sul rendimento che i giocatori possono aspettarsi di ottenere dal gioco, che faccia riferimento a servizi di credito al consumo immediatamente utilizzabili ai fini del gioco.

Questi punti, elencati dal comma 938, riproducono sostanzialmente i principi contenuti nella citata raccomandazione del 2014, applicabili solo in Italia anche al canale fisico di raccolta. Inoltre, il comma 938 dispone il divieto di pubblicità di giochi con vincita in danaro, nella fascia oraria che va dalle ore 7 alle ore 22 di ciascun giorno, nelle trasmissioni radiofoniche e televisive generaliste. Infine, relativamente alla prassi delle aziende private concessionarie di regalare danaro a chi inizia a giocare, il cosiddetto bonus, tipica del solo gioco on line, occorre precisare che il fenomeno è tanto più incontrollabile quanto maggiori sono i siti illegali presenti sul mercato. Nonostante il notevole impegno profuso dall’Agenzia e dalla Guardia di finanza nell’attività di contrasto ai siti illegali (finora sono stati oscurati oltre 6.000 siti illegali), e conseguentemente anche alla possibilità di offrire bonus incontrollati e privi di qualsiasi tutela o regola, contrariamente a quanto avviene invece nel comparto legale (ad esempio, i tetti massimi di puntata, la possibilità di autolimitarsi, la tracciatura dei flussi finanziari), il fenomeno del gioco illegale è ancora molto diffuso, nello specifico quello esercitato da soggetti situati in Paesi esteri, che offrono via web privi della concessione statale.

Ciò nondimeno, tuttavia, l’Agenzia delle dogane e dei monopoli condivide l’opportunità di introdurre misure volte a limitare la possibilità di offrire i menzionati bonus da parte dei concessionari dello Stato. In ordine alle prospettive del comparto per l’anno 2017 e seguenti, alcuni elementi inducono a ritenere probabile una contrazione, ad oggi non quantificabile, del gettito.

In primo luogo, molte delibere degli enti locali, assunte a seguito delle leggi regionali che hanno inteso disciplinare il gioco pubblico legale includono misure che comporteranno un forte ridimensionamento dell’offerta legale di gioco e, in alcuni casi, un effetto sostanzialmente espulsivo del gioco pubblico, in particolare per quanto attiene ai comparti degli apparecchi e delle scommesse. Per esempio, il comune di Genova ha previsto che, a partire dal 2 maggio 2017, le sale e i punti di gioco debbano richiedere il rinnovo delle autorizzazioni e delle licenze attualmente vigenti in base ai criteri fissati dal regolamento comunale. Ciò significa che questo tipo di attività potrà essere svolto a non meno di 300 metri da determinati e numerosi luoghi sensibili (come scuole, ospedali, cimiteri, stabilimenti balneari, istituti di cura, bancomat, compravendita di oro eccetera), comportando di fatto l’espulsione del gioco legale dalla città. I comuni di Napoli e di Firenze hanno introdotto forti limitazioni orarie all’apertura dei punti di vendita del gioco e tali limitazioni porteranno, con ogni probabilità, molti di essi alla chiusura. Molti comuni della Lombardia hanno assunto iniziative analoghe, come ad esempio i comuni di Milano e di Bergamo, che applica le misure restrittive a tutti i giochi, esclusi il Bingo e il Lotto, ma non il 10eLotto e il Superenalotto.

Infine, occorre ricordare che, seppure ad oggi ancora non è stata formalizzata l’intesa prevista dal comma 936 della legge di stabilità 2016, tuttavia il Governo si sta adoperando affinché il previsto accordo con gli enti locali, in sede di Conferenza unificata, trovi la più ampia condivisione tra le parti interessate. Tale accordo sarà volto ad un maggiore ed uniforme controllo della diffusione del gioco d’azzardo e alla realizzazione di ulteriori misure finalizzate ad arginare tale fenomeno”.

Nonostante ciò “Non sono soddisfatta della risposta fornita dal sottosegretario – ha dichiarato l’on. Binetti – e credo che la ragione nasce dalla reiterazione di quelle, che per chi è interessato a portare alla luce il problema, sono tutte cose già sentite, già banalmente dette ma mai realizzate”.

Il problema è: il Parlamento fa le leggi, il Governo in qualche modo le fa rispettare. Che sia un’affermazione di principio a cui non seguono le azioni concrete e precise che la fanno rispettare è un fallimento dell’azione di Governo.

Lei citava il 2014 – tante grazie ! –, peccato che di quella cosa che è accaduta nel 2014 non c’è stata applicazione. Noi lo ripetiamo oggi, nel 2017, ma perché vi è stato il fallimento di ciò che si è affermato nel 2014. Nella finanziaria dell’anno scorso, fatta nel 2015 e che faceva riferimento al 2016, si prevedeva che avremmo dovuto avere la riduzione del 30 per cento delle slot. Non c’è stata la riduzione delle slot; non c’è stata affatto.

Lei dice che l’aumento è legato all’aumento del payout, cioè all’aumento di quello che noi possiamo chiamare, in qualche modo, il riciclo del gioco. Diciamo subito che in questa industria l’Italia è al primo posto: siamo al primo posto per competenze tecnologiche, nel costruire queste macchine, ma siamo anche al primo posto in quell’elaborazione delle scienze cognitive che permettono di capire cosa devo fare io per mantenere il giocatore attaccato al gioco.

La tecnica maggiore per mantenere il giocatore attaccato è la microvincita, che, ogni tanto, interrompe il ciclo delle perdite e che serve a rilanciare la motivazione. È per questo che c’è questo riciclo costante del gioco, perché ogni tanto c’è una vincita. Quella vincita fa dire: «Adesso mi gioco questa cosa; probabilmente mi rifaccio di quello che avevo giocato e forse porto a casa anche qualcosa». Peccato che poi non c’è mai la capacità di fermarsi, se non quando hai esaurito le tue risorse.

Rispetto al fatto di impedire la pubblicità sulla televisione generalista, io ho presentato molte interrogazioni, ho fotografato le pubblicità del mio televisore e le ho allegate. Questa pubblicità c’è e c’è esattamente nelle ore previste. Poi forse non c’è sulla RAI, ma c’è sugli altri canali; tant’è vero che qualcuno ha considerato che questo fosse stato un regalo ad altri tipi di televisioni. C’è una pubblicità enorme.

Lo spettatore non si chiede tanto se chi sta trasmettendo è la RAI o se è Mediaset o Sky, sente soltanto che dalla macchina, dal televisore, viene la suggestione al gioco. Il gioco del Lotto, che emblematicamente è il gioco più direttamente gestito dallo Stato, ha il «Si Vince Tutto»; l’ambetto lo ha inventato lui, mica lo abbiamo inventato noi.

Sottosegretario, quelle che si fanno sono tante belle affermazioni, a cui non seguono le azioni. Che non seguono le azioni ce lo dicono i numeri. Non ci sarebbero stati questi incrementi, se non ci fossero state azioni positive, non deterrenti. È inutile riempirsi la bocca di un elenco di buone cose («bisogna dire ai giovani che non si risolvono i problemi della loro vita giocando», «bisogna dire che il gioco crea dipendenza»).

Queste sono affermazioni importanti se si inseriscono in un quadro normativo esigente, severo, che realmente riduca il gioco. Quell’elenco che lei ha fatto delle città cosiddette «virtuose» intanto ci dice semplicemente che, qualche volta, i sindaci sono più capaci del Governo di prendere posizione. Questa è la prima affermazione: loro, certe leggi riduttive le hanno fatte. Ma qual è la conseguenza di questo, se non si inquadra in una cornice nazionale ? Che quelle macchinette, che io ho spostato dai luoghi sensibili del centro, le ho spostate verso la periferia. Non so se vi è capitato di fare una passeggiata – non è luogo di passeggio – sulla via Tiburtina a Roma. Quella è la Las Vegas romana. La riduzione delle ore con un bilanciamento degli orari permette di garantire h24. Lei crea poi delle zone in cui si annida il gioco, si annida l’usura, si annidano le polidipendenze.

Il Governo non sta assumendo questo problema con la dovuta serietà. Lunedì avremo, qui in Aula, un intervento che riguarderà quella parte che analizza il gioco nella frontiera della criminalità, quindi tutte le interfacce del gioco, con tutto quello che riguarda fronti molto più drammatici. Ma sappiamo anche che il gioco cosiddetto legale è un modo di riciclare il gioco illegale.

Non c’è mai una serietà concreta su questo argomento. Non c’è una tutela del cittadino, attraverso quello che il più importante dei canali, che non è il proibizionismo, ma è la formazione; non c’è. Non c’è una tutela degli spazi. Non c’è una tutela della città come realtà composita nella quale tutti viviamo. Invece, ci vengono dette cose che non si fanno, ma questo è scritto nella sua relazione, signor sottosegretario. Infatti, lei dice nella finanziaria 2017 quello che si era detto nella finanziaria del 2016, rimanda alla finanziaria 2015, rimanda alla finanziaria 2014, per citare le finanziarie approvate da questo Governo e non andare oltre. Fa annunci: parole, ma non fatti.

Il Governo sembra in scacco matto su questo gioco. Non c’è la volontà di rompere con gli schemi, con le complicità, con i conflitti di interessi, probabilmente perché il principale conflitto di interessi è il proprio. Quell’incremento del gettito fiscale fino a 10 miliardi e mezzo è esattamente – si ricorda Gollum nel film «Il signore degli anelli» – «il mio tesoro». Se lo ricorda quell’orribile personaggio che ritrova l’anello ? Il mio tesoro.

Ecco, sembra che faccia un po’ così: quello è il mio tesoro e, quindi, non lo tocco, non legifero e gli altri che vadano pure e noi non riusciamo: 26 giugno 2014, peccato che lei non l’abbia citata questa data, giorno in cui è stato approvato in Commissione un progetto di legge, che, tuttavia, non è mai giunto qua, perché avrebbe contrastato interessi molto forti. Quindi – concludo – è il buonismo delle sue parole, che peraltro apprezzo, molto pacato, molto disteso, ma privo di fatti, che rende impossibile essere soddisfatti” ha dichiarato in conclusione l’onorevole Binetti.

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