“In Italia, il settore del gioco è tormentato sotto tanti profili, da anni seguo aziende che hanno problemi soprattutto in campo fiscale. Molti di essi nascono dal carattere ancora “giovane”
“In Italia, il settore del gioco è tormentato sotto tanti profili, da anni seguo aziende che hanno problemi soprattutto in campo fiscale. Molti di essi nascono dal carattere ancora “giovane” del settore che non ha portato a risolvere una serie di problematiche, questo succede anche nel settore dei rapporti con gli istituti di credito. Nel mercato finanziario, dove da una parte lo Stato mette in risalto il gioco lecito e dall’altra parte pone delle restrizioni, c’è particolare attenzione verso il tema dell’antiriciclaggio ed evidentemente ci sono politiche istituite dalle banche e dagli istituti di credito dove c’è una preferenza sui settori con cui lavorare e non. Abbastanza spesso il settore del gioco viene indicato tra i settori poco graditi, più che un carattere formale questo è un problema di percezione, poiché si fa di tutta l’erba un fascio, considerando il settore del gioco poco trasparente, non sapendo invece quali misure di controllo vigono sul settore e permettono di mantenere standard molti elevati”.
Lo dichiara a PressGiochi l’Avv. Alessandro Dagnino, docente di diritto tributario all’università degli studi dell’Aquila.
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“Io credo – prosegue il legale – che in questo campo siamo in presenza di un settore in cui vige la discrezionalità degli istituti di credito. Certamente ci sono delle regole di trasparenza nel settore bancario ma non di imparzialità, poiché la banca è un operatore privato e può scegliere con chi operare così come magari uno studio professionale può ritenere di non accettare un incarico da un cliente se non ci sono i presupposti, questo fa parte dell’autonomia imprenditoriale del settore bancario.
Non c’è possibilità di intraprendere azioni giudiziarie verso il settore bancario a meno che non si voglia provare ad ipotizzare un’intesa restrittiva della concorrenza.
Ritengo che il primo approccio sia quello di certificare le aziende operanti nel settore del gioco relativamente alla compliance delle numerose e pregnanti normative introdotte per garantire l’osservanza degli obblighi in relazione al riciclaggio. Il tema non è nuovo, già dal 2013 l’unità d’informazione della Banca d’Italia ha fornito le linee d’indirizzo di carattere normativo per indicare il fattore di rischio del settore del gioco.
La domanda è: come garantire che le aziende seguano queste linee guida?
Anche in questo campo ci sono stati degli interventi normativi, come quello del 2019 da parte dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e ancor prima nel 2017 con il Decreto legislativo n.90 che detta delle disposizioni specifiche che devono osservare gli operatori di gioco.
Il problema che rimane agli occhi dell’operatore finanziario è la compliance, quindi quello che manca è una sorta di bollino blu che garantisca che gli operatori di gioco rispettino le disposizioni. La soluzione quindi è un’introduzione di modelli certificativi che possano permettere all’operatore di presentarsi alla banca e attestare che, pur essendo a rischio, ho osservato la normativa antiriciclaggio”.
PressGiochi