“Tutte le amministrazioni regionali intervengono a limitare il gioco attraverso gli apparecchi da gioco. In questa materia non ci impressiona che un Tar abbia dato ragione ad una pubblica amministrazione.
“Tutte le amministrazioni regionali intervengono a limitare il gioco attraverso gli apparecchi da gioco. In questa materia non ci impressiona che un Tar abbia dato ragione ad una pubblica amministrazione. Ho dedicato la mia formazione ad assistere questa realtà imprenditoriale e questo mi ha portato ad approfondire un settore con implicazioni sociali importanti. Il problema si chiama Italia. Abbiamo una ipocrisia di fondo da cui non si esce. Non riusciamo a mettere il raziocinio alla base di norme importantissime per i cittadini. Difendiamo le imprese che operano in un settore statale. Questa forma di ipocrisia sul gioco parte addirittura dagli operatori di gioco, non riguarda tutti ma molto spesso. Neghiamo che il problema esiste. Il problema c’è, non vendiamo latte per neonati ma abbiamo tra le mani un prodotto particolare”.
Lo ha dichiarato l’avvocato Generoso Bloise in occasione del Convegno Gambling e Enti locali organizzato dalla nostra testata ad Enada Roma.
“L’ipocrisia riguarda prevalentemente il Governo. Il decreto dignità si dava tempo sei mesi per intervenire. Il problema trova fondamento a monte. Riguarda la riserva di gioco dello stato. Lo stato deve fare lo stato e prendersi la responsabilità di normare quello che è suo. In alternativa lasci il campo libero agli enti locali di intervenire sulla questione.
Qui oggi abbiamo delle regioni che hanno portato avanti degli interventi, alcune però hanno fatto degli interventi fantastici, con errori importanti. In Calabria succede una cosa folle, la disciplina sul gioco viene addirittura inserita nell’anti ‘ndrangheta. Oltre a mettere le distanze e limiti orari ha anche fatto deleghe assurde ai comuni ma con fasce orarie di competenza solo delle regioni e non dei comuni. Credo tuttavia che non possano intervenire troppi enti su questa questione.
Il Veneto invece come buona pratica interviene per andare incontro alle necessità di normare ragionevolmente la situazione. Spesso – conclude – manca la capacità di capire che stiamo parlando di salute”.